Indipendenza e rinnovamento, accompagnati da un deciso distacco nei confronti della tradizione, sono gli elementi distintivi di una rivoluzione culturale. Le Secessioni – da quella berlinese, passando per Monaco, a quella viennese – sono state questo: movimenti culturali, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Secolo Breve, nati dall’esigenza di una maggiore libertà rispetto allo stile ammesso e professato dall’Accademia. Ver Sacrum, a cura di Valerio Terraroli ed edito da Skira, rende distintamente percepibili gli impulsi di queste agitazioni artistiche in quello che si configura un volume di rara bellezza che soddisfa anzitutto l’occhio. Il coupd’oeil viene magicamente rapito dalla bellezza e dalla qualità delle riproduzioni che si estendono oltre duecento pagine, lasciando il palcoscenico all’imago in tutta la sua magnificenza.
Nei suoi sei anni di vita editoriale – dal 1898 al 1903 –, la rivista ufficiale della floridissima Secessione viennese, ideata da Gustav Klimt, Max Kurzweil e Ludwig Hevesi, ha prodotto in totale: 471 disegni, 55 litografie e calcografie, 216 xilografie, il tutto creato ad hoc per proporre in modo originale nuove forme di illustrazione e di composizione editoriale.
“Il titolo rimanda alla Primavera Sacra degli antichi popoli latini: un rito di rinnovamento che vedeva come protagonista la giovane generazione impegnata nella fondazione di nuovi insediamenti.”
La Secessione viennese si è posta sin dai suoi albori come un movimento del tutto insolito, essenzialmente antinarrativo, rifiutandosi perfino di stilare un programma del gruppo chiaro e definito, che ne teorizzasse la strada espressiva. Tuttavia, gli elementi fondanti si possono dedurre piuttosto chiaramente avvicinandosi al ricco repertorio artistico tramandato da questo movimento e ben esposto in Ver Sacrum – palco di maestri tra i quali ne ricordiamo solo alcuni: Gustav Klimt, Koloman Moser, Josef Hoffmann, Otto Wagner, Joseph M. Olbrich. Alla base della rivoluzione moderna promossa dall’Associazione degli artisti figurativi dell’Austria vi è l’obiettivo della fusione delle arti, la commistione di stili pittorici, scultorei, (calli)grafici, al fine di realizzare l’opera totale, la Gesamtkunstwerk, già ricercata nell’operistica dallo stesso Richard Wagner, in quanto massima espressione dell’anima di un popolo che tende allo stesso tempo all’universalità, ossia alla condivisione e alla crescita che deriva dall’incontro tra “diversi”.
Ogni numero della rivista doveva rappresentare esso stesso l’ideale dell’opera totale, proponendo l’unione di diversi stili in un fluire omogeneo di parole, immagini, note musicali e qualsiasi altra invenzione grafica.
Dal primo numero di Ver Sacrum:
“Questo è il compito che si prefigge la nostra rivista. Vuole infatti presentare per la prima volta l’Austria agli altri Paesi come affermazione autonoma artistica, in contrapposizione al trattamento che le è stato riservato fino a questo momento. La rivista come organo dell’Associazione degli artisti figurativi dell’Austria vuole stimolare il senso artistico della popolazione, promuovere e diffondere la vita artistica e la creatività”.
In questo contesto, è la stessa pubblicazione a diventare manifesto e simbolo di una corrente artistica, inaugurando “l’alba della modernità”. La spasmodica ricerca del nuovo si mostra anche in un fare editoriale decisamente innovativo: l’editing si propone sempre originale variando nel formato dell’esemplare, nella scelta della carta, nella periodicità delle pubblicazioni, nell’organizzazione interna del numero, e, persino, nella struttura redazionale che muta – eccezionalmente – per ogni uscita. Un approccio che la rende unica nel suo genere, ma allo stesso tempo di difficile comprensione per il pubblico, uno dei motivi della sua breve esistenza.
Il volume restituisce pienamente la fortuna di una creazione di qualità straordinaria, raccontando per immagini il percorso di trasformazione grafica che ha coinvolto Ver Sacrum nei suoi sei anni di produzione. Distaccandosi sempre di più dalla matrice Art Nouveau e riabilitando un’impronta classica forte di geometricità e linearità, senza tuttavia andare a discapito della morbidezza del tratto, la rivista ufficiale della Secessione viennese si è mostrata come un prodotto del tutto equilibrato e originale dotato di un’eleganza senza pari. Questa adozione ossimorica di figure, da un lato fortemente geometriche, dall’altro di elementi orientaleggianti più duttili, confluisce in una sinestesia artistica che ha per primato l’esaltazione della seduzione dell’immagine.
Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit. Ad ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà. Sono le parole di Ludwig Hevesi, critico d’arte e scrittore, che parla della rivista in questi termini: “Uno sguardo al primo numero della nuova rivista d’arte… Innanzitutto la pagina di testo si integra con l’immagine sì da sembrare un organismo vivente che si muove su un’unica superficie… Anche la decorazione può vivere di vita autonoma: allora diventa tanto preziosa da ridurre il testo.”
Informazioni utili
Ver Sacrum. La rivista della Secessione viennese 1898-1903
Di Valerio Terraroli
Skira, 2018
Edizione italiana, inglese e francese
28 x 29 cm, 224 pagine, 484 colori, cartonato
€ 55,00