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La poesia della ceramica, Open to Art 2019. I vincitori dei Ceramic Award alle Officine Saffi di Milano

Sophie Mirra GrandjeanAliki van der Kruijs. Ecco i vincitori della terza edizione di Open to Art, il concorso dedicato alle nuove proposte artistiche legate alla lavorazione della ceramica, promosso dalle Officine Saffi di Milano. La rassegna ha raccolto più di 400 candidature provenienti da 45 nazioni diverse confermandone la vocazione internazionale e realizzando un ampio ventaglio di approcci diversi alla materia. La ceramica infatti, da decorativa, è passata a essere un vero e proprio medium creativo ma in Italia, a differenza di altri paesi, poche realtà le dedicano spazio. Le Officine Saffi sono una di queste.

Cecil Kemperink, Reshaping process. Earthenware and stoneware hanbuilt in soft color shades, 49x40x3 – 40x9x25

Piccolo gioiello incastonato tra i palazzi storici di via Aurelio Saffi, la galleria non si presenta solo come centro espositivo ma anche come laboratorio in cui professionisti, principianti e curiosi hanno accesso alla strumentazione e al know-how ceramistico. Nata nel 2011, dall’anno successivo opera esclusivamente sul campo per estendere e incrementare gli approcci a questo materiale e promuoverne le nuove tendenze espressive. Il concorso biennale, infatti, raccoglie artisti che vanno principalmente dai 25 ai 50 anni, le modalità di partecipazione sono semplici, presentare opere che non hanno più di due anni e che non siano mai state proposte in altri concorsi. Tra i 24 finalisti, 19 per la sezione Arte e 5 per quella di Design, ci sono artisti giovanissimi alla loro prima esposizione e altri invece che si sono dedicati alla materia dopo altri percorsi, dall’Italia alla Russia, dall’India al Giappone fino agli Stati Uniti, ecco chi sono i vincitori di Open to Art 2019.

Linda Lopez, PinkOrange Dust Furry with Gold Rocks, 2018. Porcelain, 21.59cm x 13.97cm x 13.97cm

Le vincitrici sono quindi Sophie Mirra Grandjean per la sezione Arte e Aliki van der Kruijs per quella di Design, l’una svizzera, l’altra olandese, che si aggiudicano il premio di 5000 euro. Rispettivamente di 33 e 35 anni, le due giovani artiste si sono distinte per la carica poetica che scaturisce dalle opere di entrambe. La giuria -composta da Felicity Aylieff, artista, head of programme Royal College of Art; Laura Borghi, titolare Officine Saffi; Flaminio Gualdoni, giornalista, critico d’arte e professore all’Accademia di Brera; Tom Morris, editor e consultant specializzato in design, interiors e architettura; Isabelle Naef Galuba, direttrice del Museo Ariana; Elisa Ossino, architetto, stylist; Ranti Tjan, direttore di EKWC; Matteo Zauli, curatore, direttore del Museo Carlo Zauli- ha ammirato l’opera di Sophie Mirra Grandjean per la combinazione di narrativa e tecnica in una resa semplice ma profondamente evocativa. Les Souffles (The Breaths) è una serie di tre piastrelle in cui compaiono forme indefinite, fluttuanti in colori pastello che vanno dal blu al grigio. Queste sono le “impronte” della quotidianità, infatti l’artista invitando amici e conoscenti nel suo laboratorio ne registra i gesti, i sospiri o i moti più intimi. Quella di Sophie Mirra è una ricerca che indaga con curiosità il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che abita, come racconta e come finge è tutto riflesso dal mondo che lo circonda. “I piatti di Aliki sono poetici e unici. Hanno il potere di fissare per l’eternità un momento” è l’esordio che premia Aliki van der Kruijs e la sua trilogia Made by Rain, Arita, una serie di porcellana realizzata in Giappone in cui, attraverso una speciale tecnica, imprime e fissa le gocce di pioggia. Blu chiaro per quella della mattina, più scuro per il pomeriggio e profondissimo per la sera, dietro ogni piatto sono registrate le coordinate geografiche e l’ora esatta in cui la pioggia è caduta ed è stata eternata.

Sophie Mirra Grandjean, de la série Les Souffles, 2018. Porcelaine, colorants, oxydes, 41 x 31,5 x 0,5 cm

Oltre ai primi premi Open to Art offre sei speciali opportunità di residenza d’artistaTommaso Corvi Mora, italiano, si è aggiudicato la residenza a Sundaymorning@ekwcin (Olanda) grazie all’opera Untitled della serie crossed-out, in cui ogni elemento presenta una semplice quanto ambigua croce, simbolo con cui sigla ogni sua realizzazione; l’americana Linda Lopez andrà all’International Ceramic Research Center Guldagergaardin (Danimarca) con Pink/Orange Dust Furry with Gold Rocks, lavoro molto tecnico ma estremamente giocoso e colorato; Giulia Bonora, italiana, sarà ospitata al Museo Carlo Zaulia di Faenza con Feed your head, una scultura che ricorda la forma anatomica di uno stomaco ma caratterizzata da una colorazione blu elettrico molto artificiale; Sarah Pschorn, tedesca, andrà in Giappone all’International Ceramic Art Festival Sasama per aver presentato Grow, vasi colorati dalle varie forme che evocano corpi femminili nudi tra dolcezza e sentimentalismo; Virginia Leonard, dalla Nuova Zelanda, ha vinto la residenza ad Amfora, Seinäjoki in Finlandia per il personalissimo lavoro Damps Legs, in cui riflette il trauma di un incidente che l’ha segnata per sempre realizzando vasi amorfi dai quali gocciolano oro e globuli di smalto blu; infine l’olandese Cecil Kemperink andrà al Museo della Ceramica di Mondovì grazie a Reshaping process, sculture d’argilla colorata, maglie intrecciate, mobili e combinabili che l’artista utilizza per danzare o mettere in scena delle performance.

Aliki van der Kruijs, Made by Rain, Arita. Porcelain

 

Aliki van der Kruijs, Made by Rain, Arita. Porcelain (retro)

Tutti i lavori dei finalisti saranno esposti in galleria dal 14 febbraio al 18 aprile 2019.

Officine Saffi
via Aurelio Saffi 7, 20123
Milano

[Prima immagine: Virginia Leonard, Damp Legs, raku clay, porcelain clay, stain, lustre, gravel and resin, fired to cone 5]

 

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