Print Friendly and PDF

Banksy porta in tribunale il Mudec. La Pest Control ha citato in giudizio gli organizzatori della mostra milanese

Una delle opere simbolo di Banksy Una delle opere simbolo di Banksy
A Visual Protest. The Art of Banksy | ArtsLife
A Visual Protest. The Art of Banksy | ArtsLife

La Pest Control – società di diritto istituita da Banksy per autenticare le sue opere  (il cui nome è tutto un programma),  ha citato in giudizio gli organizzatori della mostra  The art of Banksy. A visual protest per la vendita non autorizzata di oggetti vari nello shop del museo.

La notizia è trapelata solo in questi ultimi giorni ma i fatti risalgono più o meno  al mese scorso. Per mezzo della Pest Control – la società di diritto che Banksy ha istituito per autenticare le sue opere contro i frequenti falsi che circolano ovunque e il nome scelto dall’artista ne è un riferimento più che ironico- lo street artist  più popolare al mondo ha citato gli organizzatori della mostra The art of Banksy. A visual protest contestando, tra le altre cose,  la vendita non autorizzata di oggetti vari ricollegati al suo nome nello shop del museo. Il tribunale gli ha dato solo  parzialmente ragione, nel senso che se da un lato la Pest Control ha ottenuto il ritiro dalla vendita del merchandising legato all’esposizione milanese utilizzando il nome di Banksy, dall’altro il giudice ha stabilito che le due riproduzioni di altrettanti lavori dell’artista (la “bambina con il palloncino rosso” e il “lanciatore di fiori”) usate per la promozione del progetto culturale della mostra non rappresentano una violazione.

A Visual Protest. The Art of Banksy | ArtsLife

Cerchiamo di capire perché. Le agende, le cartoline e tutto il materiale venduto nel bookshop utilizzando il nome di Banksy rappresenterebbe una violazione del marchio. Banksy infatti, rappresenta un marchio proprio come la Coca Cola o gli altri grandi brand globali conosciuti in tutto il mondo, non solo per la sua immensa popolarità ma anche (anzi soprattutto) perché il suo nome è stato registrato in un apposito registro a Londra.

Questo non perché l’artista intendesse sfruttare economicamente il suo nome ma semplicemente difendersi da speculazioni commerciali senza la sua autorizzazione. In  alcuni casi infatti l’artista di Bristol ha messo in vendita degli oggetti ma sempre ed esclusivamente a scopo benefico. L’esempio più recente è la lotteria con in palio una sua installazione che serviva a supportare un’associazione di sostegno per i migranti. Diverso invece il caso delle riproduzioni delle sue opere. In questo caso, trattandosi di opere d’arte,  potrebbero essere protette solo se l’autore rivelasse le proprie generalità in base alle norme vigenti sul diritto d’autore. Opzione impossibile per Banksy che ha fatto dell’anonimato  l’arma vincente che lo ha reso una sorta di leggenda vivente.

barca giocattolo radiocomandata di banksy
L’installazione di Banksy messa in palio nella lotteria benefica in favore dei migranti  – Immagine dall’account Instagram di Banksy https://www.instagram.com/banksy/

Insomma, una vittoria parziale per Banksy ma che va nella direzione di quello che ha sempre affermato e ribadito anche recentemente su Instagram  in una ipotetica chat con un suo amico:

“Non mi piace far pagare il biglietto alla gente per vedere la mia arte. Ma non sono certo io quello che può lamentarsi se qualcuno pubblica qualcosa senza chiedere il permesso».

L’artista infatti non ha mai autorizzato le mostre allestite con le sue opere (seppur tutte autentiche) consapevole però di non poter bloccare il pullulare in tutto il mondo di esposizioni   con i suoi lavori – a volte obiettivamente denaturati in quanto decontestualizzati dallo scenario urbano originale – per un ovvio gioco delle parti che egli stesso ha ben sintetizzato con quella citazione su Instagram.

Diverso il caso della vendita di oggetti  in quanto, come abbiamo già accennato, lo street artist non vuole che il suo nome sia sfruttato per fini commerciali che non siano a scopo benefico e comunque autorizzati dallo stesso artista.

A Visual Protest. The Art of Banksy | ArtsLife

La questione ha comunque dimostrato che Banksy, – così come hanno rivelato in passato alcune fonti a lui vicine – pur non autorizzando le esposizioni a lui dedicate,  visita in incognito (o forse fa visitare da appositi collaboratori) ogni mostra allestita in giro per il mondo. E’ successo anche per la mostra di Milano che probabilmente continuerà a riscuotere un grande successo di pubblico anche senza la vendita degli oggettini nel bookshop. Se l’avete visitata, forse Banksy vi è passato vicino con la mitica felpa con il cappuccio stile rapper . Se non l’avete ancora vista siete ancora in tempo fino al 14 aprile.

Fonti:

Artsy – Affari Italiani Milano – Milano Today


Ordinanza 24 Ore Cultura/Pest Control, la “vittoria” di 24 Ore Cultura sull’uso del nome Banksy nel titolo e per il catalogo

L’ORDINANZA – Il Giudice ha rigettato 2 delle 3 istanze richieste da Pest Control, dando ragione per queste a 24 ORE Cultura.

Il Tribunale di Milano, dopo aver preso in esame le richieste portate avanti nel procedimento cautelare dalla società PEST CONTROL OFFICE LIMITED che tutela il marchio BANKSY e la autenticità delle opere dell’artista contro la società 24 ORE Cultura, che ha prodotto la mostra “A Visual Protest. The Art of Banksy” ha pronunciato il 14 gennaio 2019 un provvedimento con il quale il Giudice ha rigettato tutte le domande cautelari formulate da Pest Control, ad eccezione di quella (inibitoria) concernente i 5 articoli di merchandising contestati.

In particolare, il Giudice ha:

·       rigettato le domande di Pest Control concernenti l’inibitoria e il sequestro del materiale di comunicazionerecante il marchio “BANKSY” e i marchi raffiguranti le opere “bambina con il palloncino” e “lanciatore di fiori” (quindi anche il titolo stesso della mostra);

·       rigettato le domande di sequestro e inibitoria concernenti il catalogo della mostra;

·       rigettato le ulteriori domande di sequestro dei prodotti e della documentazione contabile e commerciale relativa a questi ultimi;

·       accolto la domanda di inibitoria di 5 articoli di merchandising (agendina, segnalibro, due cartoline e gomma da cancellare).

Il provvedimento ha pienamente accolto la linea difensiva di 24 ORE Cultura sugli aspetti più rilevanti della vicenda, ovvero la comunicazione della mostra e il relativo catalogo.

Sotto il primo profilo (comunicazione della mostra), il giudice ha infatti convenuto con 24 ORE Cultura sull’uso descrittivo del nome “BANKSY” e delle opere più iconiche di quest’ultimo nei manifesti e, in generale, nel materiale promozionale della mostra, rilevando che “La documentazione offerta a tale proposito dalla resistente – ma anche la comune esperienza dei frequentatori di esposizioni e mostre – denota che l’evidenziazione del nome dell’artista cui la mostra è dedicata è pratica del tutto normale nel settore e connaturata ad evidenziare lo stesso contenuto dell’esposizione e quindi ad orientare il pubblico rispetto all’oggetto della stessa.” L’utilizzo del marchio Banksy quindi è lecito perché funzionale alla descrizione della mostra rispetto a una comunicazione chiara e precisa che il consumatore ha diritto di ricevere. Inoltre il Giudice ha condiviso che quest’uso fosse corretto perché coerente alla tecnica di comunicazione abitualmente usata dai produttori di mostre (ad es. Le locandine delle mostre riportano tutte sempre il nome dell’artista rappresentato, e viene raffigurata almeno una sua opera).

Quanto al secondo profilo (sequestro del catalogo della mostra), il giudice ha rilevato che Pest Control non ha dato dimostrazione di aver ricevuto dall’artista il diritto esclusivo di riproduzione di tali opere, e ha pertanto concluso che Pest Control non avesse titolo per inibire a 24 Ore Cultura la commercializzazione del catalogo.

Il Giudice ha invece ritenuto che il termine BANKSY fosse decodificato e percepito dal consumatore come vero e proprio marchio sugli articoli di merchandising, e non come una nota descrittiva dell’autore delle citazioni riportatesull’oggettistica.  Ha dunque inibito l’ulteriore commercializzazione dei seguenti 5 prodotti:

–          agendina con marchio “BANKSY” e frase “INVISIBILITY IS A SUPERPOWER”;

–          quaderno con marchio “BANKSY” e frase “I’M OUT OF BED AND DRESSED. WHAT MORE DO YOU WANT?”;

–          cartolina recante il marchio “BANKSY” e frase “SORRY! THE LIFESTYLE YOU ORDERED IS CURRENTLY OUT OF STOCK”;

–          cartolina recante il marchio “BANKSY” e frase “IF GRAFFITI CHANGED ANYTHING IT WOUL BE ILLEGAL”;

–          segnalibro recante il marchio “BANKSY” e frase “SORRY! THE LIFESTYLE YOU ORDERED IS CURRENTLY OUT OF STOCK”- gomma per cancellare recante il marchio “BANKSY” e frase “INVISIBILITY IS A SUPERPOWER”.

Il Giudice ha dunque rigettato 2 delle 3 istanze richieste da Pest Control, dando ragione per queste a 24 ORE Cultura.

Commenta con Facebook

2 Commenti

  • Sulla facciata esterna del mudec venerdì notte è stato fatto un murales che rappresenta esattamente la situazione
    La Banda Bassotti che ruba le opere dell’artista
    se volete le foto ve le posso mandare

    • CIao Jonathan,
      Ti ringraziamo per la segnalazione. Questa settimana anche altri lettori attenti come te ci hanno segnalato il murale fuori dal Mudec.
      Proprio oggi su ArtsLife uscirà un articolo al riguardo.
      Grazie e continua e seguici!
      Vera Monti

  • Sulla facciata esterna del mudec venerdì notte è stato fatto un murales che rappresenta esattamente la situazione
    La Banda Bassotti che ruba le opere dell’artista
    se volete le foto ve le posso mandare

    • CIao Jonathan,
      Ti ringraziamo per la segnalazione. Questa settimana anche altri lettori attenti come te ci hanno segnalato il murale fuori dal Mudec.
      Proprio oggi su ArtsLife uscirà un articolo al riguardo.
      Grazie e continua e seguici!
      Vera Monti

leave a reply