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10 anni fa nasceva a Roma il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove. Da un’occupazione all’esperienza Metropoliz

Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz
Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz
Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz

L’artista e attivista Massimo Mazzone omaggia il centro d’arte e di ricerche sociali con il suo racconto che contestualizza la realtà romana nell’Italia di oggi

Una decade, sono due lustri, sono 10 anni, venti semestri, cinquecentoventi settimane, oltre 3650 giorni. Dieci anni fa un gruppo consistente di persone senza casa in una città piena di case senza persone, tagliava le catene (non solo di un cancello) e si riappropriava di un diritto all’abitare, di un diritto alla città che non è e non sarà mai un discorso “accademico” ma una prassi di lotta quotidiana per i diritti, da troppo tempo negati in Italia e a Roma, dove sul bisogno di molti si è costruita la fortuna di pochissimi. Roma, una città millenaria che si è ripensata in un’area ristretta per secoli e secoli si è ridiscussa, reinventata, riformata, stratificata, autocostruendosi come un capolavoro unico di storia e di arte e convivenza e che invece, da un certo punto in avanti, in maniera bulimica, in maniera antropofagica ha iniziato a divorare terreno, a divorare se stessa, ha iniziato una espansione all’infinito, divenendo un’area metropolitana immensa, divenendo una serie di scatole di cemento, ordinate e disordinate, un “cimitero di api operaie” come il dipinto esposto adesso nell’ambiente 2 del Macro nel progetto ARTE ANARCHIA, per dirla citando l’opera di Antonella Conte. Una metropoli di disperati storicamente mal amministrati, una necropoli di “zombie-no sferatu” non del tutto vivi e non ancora morti che arrancano per sfangare la giornata, in un traffico caotico, senza servizi minimi, ingoiati oggi da una buca voragine, domani da un bus in fiamme, dopodomani da metropolitane che non esistono, e quando esistono, restano chiuse a ogni battito di ciglia. Roma abbagliata dal proprio passato e dalle menzogne della propaganda politica, qui sopravvivono i romani. Una città regalata al traffico, regalata alle automobili, regalata alla speculazione edilizia, regalata ai padroni della necropoli, padroni di tutto padroni di niente.

Michelangelo Pistoletto al MAAM
Michelangelo Pistoletto al MAAM

Invece da quell’occupazione romana, e solo Roma sa fare certi miracoli, nasce una città meticcia, dove convivono persone, di ogni età, di ogni provenienza, che vanno un passo oltre la tanto celebrata “identità nazionale”, madre di troppi disastri, e in grazia di Dio, pur credendo ciascuno a modo suo in molti dei diversi, si comportano da atei illuministi e convivono, divengono una comunità viva, cooperativa, solidale e sociale. E divengono un esempio che scala l’antico motto della fame che aguzza l’ingegno, divengono un esempio e un caso di studio, grazie anche alle interazioni con i BPM che non sono una Banca Popolare ma sono i Blocchi Precari Metropolitani, una piattaforma di azione politico-sociale (oggi ovviamente presente) che da anni lotta per difendere il diritto a un tetto degno per tutti.

Un'installazione al MAAM
Un’installazione al MAAM

Su questo tessuto si inserisce la proposta di un autore geniale, Giorgio de Finis, un intellettuale, antropologo, ricercatore, pluripremiato filmaker, che coinvolge gli abitanti di questo frammento di mondo, coinvolge gli indesiderabili, coinvolge i “LUMPEN”, (Lumpenproletariat sono i sottoproletari ndr) in una società marcia di tv spazzatura e cattivi esempi, a costruire un razzo, per andarsene sulla Luna. E mentre gli abitanti, i “metropoliziani” fanno il film e fanno il razzo… Una società che in parte è malata di aporafobia, una società che disprezza e teme il povero e la povertà più della morte, una società che in nome dell’odio e del terrore, si chiude, convive comunque necessariamente con un altro pezzo assolutamente maggioritario di società che invece è solidale e sa che la povertà non è una piaga biblica ma solo il frutto di ruberie e pessima ridistribuzione di beni comuni, e che inizia a frequentare il MAAM, il primo Museo abitato del Pianeta Terra, o della Luna? Inizia l’osmosi tra centro e periferia, inizia quello che nessun Assessorato alle Buone Maniere Fragili né un Ministero alle Buone Intenzioni False può imporre dall’Alto, inizia qualcosa che dura da anni ed è riconoscere l’umanità dell’Altro e riconoscere l’Altrove che abitiamo. Tutti. In questo scenario, i metropoliziani, costruiscono il razzo per la Luna, si vede la storia completa all’indirizzo www.spacemetropoliz.it. La generosità di mille artisti, e la creatività hanno fatto il resto.

Mauro Cuppone, Gli artisti pagano doppio
Mauro Cuppone, Gli artisti pagano doppio

Migliaia di opere in dono, ogni Sabbath una festa, città centro in periferia e città periferia in centro come è stato per nel progetto P.I.G.S. acronimo di Portogallo Italia Grecia Spagna, del 2015, che in piena Expo Milano, abbandona la “Capitale morale?” e produce con Metropoliz in prima fila, una serie lunga due anni di mostre eventi lectures performances e due libri editati da Milieu, realizzate sia in spazi accademici che in spazi “illegali” a Lisbona, Roma, Atene e Barcellona, poi presentati alla Biennale di Venezia in una Sessions dedicata. E quanti libri su questa esperienza e quanti articoli? Molte migliaia. Un’altra globalizzazione insiste a Roma est, cosa sia il Metropoliz-MAAM lo sanno in Russia, in Cina negli Stati Uniti e i Canada, lo sanno bene in Europa come lo sanno in India e in Africa. Solo in Italia e a Roma qualcuno sembra non essersi accorto. Non è un caso che Giorgio de Finis, che di Musei si è occupato in lungo e largo, costruendo il DIF Museo Diffuso a Formello, il MAAM, curando Exploit a Milano e “mezza galera” emblematico esperimento museale all’ex carcere di Montefiascone, si ritrovi un bel giorno nominato (come del resto tutti suoi predecessori) coordinatore di un “esperimento”, così il Museo MACRO diventa MACRO ASILO, Museo Ospitale, suscitando uno scandalo che rassomiglia troppo a una tempesta in un bicchier d’acqua, ma il tempo è galantuomo.

Veronica Montanino
Veronica Montanino

Intanto il Macro Asilo che è il figlio di una minorenne, è figlio dal MAAM, come i bambini del MAAM nati in questi dieci anni di “occupazione illegale”, e, a sei mesi dalla inaugurazione è un’opera viva opposta al lavoro morto. Pieno di gente viva, che viene da ogni parte del mondo, a portare un ‘dono’ a vivere questi spazi, finalmente orizzontali. La Costituzione della Repubblica prevede la possibilità di esproprio e di indennizzo, e la domanda oggi è la seguente, perché trattare un esperimento sociale e culturale, studiato e imitato in tutto il mondo, come un tema di “ordine pubblico”? Nella maratona di oggi sono intervenuti molti degli artisti e degli intellettuali che hanno costruito il MAAM, impossibile ricordarli tutti, da Michelangelo Pistoletto a Veronica Montanino, da Mauro Cuppone a Piccio Careri, da Carlo Cellammare all’Assessore Luca Montuori, da Pablo Echaurren al dipartimento didattica del Castello di Rivoli, segno evidente che l’esperimento MAAM è sotto lo sguardo amorevole di molti, non ostante gli ostacoli e le difficoltà che ogni novità incontra crescendo.

www.spacemetropoliz.it

Massimo Mazzone

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