Bambole, soldatini, trenini. Il primo lavoro dell’essere umano è il gioco. Un giocattolo non è mai solo un giocattolo ma una materia viva che riporta ciascuno in un altrove magico. Un gioco è una storia, un capitolo del nostro tempo, lì a ricordarci di ricordare: come eravamo e, perché no, “cosa” siamo diventati. Una delle due preziose collaterali di questa edizione primaverile di Mercanteinfiera porta in scena il passato remoto del giocattolo (1900-1960), attingendo dalla collezione di Gianni Marangoni. Un tuffo nel mondo dei ricordi, individuali ma anche collettivi. Catapultati in una dimensione lontana, fatta di ricordi e sensazioni. Antica magia che sopravvive al tempo, il giocattolo. E che rivive in una carrellata di cimeli: bambole, vestitini e macchine per cucire, – qui, per Marangoni, è come “giocare in casa” vista la tradizione familiare (il padre Giulio, nel 1935 fondò l’Istituto Marangoni, importante nome della moda italiana) – fino a improbabili treni, navi, auto ed aeroplani. “Let’s play: come giocavamo. Giochi e giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni”, allestita al principio del padiglione 4 in una calzante riproduzione di un tendone da giostra. Tra i giochi presenti spiccano i “Marinaretti” decorati da Attilio Mussino, noto per le sue illustrazioni de “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, e le marionette in cartapesta, con tanto di abiti originali, risalenti agli anni ’20. Ed ancora uno Snoopy americano degli anni ’30 e, dello stesso periodo, una serie di dischi fascicolati contenenti immagini in cartone, che potevano essere ritagliate per costruire vere scenografie.