Tra realtà e mondo interiore. Il MASI di Lugano inaugura la stagione espositiva 2019 con Surrealismo Svizzera, un’indagine sugli sviluppi locali del movimento surrealista, importato dalla Francia negli ani ’30 del 900.
Specchio del proprio inconscio, specchiandosi nel Ceresio. Per i prossimi cinque mesi (fino al 16 giugno) il LAC di Lugano ospiterà una mostra all’insegna della scoperta degli influssi che il movimento surrealista ha avuto in svizzera. Una discordanza grammaticale solo apparente quella del titolo (Surrealismo Svizzera), voluta sia in riferimento alle associazioni illogiche tanto care al movimento, sia per sottolineare come quello svizzero non sia stato un vero e proprio gruppo organizzato, ma piuttosto una serie di personalità individuali che fecero proprie le idee di quello fondato a Parigi.
L’esperienza svizzera nasce del contatto diretto di alcuni artisti elvetici con le esperienze parigine dell’epoca. Più un atteggiamento verso la vita che una mera corrente artistica, nato come movimento letterario con Breton e diventato poi artistico grazie all’influsso che Tristan Tzara ebbe su di lui, il surrealismo prende piede in Svizzera come reazione al forte conservatorismo artistico imposto dal programma culturale statale vigente negli anni ’30. In risposta al conservatorismo ufficiale si vennero a creare vari gruppi progressisti -come Gruppe 33 a Basilea e Allianz. Vereinigung moderner Schweizer Künstler a Zurigo- e il surrealismo trovò basi fertili per la sua diffusione, anche se non nacque mai un vero e proprio gruppo come quello francese, basato su regole codificate e ideologie condivise. Agli artisti che hanno aderito al movimento sono accostati gli svizzeri che hanno avuto una parte nella definizione stessa di questo. La prima sala è dedicata ad Alberto Giacometti, Paul Klee, Hans Arp, Meret Oppenheim, artisti che hanno preceduto e influenzato le opere della successiva generazione, gettando le basi per la corrente surrealista.
Tra sale si alternano poi le opere di coloro che presero effettivamente parte al movimento a Parigi (Serge Brignoni, Gérard Vulliamy, Kurt Seligmann) e quelle dei portavoce svizzeri della nuova corrente (Otto Tschumi, Walter Kurt Wiemken, Max von Moos e altri). Ad una corrente astratta, in cui a sconvolgere sono le forme indefinite come quelle di Klee, Seligmann e Tschumi, si alterna una variante verista (Viollier, Wassmer, Schaad), in cui a un forte realismo delle immagini fa da contraltare un’oscurità del significato. A farla da protagoniste sono comunque le angosce e le ossessioni dell’uomo, oggetto di indagine privilegiato in un momento storico duro come quello tra le due guerre.
La mostra ospitata a Lugano si sviluppa in dialogo con quella -conclusasi il 2 gennaio- all’Aargauer Kunsthaus di Aarau, incentrata sull’influenza che il surrealismo storico ha avuto sull’arte contemporanea. Il LAC ha scelto di proporre un’accurata e limitata selezione di opere -circa un centinaio- piuttosto che come una mostra enciclopedica, per garantire al meglio una visione mirata e onnicomprensiva della specifica realtà nazionale fino alla fine degli anni ’50.
Surrealismo Svizzera apre il nuovo anno espositivo, che vedrà alternarsi otto mostre nelle tre sedi del museo (il LAC, Palazzo Reali e la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati). Il prossimo appuntamento è il 24 marzo con un confronto tra Hodler, Segantini e Giacometti.
*Werner Schaad, Metamorphose im Raum, 1930
Informazioni utili
Surrealismo Svizzera
10 febbraio – 16 giugno 2019
Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, sede LAC Lugano Arte e Cultura
Da martedì a domenica: 10.00/18.00
Giovedì: 10.00/20.00