Le Trentasei vedute del Monte Fuji (1830-32) aprono il percorso espositivo di HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’Onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston, inaugurato a Bologna il 12 ottobre e visitabile fino al 3 marzo 2019. La serie, che consacrò Katsushika Hokusai (1760 – 1849) come uno tra i più grandi maestri dell’ukiyo-e, introduce il visitatore in un affascinante viaggio alla scoperta dei personaggi e dei luoghi del periodo Edo (1603 – 1868). In alcune silografie il monte Fuji si scorge appena, fa capolino dal mare o si fonde con l’orizzonte in lontananza; in altre è quasi in primo piano, maestoso e innevato; tutto intorno la vita scorre, così come deve essere, in un susseguirsi di circostanze, di avvenimenti e di incontri. Ci si imbatte nel pescatore, che con fatica cerca di domare le onde; si incontrano i viandanti che fanno ritorno alle loro dimore sul calar della sera; si oltrepassano ponti e si contempla il silenzio solenne dei templi. Tutto, nel mondo fluttuante, esiste in completa sintonia con l’universo.
Oltre l’Onda si snoda lungo alcune sale del Museo Civico Archeologico ed è suddivisa in sei sezioni, ad ognuna delle quali è assegnato un colore, che fa da sfondo alle silografie incorniciate. Si contano circa 250 opere totali, in una mostra che si identifica come naturale proseguimento degli eventi programmati a partire dal 2016 per la celebrazione del 150° anniversario delle relazioni bilaterali Italia – Giappone, realizzata da MondoMostre Skira e curata da Rossella Menegazzo e Sarah E. Thompson. Uno sguardo approfondito sulla produzione di Hokusai e Hiroshige, sulle loro composizioni semplici e dalle atmosfere pacate, divenute in breve tempo un vero e proprio modello da seguire per gli artisti giapponesi, tanto famose da ispirare e influenzare in un secondo tempo anche l’arte occidentale. Tra le opere esposte non potevano mancare la famosissima Grande Onda (1830 – 31) di Hokusai, divenuta icona dell’arte giapponese, e la celebre Ōhashi. Acquazzone ad Ataki (1857) di Utagawa Hiroshige (1797 – 1858), stampa alla quale Van Gogh si ispirò per la realizzazione del suo Ponte sotto la pioggia (1887).
All’interno del percorso è possibile scoprire l’intero processo di stampa, grazie ad un video realizzato dalla Adachi Foundation, che ne descrive minuziosamente i passaggi, gli utensìli e i materiali. L’arte dell’ukiyo – e, praticata fin dal XVII secolo, conobbe intorno agli anni trenta dell’Ottocento il suo apice ed era paragonabile ad un vero e proprio rituale: ore e ore di lavoro per creare la matrice lignea, intagliando e scavando le tavole affinché emergessero i contorni del disegno e le superfici da inchiostrare, seguite dalle diverse fasi di stampa. Un procedimento lento e complesso, che richiedeva una stretta collaborazione tra artisti, incisori e stampatori. Le silografie, che grazie alla loro riproducibilità rivoluzionarono la concezione di opera d’arte, erano diffusissime in Giappone e raggiunsero l’Occidente grazie all’apertura dei commerci verso l’esterno nel XIX secolo.
La semplicità delle composizioni e le loro campiture policrome affascinarono numerosi artisti occidentali: il Japonisme influenzò gli impressionisti francesi e, tra gli altri, soprattutto Van Gogh ne rimase stregato, esercitando su di lui un’influenza profonda, quasi viscerale, evidentissima nella sua produzione artistica.
La mostra, che mira ad evidenziare le differenze e le analogie che caratterizzarono la produzione dei due maestri, accompagna il visitatore in una passeggiata tra i luoghi e le tradizioni del Giappone, ponendo particolare attenzione ai soggetti rappresentati. Le più celebri stampe di Hokusai – i capolavori realizzati intorno agli anni Trenta – costituiscono una sorta di spartiacque tra la vecchia produzione ukiyo – e, incentrata sulla società e sui suoi costumi, e la nuova, che si focalizza sulla celebrazione della natura e sul suo rapporto con l’uomo. Inizialmente i personaggi che popolano le sue stampe sono gli attori del teatro Kabuki, le cortigiane e gli spiriti della tradizione, sostituiti in un secondo momento dalla forza inarrestabile della natura e dalla sua sacrale bellezza.
Hiroshige, vent’anni più giovane di Hokusai e da quest’ultimo ispirato, diverrà famoso per le sue illustrazioni a tema paesaggistico, in cui l’elemento principe è la condizione atmosferica. Le sue opere furono tra le più studiate dagli artisti occidentali e a lui si deve il merito dell’introduzione del formato verticale, che gradualmente sperimentò e decise di mantenere. Nelle sue silografie i paesaggi sono coperti di neve, bagnati da fitte piogge o illuminati dal chiaro di luna, proprio come si può osservare dal capolavoro che chiude il percorso di visita, le Cento vedute di luoghi celebri di Edo (1858) rimasto incompiuto a causa della morte dell’artista.
Ph. Credits: Fabio Ezio Solinas
*Katsushika Hokusai, Kajikazawa nella provincia di Kai, 1830-31, silografia policroma
Informazioni utili
Dove: Museo Archeologico di Bologna, Via dell’Archiginnasio 2, 40124 (BO)
Orari di apertura:
Lunedì: 09:00 – 19:30
Martedì: CHIUSO
Mercoledì – Venerdì: 09:00 – 19:30
Sabato: 10:00 – 22:00
Domenica: 10:00 – 19:30
Biglietti:
Intero: € 14
Ridotto: € 12
Bologna card musei: € 7
Ridotto università: € 5 (ogni mercoledì dalle ore 14,30 alle 18,30)
Ulteriori e dettagliate info su orari e tariffe: www.oltrelonda.it