Il 2 marzo al MAMbo di Bologna alle ore 16 verrà presentata la nuova rivista d’arte contemporanea La Foresta, una piattaforma indipendente, una novità editoriale basata sul rapporto diretto con gli artisti. Ne parliamo con i due direttori artistici e ideatori del format: Domenico Russo e Andrea Tinterri.
Innanzitutto, perché una nuova rivista d’arte contemporanea e perché cartacea?
Abbiamo voluto creare uno spazio denuclearizzato, ossia indipendente da logiche marchettare. Sulla rivista non comparirà nessun tipo di pubblicità. Avremo dei compagni di viaggio con cui condividere il percorso, ma lontani dalle dinamiche inserzioniste, un po’ castranti. Ogni sei mesi, la rivista è semestrale, verranno invitati quattro artisti che avranno a loro disposizione una pagina bianca su cui potranno intervenire in assoluta libertà: disegno, pittura, progetto, scrittura, potranno lasciarla intatta, non utilizzata ecc. Gli artisti saranno invitati a realizzare qualcosa per La Foresta o a concederci un’opera ancora inedita, senza alcun tipo di ingerenza. Inoltre verranno invitati cinque critici ogni volta diversi, con eventuali incursioni di personalità al di fuori del mondo dell’arte. Tutto questo su carta, perché è un tipo di feticismo da cui fortunatamente non siamo ancora guariti.
I primi quattro artisti?
La scelta del primo numero è ricaduta su Alessandro Sambini, Stefano Serretta, Silvia Argiolas e Alessandro Pessoli. Da una parte il ritorno ad un discorso pittorico, tela, colore, figura, un’esigenza reale di narrazione, dall’atra una progettualità complessa In cui risulta necessario un approccio interdisciplinare, dove spesso il progetto è opera. Un modo per restituire un panorama contemporaneo diversificato, apparentemente molto distante e addirittura antitetico, ma spesso l’apparenza trae in inganno.
Perché il titolo La Foresta?
Come scriviamo nel manifesto che verrà pubblicato sul primo numero La foresta è un luogo in cui è facile perdersi, uno straniamento necessario ad una nuova ricerca, un topos con cui confrontarsi, farci i conti, farsi male. Pensiamo alla rivista come spazio di ricerca, un luogo di straniamento, in cui il contemporaneo sia accolto nella sua complessità e dove il lettore/osservatore debba compiere uno sforzo e non essere imboccato.
Le uscite saranno tematiche?
Come nel caso del primo numero la scelta degli artisti invitati detterà una linea, o meglio una sorta di perimetro che sarà assolutamente lecito oltrepassare. Ai critici e a chi interverrà saranno semplicemente segnalati gli artisti, ed eventualmente le opere, che prenderanno parte al numero. Nessun altro paletto o suggerimento se non un limite massimo di battute. Vogliamo che La Foresta sia un organismo che cresca mangiando quello che ha intorno, non ci sono limitazioni, siamo dei pessimi cuochi, apparecchiamo e basta.
Il manifesto della rivista finisce citando la poesia Non chiederci la parola di Montale, perché?
Non abbiamo nulla da dire se non ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Terminiamo il manifesto citando Non chiederci la parola per il semplice fatto che sappiamo ciò che non siamo e ciò che non volgiamo e sulla base di queste negazioni abbiamo pensato e continueremo a pensare la rivista. Come abbiamo ribadito prima, la rivista è un organismo che si nutre di quello che trova intorno a sé e questa indipendenza è qualcosa di estremamente concreto. I testi e anche gli artisti invitati andranno a comporre qualcosa che potrebbe apparire addirittura sconnesso, ma è un equilibrio ragionato, che regge perché autoalimentato. Certo, uno spazio in cui bisogna orientarsi, ed è proprio questo il senso
L’obiettivo de La Foresta qual’ è?
Esistere. Crediamo sia già un buon traguardo.
Dove si potrà trovare?
Vogliamo, prima di tutto, ricordare che la rivista è edita dalla casa editrice Nuova Berti editrice e quindi acquistabile dal loro sito, da cui si potrà richiedere l’abbonamento annuale, con varie tipologie e proposte. Inoltre sarà acquistabile in alcune librerie, book shop, gallerie, segnalate sul sito della casa editrice e sui social di riferimento.