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Emilio Prini, un alieno calcolatore di sogni. L’Arte Povera “standardizzata”, a Milano

Emilio Prini

Emilio Prini, un alieno calcolatore di sogni. Dal 28 marzo al 25 maggio 2019, l’Osart Gallery di Corso Plebisciti ospita una grande retrospettiva dedicata a una delle figure più rappresentative dell’Arte Povera, focalizzandosi sulla produzione artistica realizzata tra il 1967 e il 1996.

Emilio Prini sfugge, c’è e non c’è, come le sue opere, che preferiva fotografare invece che esporre. Messaggi in codice, spesso sarcastici, formule matematiche che riducono ai minimi termini un sentire profondo che connette esperienza, intenzione e linguaggio. Senza mai seguire un programma ma “tentando” più vie espressive, dalla fotografia alle registrazioni audio e dal discorso orale al testo scritto, ha fatto in modo che il sistema dell’arte si adeguasse a lui e non il contrario, come racconta Luca Lo Pinto. Nonostante le diradate occasioni espositive, la personale è costruita su tre momenti chiave dell’attività di Emilio Prini, compresi in un arco temporale che va dalla fine degli anni sessanta del Novecento al nuovo millennio.

Emilio Prini, Senza titolo [Fototessera], 1976, cm. 4,6 x 3,6
Courtesy Osart Gallery – Photo credits Max Pescio

Gli spazi della galleria fungeranno, infatti, da macchina spazio-temporale permettendo al pubblico di focalizzarsi sugli anni che hanno visto la realizzazione dei cicli creativi più importanti e identificativi della produzione di Prini. Nel 1967, per esempio, presso la genovese Galleria La Bertesca fu elaborato per la prima volta il concetto di Standard, inteso come modello di riferimento per indagare lo spazio: l’artista realizzò un’asta di alluminio profilato verde lunga sei metri che, a seconda dello spazio in cui veniva collocata, modificava le proprie dimensioni. Asta di comportamento (verde) è l’unità di misura con cui Emilio Prini valuta lo spazio con cui interagire, sia lui in prima persona che l’opera realizzata, così con Formula per tipi standard non standard, sempre del 1967, elabora per iscritto le modalità con cui procede nel definire l’interazione tra oggetto e spazio ospitante, la cui scrittura, volutamente illeggibile, è accompagnata da formule e calcoli matematici. Con la mostra X Edizioni del 1986 alla Galleria Franco Toselli è presentato il ciclo Governo (non standard), l’opera Due linee che si uniscono in basso e l’omonima opera X Edizioni, cartoline ricordo tirate a quattro esemplari. Insieme a due autoritratti degli anni settanta e una serie di opere su carta, l’esposizione Fogli da un taccuino di legno del 1997 alla Galleria Pio Monti conclude l’immersione storica e ideale nella ricerca creativa di Prini, ora estremamente ridotta ai minimi termini, estremizzata dalla maturazione del processo di negazione e sottrazione della realtà tipica dell’Arte Povera: semplici pannelli di compensato fanno da supporto a disegni, in matita, gesso bianco e vernice, tratti dai suoi taccuini. “Non ho programmi, vado a tentoni”, Emilio Prini, ai margini della scena, riservato ma prepotentemente presente.

Emilio Prini, Standard, particolare

Informazioni utili

Emilio Prini
dal 28 marzo al 25 maggio 2019

Osart Gallery
Corso Plebisciti 12,
20129 Milano

info@osartgallery.com

Emilio Prini, un alieno calcolatore di sogni. L’Arte Povera standardizzata in mostra a Milano

 

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