Aveva solo 55 anni Okwui Enwezor, il critico d’arte e primo curatore di origine africana della Biennale d’Arte di Venezia del 2015 che è morto oggi, 15 marzo. Secondo ‘ArtNews’ era malato da tempo
Nato in Nigeria nel 1963, Okwui Enwezor giornalista e scrittore, dal 2011 è stato direttore della Haus der Kunst di Monaco di Baviera. È stato Direttore Artistico della 2. Johannesburg Biennale in Sudafrica (1996-1998), di documenta 11a Kassel in Germania (1998–2002), della Bienal Internacional de Arte Contemporáneo di Siviglia in Spagna (2005-2007), della 7. Gwangju Biennale in Corea del Sud (2008) e della Triennal d’Art Contemporaine di Parigi al Palais de Tokyo (2012).
I suoi campi di interesse spaziano dal mondo delle mostre internazionali ai musei, dall’università all’editoria. Nel 1994 ha fondato “NKA: Journal of Contemporary African Art”, edito da Duke University Press. È autore di numerosi saggi e libri tra cui si ricorda Archive Fever: Uses of the Document in Contemporary Art (2008).
Okwui Enwezor Portrait by Andreas Gebert
Riguardo la “sua” Biennale, All the World’s Futures, scriveva: «Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale, rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus. Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla? I cambiamenti radicali verificatisi nel corso degli ultimi due secoli hanno prodotto nuovi e affascinanti spunti per artisti, scrittori, cineasti, performer, compositori e musicisti. Ed è riconoscendo tale condizione che la 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia propone All the World’s Futures, un progetto dedicato a una nuova valutazione della relazione tra l’arte e gli artisti nell’attuale stato delle cose».
Il presidente della Biennale Paolo Baratta
Lo ricorda anche il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta: “Okwui Enwezor è stato curatore della Biennale Arte 2015, momento importante di una carriera che l’aveva visto riconosciuto tra i più qualificati del tempo presente. La sua grande apertura verso gli artisti del mondo, il suo grande senso di responsabilità da curatore e il suo coraggio nel proporre e difendere le ragioni dell’Arte, sono stati sempre elementi ispiratori del suo lavoro, che è stato svolto in ogni occasione con grande onestà intellettuale e una raffinata capacità di analisi e di scelta“.
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