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Un ritratto lungo 18 anni. Rauschenberg si racconta per intero a Los Angeles. IMMAGINI

Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife) Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
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Un quarto di miglio, 18 anni, una biografia visiva. Tre elementi difficili da riallacciare ma che trovano perfetta sintesi nella mostra Rauschenberg: The 1/4 Mile, fino al 9 giugno al LACMA di Los Angeles.

1/4 di miglio è la distanza che separa lo studio di Robert Rauschenberg da quella che è stata l’ultima casa che ha abitato, a Captiva Island in Florida, fino alla morte sopraggiunta nel 2008. 1/4 Mile (o 2 Furlong Piece) è anche il titolo di un’opera impressionante che racchiude la testimonianza biografica dell’artista, oltre che le tracce di 18 anni di evoluzione creativa.

Rauschenberg mise mano al primo pannello nel 1981, per concluderne la realizzazione nel 1998. 18 anni che restituiscono non solo le vicende esistenziali e professionali dell’artista, ma racchiudono l’impatto che ebbe sull’intera storia dell’arte.

190 pannelli composti dai materiali più disparati: tessuti, immagini tratte dai mass media, fotografie dell’artista si intrecciano con liberi innesti pittorici, mentre oggetti di uso quotidiano come sedie, scatole di cartone e semafori aggiungono profondità scultorea all’opera. La summa totale della pratica dell’artista texano, che ha fatto del collage di stili il suo stile distintivo.

Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)

Accostato alla Pop Art e al Neodada, Rauschenberg non ha mai accettato di essere inquadrato in un’etichetta definita. Il suo lessico artistico compone una lingua che raccoglie la complessità di un mondo travolto dalla globalizzazione e la filtra tramite la sua intimità.

“La cosa meravigliosa è che è personale, come un libro di memorie, ma anche mappato sul mondo intero. Attraverso quest’opera si vede l’emergere della globalizzazione, il suo interesse nei media, nei trasporti e nei viaggi nello spazio. Dal punto di vista di oggi, è come Internet, con le informazioni che si muovono veloci. Tutto sembra indicare che le distanze nel mondo si stanno riducendo e l’accesso alle immagini è maggiore”

Michael Govan, direttore del LACMA e curatore della mostra

Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)

È la prima volta che i pannelli vengono riuniti e nel suo complesso l’opera risulta, come prevedibile, valorizzata. Oltre al colpo d’occhio che impressiona per dimensione e varietà, è nei dettagli che emergono le storie più nascoste, insieme alle varie fasi della carriera di Rauschenberg. I primi Combines, quegli ibridi di oggetti trovati negli anni ’50 e ’60; gli assemblaggi di scatole, i Cardboards negli anni ’70; i Gluts in metallo degli anni ’80. Anche qui camicie e tessuti dai motivi vivaci e motivi – animali, ombrelli, cartelli stradali, immagini di atleti e attrezzature sportive – trovano spazio nella sua arte inclusiva.

Il 1/4 Mile rivela così l’ampia portata della pratica di Rauschenberg attraverso la moltitudine di mezzi e tecniche impiegate e funge da retrospettiva autonoma della sua opera.

Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Rauschenberg: The 1/4 Mile (Foto Luca Zuccala ArtsLife)

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