Prorogata fino al 31 marzo la mostra Sandy Skoglund. Visioni Ibride, negli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, a Torino. Prima antologica per l’artista statunitense in Italia, a cura di Germano Celant.
Le stanze impossibili di Sandy Skoglund catturano gli occhi e sottopongono loro a stimoli differenti. Di certo il colore è il primo a penetrare sotto le palpebre e riempire l’iride di tonalità accese e complementari. Gli ambienti realistici, familiari nella maggior parte dei casi, sono trasfigurati dalle colorazioni surreali e trasportano lentamente chi le osserva verso uno spazio onirico, talvolta conciliante ma più spesso sinistro. È difficile credere che due elementi così sereni come le stanze e i colori, se combinati in soluzioni particolari possano stravolgere la loro natura ed irretire fino al timore.
Il secondo elemento è il tempo. Quello necessario ai nostri occhi per cogliere tutti i dettagli, per sforzarci di cogliere i motivi di un’attrazione che diventa inquietudine; lentamente l’interesse si fa angoscia e l’angoscia diventa domanda. Così sezioniamo la composizione alla ricerca di dettagli rivelatori. E di dettagli Skoglund satura le sue composizioni, impiegando molto tempo prima di concretizzare l’idea e arrivare infine a scattare la fotografia.
Le opere dell’artista danese rientrano infatti nella categoria della staged photography. Skoglund allestisce per diversi giorni, settimane, teatrini realizzati finemente, dalla scenografia ai personaggi che li abitano. Spesso stanze da letto, salotti, bagni, luoghi familiari insidiati da elementi anomali ed infestanti, come gli animali scolpiti, inesorabili nel loro scuotere la scena immobile. Allo scatto si giunge dopo sistemazioni e ripensamenti, variazioni più o meno importanti volte ad ottenere un effetto solo apparentemente caotico, ma in realtà pienamente calibrato.
“L’idea di ordine e disordine è il cuore del mio lavoro. Mi piace lavorare meticolosamente per creare qualcosa che appaia caotico”
Sandy Skoglund
La co-esistenza di aspetti contrastanti è terzo elemento imprescindibile che l’occhio attento nota nei luoghi creati dalla Skoglund. La natura all’apparenza innocua che invece invade con spirito di rivalsa la dimensione umana è sottotrama di diverse creazioni dell’artista statunitense. Realtà e finzione interagiscono in maniera così fitta da rendere difficile scinderle: si completano in modo inevitabile, insinuando una spontaneità disturbante nel loro sovrapporsi. E ancora l’ordine e il caos, la densità e la vuotezza, la ripetizione e l’interruzione, l’intimità e l’estraneità.
La varietà delle suggestioni che l’artista immette nelle sue composizioni mai casuali danno adito ad una possibilità narrativa che l’osservatore non può che sviluppare. Infatti, nonostante non esista porta per queste stanze impossibili, ora ci siamo tutti dentro e sembra infattibile uscirne.