Bestie di scena di Emma Dante. A Genova, dal 20 al 22 marzo al Teatro della Corte
Quando si sa che ci sarà il nudo in scena il pubblico è sempre folto. Questo non vuole sminuire il fatto che lo spettacolo che lo prevedeva avesse anche una firma importante, quella di Emma Dante, ma diciamo che la performance “senza veli” intriga sempre molto.
Sì, Bestie di scena, ideato e diretto dalla Dante ha il nudo in scena quasi da subito e che viene mantenuto fino alla fine, ma non vi è nessuna morbosità in quei corpi senza vestiti che si muovono senza sosta sul palcoscenico alla ricerca di un’identità.
Gli attori/ performer sono tredici con una maggioranza di donne, i maschi sono solo cinque. Quando il pubblico prende posto in sala lo spettacolo è praticamente già iniziato in quanto gli attori sono già sul palco. A vicenda seguono le direttive prima di uno e poi dell’altro per fare esercizi fisici di riscaldamento. Una situazione che dura parecchio fino a che tutti gli spettatori non si sono sistemati sulle loro poltrone.
Visualizzato questo, il gruppo sul palco si compatta e comincia a muoversi come un plotone, i loro passi sono decisi, senza interruzione vengono avanti, poi girano in diagonale, poi vanno indietro e poi ancora avanti. Marziali e decisi. Pian piano ognuno avanza in proscenio e comincia a svestirsi. In breve sono tutti nudi davanti ad un pubblico che non sa dove posare l’occhio nel guardare quei corpi che si nascondono a vicenda con le mani. Si sono spogliati, certo, ma non ancora del loro pudore. Sembra di essere all’Eden quando Dio cacciò Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Cinque Adami e otto Eve, tutti diversi uno dall’altro nella loro fisicità, ma tutti uguali nei sentimenti di vergogna. Ma quando dalle quinte vengono gettati petardi scoppiettanti si rompono le righe e da qui inizia il tutto.
Quei corpi cominciano a scatenarsi e a nessuno viene più in mente di mettere una mano davanti la propria nudità nè davanti quella dell’altro. E quando i corpi sono scoperti completamente anche al pubblico, neanche questo sente più il disagio della nudità. Perchè siamo tutti uomini e siamo tutti bestie, questo il messaggio di Emma Dante che attraverso il suo acuto esame della natura umana ritrova in essa tutto quello che sta dentro di noi: la naturale bestialità. Quella che c’è sempre anche se ci copriano di vesti, quella che c’è comunque e che solo spogliandoci di tutto riusciamo a tirare fuori e quindi a diventare liberi.
Ogni personaggio trova il suo vero essere prendendo spunto da oggetti che via via vengono scaraventati in scena, una bambola parlante, un carillon, una spada, una marea di noccioline, secchi d’acqua. Ed allora c’è chi si mette a danzare come una bambola meccanica , chi comincia a duellare, chi si ingozza di noccioline come uno scimpanzè, ma tutti hanno bisogno dell’acqua per bere e per lavarsi dalla vergogna che non sono certo i loro corpi nudi, ma i loro animi malati.
Per Emma Dante sembra che tutta l’umanità senta il peso del peccato originale come una condanna che rende bestiali. Ma essere bestiali è anche bello, già, perchè attraverso questa crudezza quasi infantile ogni uomo riesce a trovare la sua dimensione che lo riporta ad una primordialità serena.
Solo alla fine quando in scena vengono catapultati scarpe e vestiti i volti degli attori diventano tristi. Nessuno di loro vuole tornare a coprirsi, perchè sarebbe nuovamente accettare di nascondere il proprio ego, inteso non come super io, ma come consapevolezza pura di sè.
Tutti noi abbiamo bisogno di essere nudi e questo Emma Dante lo ha capito benissimo ed il suo lavoro sembra quasi un consiglio a farlo almeno una volta nella vita. Forse ci sentiremo meglio davvero.
Lo spettacolo è una produzione Piccolo Teatro di Milano Teatro D’Europa
Atto Unico Compagnia Sud Costa Occidentale / Teatro Biondo di Palermo / Festival d’Avignon