Milano. La Vergine leggente di Antonello da Messina entra nella collezione del Museo Poldi Pezzoli grazie alla donazione di Luciana Forti, figlia dell’imprenditore mecenate Mino.
L’opera, collocata nel Salone dorato del museo a fianco dell’iconico Ritratto di giovane dama del Pollaiolo, è un dipinto di piccolo formato incredibilmente affascinante ed enigmatico che, nel 1944, venne attribuito da Roberto Longhi al pittore messinese. La Vergine è raffigurata di tre quarti mentre regge un libro di preghiere preziosamente rilegato in pelle e decorato con borchie metalliche, è vestita di blu e porta un velo bianco che allude iconograficamente al matrimonio. Lo sguardo è sospeso nel vuoto nonostante sia diretto verso lo spettatore e sopra il capo due angeli le reggono una corona tempestata di perle e pietre preziose da cui fioriscono gigli bianchi, simbolo di purezza, e rosse rosse, che rimandano alla passione di Cristo.
A differenza della più conosciuta Annunciata di Palermo (1475), la Vergine leggente si presenta più mesta e spirituale, infatti l’opera risalirebbe a una fase ancora aspra dell’iter formativo del pittore siciliano legata al suo periodo di formazione. La lettura del quadro, presentata in occasione della recente donazione dal critico e storico dell’arte Mauro Natale, rivela a primo impatto un’impostazione iconografica che guarda insistentemente verso settentrione, in particolare dalla tradizione fiamminga del Quattrocento per quanto riguarda soprattutto il taglio ravvicinato della rappresentazione, soluzione tipica per rendere le immagini devote più vicine ai fedeli. Inoltre la corona estremamente elaborata dal punto di vista decorativo -prosegue Natale- ricorda quella realizzata, sempre per la Vergine, nel Polittico di Gand, o dell’Agnello Mistico, di Jan e Hubert van Eyck tra il 1426 e il 1432 mentre la resa del velo è direttamente accostabile a quella che Roger van der Weyden eseguì per il suo Ritratto di Donna datato 1435.
Antonello da Messina è chiaramente influenzato dagli umori delle Fiandre tuttavia il suo approccio si caratterizza per sperimentazione e assimilazione, non per mera copiatura. Le moderne tecniche di restauro hanno infatti dimostrato la presenza di vari ripensamenti nella costituzione dell’immagine: per esempio, sotto il viso della Vergine è stata trovata la figura di San Michele Arcangelo con braccio alzato per colpire il diavolo eseguita in prospettiva assai raffinata che rispecchia la stessa perizia con cui è reso il volto della Vergine, o la modifica della posizione della mano destra, visibile a occhio nudo, che regge il libro di preghiere.
Purtroppo risulta invece difficoltosa la precisa collocazione temporale dell’opera perchè Antonello da Messina non sempre apportava la data alla tele. Quando Roberto Longhi, negli anni quaranta del Novecento, articolò il dibattito critico intorno all’attribuzione del dipinto al messinese presentò infatti altre opere più riconosciute rispetto alla Madonna Forti (chiamata anche così per Mino Forti). La prima è la Madonna Salting, oggi conservata alla National Gallery di Londra, in cui si riscontrano molti elementi comuni con la diretta interessata oggi via Manzoni 12, la figura in primo piano della Vergine, gli angeli che reggono la corona, come questa è decorata. Visibilmente la dimensione volumetrica è molto più completa nella madonna di Londra ed è chiaro che Antonello al tempo dell’esecuzione aveva un’esperienza visiva diversa da quella che avrebbe avuto rimanendo a Messina. Il secondo parametro di confronto, secondo la ricostruzione di Longhi, è la Vergine leggente conservata alla Walters Art Gallery di Baltimora datata intorno al 1460, nella cui resa è evidente la familiarità con la variante aspra del Poldi Pezzoli. Il trittico di paragone si conclude con la Madonna Advocata dei Musei Civici di Como, lo sguardo mesto è lo stesso della leggente, il viso sempre di tre quarti, l’animo è sospeso proprio colto nel momento della vocazione.
Tutte e tre le attribuzioni presentano naturalmente delle riserve ma i richiami non cessano mai di rincorrersi nonostante la nube di mistero che spesso le avvolge. In attesa della grande mostra milanese dedicata ad Antonello da Messina, a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 2 giugno 2019, non resta che ammirare la nuova arrivata al Museo Poldi Pezzoli.
Informazioni utili
Museo Poldi Pezzoli,
via Alessandro Manzoni 12, 20121
Milano
[Prima immagine: Antonello da Messina (attribuito a), Vergine leggente, Museo Poldi Pezzoli, Milano]