All’inizio del percorso espositivo i visitatori vengono chiusi in un vagone per rivivere quello che provavano i deportati. Si prosegue con varie installazioni multimediali che coinvolgono il corpo e la mente dello spettatore chiamato a interagire con la prima mostra esperienziale ideata da un gruppo di studenti di Roma.
LA SCINTILLA CHE DA IL VIA AL PROGETTO
Roma – Dal 26 gennaio va in scena al Palazzo delle Esposizioni, una mostra esperienziale davvero particolare, ideata da un gruppo di ragazzi di Roma che hanno partecipato ai Viaggi della memoria – organizzati ogni anno da Roma Capitale con la partecipazione della Comunità Ebraica di Roma – e realizzata dal collettivo Studio Azzurro.
Una sera di tre anni fa, dopo un’intensa giornata passata ad Auschwitz, mentre condividono tra loro le forti emozioni provate durante la visita, i ragazzi sentono la necessità di dare un seguito alla loro preziosa esperienza. Costruire qualcosa, oltre il dolore. E la rabbia. Al ritorno dal viaggio, insieme alla Sindaca Virginia Raggi e al Vicesindaco Luca Bergamo prendono l’impegno di farsi testimoni di quanto hanno visto e soprattutto di cosa hanno provato. Lo racconta la sindaca durante la conferenza stampa di presentazione:
“Tutto è nato da un viaggio della memoria. I viaggi della memoria sono delle esperienze molto drammatiche e molto intense perché portano le nuove generazioni a entrare all’interno di luoghi- come i campi di sterminio- accompagnati certamente dai docenti e dall’amministrazione ma soprattutto dai testimoni che ogni volta tornano all’interno del campo e rivivono il passato per aiutarci a capire. In realtà il viaggio della memoria è qualcosa che ci cambia profondamente. Noi la prima sera ci siamo confrontati perché ci sentivamo già molto diversi da come siamo entrati al campo di sterminio. La sensazione che tutti abbiamo avuto è stata quella di un dolore lacerante, di un pugno allo stomaco e abbiamo sentito tutti il bisogno di parlarne tra noi e di poter trasmettere – non in forma didascalica, non in forma didattica quindi non attraverso un mero racconto – un’emozione, un’emozione durissima, a chi non era venuto in quel viaggio”
Come raccontano i ragazzi, la scintilla era già scattata quando uno dei superstiti che li aveva guidati lungo il percorso della visita, aveva confessato ai studenti di provare un forte dispiacere per non aver raccontato fin da subito quella lacerante esperienza alle nuove generazioni. I giovani sentono allora la necessità di prendere il testimone di quei superstiti che tra alcuni anni non ci saranno più. Dai testimoni diretti ai testimoni dei testimoni dunque, come in una staffetta, in quello che deve diventare uno scambio intergenerazionale. La speranza dei ragazzi è che ogni visitatore della mostra si faccia carico del dovere morale di tramandare questa memoria, materializzata in un apposito biglietto che idealmente segnerà questo passaggio di testimone.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra parte dunque dalle idee di questi ragazzi che gli artisti di Studio Azzurro hanno tradotto in un percorso espositivo immersivo e coinvolgente. Un’esposizione curata da giovani non poteva che adottare tutte le possibilità offerte dalla tecnologia per comunicare attraverso un linguaggio multimediale che rispecchi la sensibilità di questo tempo e che coinvolge il visitatore direttamente.
Il primo passaggio del percorso è di grande impatto emotivo: si entra in un vagone che riproduce quelli dei treni delle deportazioni e si rimane chiusi al buio per otto minuti, mentre suoni alienanti insieme alle voci di Hitler e Mussolini, fanno rivivere la paura e il disorientamento delle vittime. La mostra prosegue con alcune installazioni dove è possibile ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti avvicinandosi con l’orecchio alla superficie verticale. Ovunque ci sono questi ‘muri’ verticali che danno un senso di claustrofobica divisione e isolamento. Ci sono alcune installazioni dove si entra in una sorta di corridoio stretto mentre si vedono alcuni filmati e alcune voci ripropongono la “Lagersprache”, la lingua che serviva a sopravvivere in un luogo dove non capirsi e non capire poteva significare essere fucilati all’istante. In un’altra sala si raccontano le folli sperimentazioni che si facevano in quei campi mentre attraverso un’installazione interattiva, il pubblico è invitato a restituire l’identità negata ai deportati indicati come numeri di serie, avvicinandosi al monitor.
Nel cuore della mostra alcuni pannelli proiettano i volti dei ragazzi e il racconto di ciò che hanno visto e provato. E’ un momento particolarmente toccante perché questi giovani si presentano ben diversi dalle immagini Instagram stereotipate che tutti conosciamo: non hanno timore di manifestare le proprie emozioni, di raccontare con gli occhi lucidi e la voce che ogni tanto si interrompe per non cedere al pianto, il cortocircuito di quell’esperienza che ha cambiato il loro modo di percepire la realtà che li circonda.
MEMORIA CHE GENERA FUTURO
Ci piace concludere con il loro messaggio di fiducia e speranza che in questo particolare momento storico il mondo dei cosiddetti adulti non riesce a trasmettere:
In seguito al viaggio della memoria ad Auschwitz I e Auschwitz II – Birkenau, noi ragazzi abbiamo deciso di prenderci un impegno dinnanzi ai testimoni che ci hanno guidati attraverso i loro ricordi, storie di una realtà che appare più lontana di quanto non sia: ricordare, trasmettere il ricordo di quanto accaduto e non dimenticare le atrocità che hanno mietuto migliaia di vittime, diventando noi stessi testimoni .
In un periodo in cui si ha paura del diverso, dello straniero e si mettono in atto leggi emarginatrici, la memoria di ciò che è stato può salvarci. Bisogna riacquistare fiducia in noi stessi, spronarci a credere e investire in ciò che c’è di buono nelle persone.
Noi siamo un anello della catena tra passato e presente: “Testimoni dei Testimoni”. Ora quella che è stata la nostra esperienza sarà l’esperienza di tutti voi. Un anello e un altro ancora. La memoria genera futuro.
Gli Studenti dei Viaggi della Memoria
Marta Bugatti, Simone Capuano, Gabriele De Pascalis, Manuela De Pascalis, Livia D’Urso, Flavio Fontana, Claudio Pastecchi, Michela Ponticelli, Mirela Carmen Rebega, Sara Ruffini, Filippo Zannini.
INFORMAZIONI
TESTIMONI dei TESTIMONI- Ricordare e raccontare Auschwitz
Dal 26 gennaio al 31 marzo
Palazzo delle Esposizioni: Fino al 24 febbraio 2019 si accede alla mostra dalla scalinata di via Milano 9a. Dal 26 febbraio ingresso da via Nazionale
Orario:
Domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle ore 22.30.
Lunedì chiuso. L’ingresso è consentito fino ad un’ora prima della chiusura.
Biglietti: € 6,00 dal 26 gennaio al 24 febbraio – Intero € 10,00 dal 26 febbraio al 31 marzo
In occasione del Giorno della Memoria, l’ingresso sarà gratuito.
Ingresso gratuito per le scolaresche romane dal 26 gennaio al 22 febbraio dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle 14:00
Informazioni e prenotazioni : www.palazzoesposizioni.it
La mostra è promossa da Roma Capitale (Assessorato alla Crescita culturale e Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità Solidale) e dall’Azienda Speciale Palaexpo, in collaborazione con la Comunità Ebraica (Assessorato alla Cultura – Archivio Storico e Assessorato alle Scuole), organizzata e prodotta dal Palaexpo con la collaborazione scientifica dell’Archivio Storico “Giancarlo Spizzichino” della Comunità Ebraica di Roma e del CDEC – Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.