Alexander McQueen – Il genio della moda, al cinema dal 10 al 13 marzo. Clip in esclusiva
«Trovo la bellezza nel grottesco, come la maggior parte degli artisti»
Alexander McQueen
Alexander McQueen – Il genio della moda, arriva al cinema con Wanted – dal 10 al 13 marzo – il documentario sul genio della moda che indaga i demoni e le ispirazioni che hanno dato vita alla sua eredità artistica, un incredibile bestiario vittoriano fatto di abiti e show iconici. Cresciuto nell’East London, Lee era un semplice ragazzo della working class inglese, senza aspirazioni né prospettive. Per anni ha coltivato fantasmi interiori, dalle sembianze eleganti e spaventose, diventando uno degli artisti più iconici del nostro secolo: Alexander McQueen. Una parabola che lo ha portato dalle sovversive sfilate della moda londinese al cuore dell’alta moda parigina, fino al tragico epilogo che lo ha visto togliersi la vita. Un hooligan della moda che ha saputo unire “savage beauty” e dirompente vitalità nelle sue creazioni; i registi – Ian Bonhôte e Peter Ettedgui – evocano una figura tormentata, tra tortura e ispirazione tra sabotaggio e tradizione, per indagare la natura di un genio radicale e ipnotico e la profonda influenza che ha avuto sulla sua epoca.
Il documentario, attraverso lo scorrere delle collezioni, tratteggia il ritratto intimo e romantico di un grande artista, che al pari dei geni del rinascimento ha saputo creare, attraverso la moda, opere in cui morte e bellezza si sono intrecciate senza soluzione di continuità. I simboli, i temi, i riferimenti e tutta l’iconografia di Alexander McQueen sono un unico e perenne memento mori. Teschi e farfalle, uccelli impagliati e esplosioni floreali, tutti presagi – inevitabilmente – fatali. Bellezza e abisso, questi i poli di cui è costituita la sua poetica, la sua estetica e la sua morale.
Alexander McQueen – Il genio della moda attraverso materiale d’archivio e interviste, allo stesso McQueen e ai suoi più stretti collaboratori, ripercorre le ossessioni che si sono (mal)celate dietro la nascita di questa leggenda della moda, influente come poche altre a cavallo degli anni 2000. Attraverso queste interviste vengono approfonditi sia i suoi legami famigliari, profondi e talvolta traumatici, che la sua amicizia con Isabella Blow, che per lui (come per Philip Treacy, Stella Tennant e Sophie Dahl) ha ricoperto il ruolo di pigmalione. La loro è stata un’amicizia non sempre facile, complessa, probabilmente andata definitivamente in fumo nel 2000 a seguito della cessione della compagnia Alexander McQueen a Gucci – un rapporto, come tutti quelli che hanno coinvolto McQueen, totalizzante.
Il documentario si concentra più sull’aspetto creativo e umano tralasciando l’aspetto “pop” del lavoro di McQueen, fondamentale a renderlo un’icona mondiale anche dal di fuori delle passerelle e a consolidare la sua azienda. La natura barocca, teatrale e spettacolare delle sue creazioni è stata difatti una calamita per star del cinema e della musica che hanno fatto a gara per lavorare con lui e indossare le sue creazioni. Lo stilista ha disegnato alcuni dei costumi per l’Outside Tour di David Bowie; suo, per esempio, anche il soprabito con l’Union Jack che Bowie indossa sulla copertina di Earthling; Björk lo ha ingaggiato per la copertina di Homogenic e per i videoclip di Alarm Call e Pagan Poetry – e come loro tanti altri.Emerge, passerella dopo passerella, intervista dopo intervista, la figura di uno stilista geniale, che ha trovato ispirazione negli omicidi di Jack lo squartatore (Jack The Ripper Stalks His Victims, sua primissima collezione, opera di fashion galore che ha fatto innamorare Isabella Blow), nella violenza della storia scozzese (Highland Rape, collezione autunno/inverno 1995), nell’estetica dei club underground e del fetish (gomma, pelle e latex) e nel mondo dell’arte.
Per VOSS, una delle sue sfilate più celeberrime (primavera/estate 2001), McQueen si è ispirato all’opera di Joel Peter Witkin, riproducendo – come in tableau vivant – la scena di una sua opera, Sanitarium, con una corpulenta figura femminile mascherata e intubata a un inquietante macchinario. Ha poi mischiato il buio del romanticismo vittoriano con l’arte di Damien Hirst, Gustave Moreau, Escher e Marina Abramović, lo stile di Elsa Schiaparelli all’estetica gotica e punk, in una continua ricerca dove creatività e performance hanno indagato e spostato, passerella dopo passerella, i confini della moda, ridisegnandoli.
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Alexander McQueen – Il genio della moda
di Ian Bonhôte, Peter Ettedgui
Al cinema dal 10 al 13 marzo 2019