«Berlingeri non lavora partendo dall’idea di qualcosa che è già successo, ma quasi come in un rito propiziatorio si proietta su ciò che deve ancora accadere».
Maurizio Vanni
Catanzaro, una grande mostra –Forme nel tempo, dall’8 febbraio al 15 aprile 2019– celebra e racconta Cesare Berlingeri (Cittanova, 1948), il maestro delle pieghe, del nulla nel tutto e del tutto nel nulla. Intima e silenziosa, l’arte di Berlingeri sussurra nelle sale del Marca, il museo della città che ospita la retrospettiva: tre piani interamente dedicati a più di 50 opere che, tra tele storiche e installazioni site-specific, ripercorrono le fasi di un’ispirazione visionaria la quale non pretende di restituire la realtà ma di evocarla, privandola delle suggestioni che l’hanno generata per affidare la risposta definitiva alla soggettività degli spettatori. Fin dagli anni ottanta, racconta il curatore Maurizio Vanni, Cesare Berlingeri cerca di andare oltre la concezione di tela tradizionale ponendosi nel solco di Fontana e degli spazialisti, esce dalla convenzione e si fa demiurgo dell’universo interiore che custodisce dentro di sé. La piega diventa la sua firma, il segno distintivo, il medium per contemplare il tempo, lo spazio e la luce. Piegando non chiude nulla fuori dall’opera ma per assurdo, piuttosto, apre, sollecita, domanda.
Il mistero non fa paura e quello che non può essere spiegato e che lascia riflettere è flusso vitale, energia che pulsa dagli abissi più profondi dell’esistenza. L’artista che fallisce, esordisce Berlingeri durante la conferenza stampa, è colui che offre all’interlocutore le risposte generate dalla visione della propria opera. L’artista, il vero artista, non può essere mai capito del tutto perchè in fondo nemmeno lui sa dove l’ispirazione potrà portarlo, egli è in balia di un flusso continuo che mai si ripete uguale a se stesso, muta al mutare delle percezioni contingenti, degli stimoli che nascono dall’incontro-scontro con altri flussi, con altri universi. Una particolare sezione della mostra -posta al piano terra del museo- mette in relazione le opere scultoree degli ultimi anni con la collezione permanente per rendere ancor più chiaramente l’etica motrice alla base del processo artistico di Berlingeri: ogni approccio alla materia non è mai il medesimo, a seconda dell’opera con cui dialoga questa prende sembianza e trasmette una determinata suggestione, che può essere tutto ma anche nulla.
Si torna all’atto primordiale del piegare con le sale superiori del Marca, colori primari, rosso, bianco, nero, giallo e un potentissimo blu. La sala blu è la sintesi del suo pensiero, il blu stordisce, attrae, fa riflettere, è il colore del sogno, un ponte che porta alla contemplazione di se stessi, che avvicina alla poesia, quella inafferrabile. L’arte di Cesare Berlingeri non è definibile minimal ma intimista, egli stesso riconosce come sia effettivamente difficile per un italiano essere minimalista perchè c’è uno strato originario e primordiale di emotività e passionalità radicato nel (nostro) concepire e rendere l’orizzonte circostante. Il maestro racconta che la piega stessa della tela, l’elemento più innovativo della sua opera, deriva probabilmente dalla piega di tessuto che la madre portava in petto per allontanare il malocchio. L’abisso si apre e Berlingeri prende atto di ciò che è attraverso ciò che fa, prima esegue, poi contempla.
I maestri, i suoi, sono Piero della Francesca e i Senesi, Rembrandt, Matisse e in particolare Picasso, che scopre solo una volta evaso dal piccolo paese di provincia, una Calabria isolata, lontana dagli umori moderni post bellici. Gli anni ottanta sono dedicati alla ricerca del tempo, nelle sue forme e “liquide” dimensioni, mentre con gli anni novanta si concede all’opera abbandonandosi al silenzio e alla riflessione, infine, con i nuovo millennio accoglie la scultura con cui ancora oggi lavora. Di vocazione nazionale, negli anni sessanta inizia giovanissimo come scenografo e costumista a Roma per poi inaugurare la sua prima personale nel 1975 a Firenze. Dal nord al sud della penisola è chiamato ad esporre a Goiana, Bahia, Rio de Janeiro poi Tel Aviv e New York.
Berlingeri indaga l’occulto, non per rivelarlo ma per diventare parte di esso e dargli nuova forma, l’immagine è dentro il suo sentire e ciò che ne scaturisce è un cielo stellato verso cui ognuno di noi rivolge interrogativi diversi e speranze personali.
«Mi auguro che la vostra immaginazione vi guidi attraverso questa mostra, se ne uscirete dubbiosi allora avrò portato a termine la mia missione».
Cesare Berlingeri
Informazioni utili
Cesare Berlingeri, Forme nel tempo
dall’8 febbraio al 15 aprile 2019
MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro
via Alessandro Turco 63, 88100
Catanzaro (CZ)
[Prima immagine: Cesare Berlingeri per ArtsLife]