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Taipei, Sicilia e Taiwan a confronto con la mostra “IN BILICO fra due mondi vicini e distanti”

mimmo_palmizi

Inaugurata a Taipei la terza tappa dello scambio culturale tra Sicilia e Taiwan.

Con il doppio appuntamento di sabato 10 novembre e sabato 17 novembre 2018 sono state presentate al pubblico taiwanese le opere di artisti siciliani e taiwanesi che hanno partecipato al progetto ideato da Ni-ma.it”, di Nicola Marinello, coinvolgendo la galleria “Magazzini dell’Arte Contemporanea” di Trapani, di Antonio Sammartano e Darine Rajhi, e il “Group.G” di Taipei, di Yen-wen Fang, con il coordinamento artistico di Massimiliano Robino, e il coordinamento internazionale di Alessandro Martinelli, architetto e professore della “Chinese Culture University” di Taipei.

Dopo il successo della prima tappa trapanese ospitata nella torre di Ligny, dal 6 Luglio al 6 Agosto, il progetto è stato ospitato ad Ottobre, presso gli spazzi espositivi di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, in Lombardia. Entrambe le tappe italiane sono state sostenute dall’Ambasciatore di Taiwan in Italia e dal Capo divisione economica del governo di Taiwan.

L’evento, inserito in un progetto di scambio e confronto sulle arti visive e culinarie delle due civiltà con il contributo dell’Associazione Culturale “Assapurari,” ha puntato a far conoscere le tipicità d’eccellenza, la creatività artistica e la sapiente conservazione delle primizie che queste due terre hanno portato avanti nei millenni.

arcangelo_favata

Due isole che – come dice il testo introduttivo di Andrea Lombardo – «guardano i continenti con serenità. Non avvertono la differenza di dimensione: hanno montagne alte e innevate, vulcani attivi che illuminano la notte durante le colate laviche. Si lasciano sfiorare dai venti caldi e dalle sferzate estive, mentre il mare accarezza le spiagge come un’amante paziente. Non puoi finirci per caso devi scegliere di andarci.
Per arrivare bisogna staccarsi dalla terra ferma: solo così potrai giungere a toccare le sue sabbie e le sue rocce, sentire i suoi profumi, le sue voci, i suoi sapori. Nelle notti le luci dei fari segnalano i contorni, guidano da un capo all’altro. Puoi incontrare colline e rigogliose foreste, una lingua dolce e musicale o ascoltare le storie di pescatori e giovani turisti venuti per un giorno e rimasti per sempre.
Le isole rapiscono e accolgono. Non chiedono nulla, ma prendono tutto. Nulla di quel che accade rimane perduto. Tutto ritorna continuamente a ricomporsi, unirsi, rigenerarsi. Le isole amano nascondersi per farsi scoprire più grandi».

 

Le opere in mostra sono legate da un filo rosso nonostante siano state realizzate da artisti che non si sono mai incontrati. Le fotografie di Wu Cheng-Chang sul paesaggio industriale prospicienti il mare sono un canto d’amore per la sua terra. Il canto doloroso di un innamorato che vorrebbe maggior rispetto per l’ambiente, per quel mare forte e dai colori intensi che non è diverso dalle acque siciliane descritte da Antonio Sammartano nei suoi oli e che fanno un gioco di rimando con le montagne d’acqua di Liao Chun-Yu, montagne d’acqua alte come le montagne di Taiwan.

La sacralità dei luoghi descritti nelle foto di Yao Jui-Chung è descritta senza nascondere il fatto che quei luoghi che dovrebbero accogliere momenti di riflessione o di pace interiore possono essere raggiunti solo dopo avere superato un labirinto di strade e palazzi che bloccano il passo e la vista. La violazione dei luoghi sacri dialoga direttamente con le croci di Massimiliano Robino che racconta la sua visione di crocifissione, di colui che nelle quotidiane battaglie porta la sua croce per la sua famiglia o i suoi progetti di vita. Una sacralità che spesso è smarrita e sostituita con nuovi idoli, quelli denunciati da Chou Ching-Hu che nelle sue foto descrive l’eccessivo attaccamento al denaro, alla bellezza esteriore, ai vizi, a beni futili e passeggeri che divengono vere e proprie divinità.

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Le opere ottiche di Angelo Crazyone dialogano con quelle di Lee Chi-Hsiang portando il visitatore a fare attenzione a cosa si possa vedere da lontano e cosa da vicino, obbligando a scegliere a come guardare i problemi e cosa tralasciare. Questa attenzione alle prospettiva si ritrova nel linguaggio di Mimmo Palmizi e Maria Lezhnina che ritraggono i particolari delle maioliche o i nuovi messaggi della segnaletica stradale: l’attenzione dell’osservatore viene allontanata dal contesto generale per soffermarsi solo su alcune zone specifiche della pavimentazione.

Liu Hsing-Yu ci porta sul tema della trasformazione della società, di una società in cui cambiano i parametri: la donna conquista sempre più spazi nella società, nel mondo del lavoro d’ufficio e l’uomo è sempre più dedito ai lavori di casa: il punto è capire quanto il resto della società sia pronto ad accettare questi cambiamenti senza storcere il naso. Igor Scalisi Palminteri porta questo ragionamento alle estreme conseguenze: perfino una mucca vuole partecipare agli aperitivi e non essere più la cena servita nei piatti, allo stesso tempo l’uomo completamente trasfigurato viene venduto a tocchi come fosse lui la cena da servire.

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Un linguaggio forte che brucia la società come le bruciature di Arcangelo Favata che sente il bisogno di raccontare l’uomo e le sue paure utilizzando del legname pronto all’abbandono su cui segna il volto e il corpo dell’uomo. Un uomo che potrebbe vivere tutte le sue potenzialità, al servizio della comunità senza far decadere il potere a mero strumento personale come mostrano le opere di Andrea Lombardo che descrive la fragilità del potere pronto ad essere inghiottito nell’oscurità. Quest’uomo può ancora essere il cardine di un nuovo orizzonte come mostrano le opere di Jam Wu, che dalle pagine dei libri fa sorgere un uomo migliore in grado di riconoscere il valore della natura, quella natura attaccata di continuo e riempita di scarti. Luca Mannino trasforma questi scarti nella tridimensionalità di un pesce figlio di ciò che viene abbandonato nei mari, in quei mari che circondano queste isole e tutti i continenti. Un problema globale che trova le sue radici nello stesso luogo in cui si manifesta e che non deve far cadere nella tentazione di dare la colpa alla globalizzazione, quella globalizzazione denunciata da Takaihiko Suzuki.

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Artisti in mostra:
Antonio Sammartano, Angelo Crazyone, Arcangelo Favata, Andrea Lombardo, Igor Scalisi Palminteri, Luca Mannino, Mimmo Palmizi, Max Robino, 吳政璋 Wu Cheng-Chang, 廖俊裕 Liao Chun-Yu, 姚瑞中 Yao Jui-Chung, 周慶輝 Chou Ching-Hui, 劉劉星佑 Liu Hsing-Yu, Maria Lezhnina, 鈴⽊木貴彥 Takahiko Suzuki, 李吉祥 Lee Chi-Hsiang, 吳耿禎 Jam Wu

 

IN BILICO fra due mondi vicini e distanti
A cura di Massimiliano Robino, Alessandro Martinelli, 房彥文 Yen-Wen Fang.
In collaborazione con: studio Ni-ma.it, Assapurari, Magazzini Dell’Arte contemporanea di Trapani, Group.G di Taipei. Testo critico in catalogo di Andrea Lombardo

Date:
November 10th, 2018 – November 25th, 2018
h. 10.00 – 18.00

Locations:
1. Lobby of Huannan Commercial Bank, Xinyi district, Taipei (main venue)
2. Guju gallery, Datong district, Taipei (https://www.groupg.org/guju.html)
3. G. Gallery, Zhongshan district, Taipei (https://www.groupg.org/gallery.html)

Ufficio Stampa
cell: +39.371.1915879
email: inbilico@ni-ma.it
fb: https://www.facebook.com/GGallerytw/
web: https://www.groupg.org/inbalance.html

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