Hortus Conclusus, una collettiva a cura di Federico Piccari per celebrare il decennale della Fondazione 107 a Torino
Hortus Conclusus, l’espressione latina che definisce il giardino medievale di monasteri e conventi, diventa per questa mostra la manifestazione dell’intimità del pensiero e allo stesso tempo il campo di lavoro che l’artista, lo scrittore, il poeta custodiscono gelosamente. Per festeggiare il decennale, Fondazione 107 presenta una mostra con una selezione di trenta artisti provenienti da Italia, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Georgia, Germania, Kazakistan, Polonia, Regno Unito, Russia, Svizzera, Usa, nella quale pittura, scultura, installazione, performance e fotografia dialogano tra loro.
I protagonisti della mostra sono legati tra loro da un modus operandi comune che li conduce a trasformare una situazione consolidata che è entrata in crisi. Hortus Conclusus è il luogo idealmente costruito in cui la parola Krisis si fa motivo trainante di un percorso eterogeneo e trasversale.
La parola crisi ha assunto il ruolo di protagonista del nostro tempo e del nostro quotidiano. Come scrive Edgar Morin «la crisi può risolversi con il ritorno in statu quo ante, ma la natura propria della crisi è di scatenare la ricerca di soluzioni nuove e queste possono essere sia immaginarie, mitologiche o magiche sia, al contrario, pratiche e creatrici. Così la crisi è potenzialmente generatrice di illusione e/o di attività inventive. Più in generale, può essere fonte di progresso (soluzione nuova che sorpassa le contraddizioni o double-binds, aumentando la complessità del sistema) e/o fonte di regressione (soluzione al di là delle contraddizioni che riporta il sistema a uno stato di minore complessità)».
Così l’artista moscovita Nika Neelova asporta i mancorrenti dalle case in procinto di essere abbattute e li ripropone sotto forma di sculture, dando loro una nuova vita, mentre Roman Stanczak agisce sui complementi di arredo che danno un volto alle nostre abitazioni: mobili, divani e sedie vengono sventrati con martello e scalpello, e nell’atto di strappare imbottiture e pellicce l’oggetto scarno rivela il vuoto di una condizione esistenziale. Nella pratica di Angelo Candiano la luce interviene sulla carta fotografica vergine quale elemento esterno sollecitato dall’artista, di fatto impotente di fronte ad un processo da lui stesso attivato e infinito nel tempo; per il polacco Mateusz Choróbski l’atto di infrangere il vetro antiproiettile della vetrina di una banca è atto performativo e grido di ribellione al contempo. Nella pittura di Marcovinicio gli elementi costitutivi della realtà restano sospesi in superficie attendono un “tempo migliore”, mentre il tedesco David Jablonowski organizza complesse installazioni in cui strutture tecnologiche in alluminio trattengono e comprimono elementi organici prelevati dal mondo naturale, in un processo di ibridazione fascinoso e inedito.
Hortus Conclusus è la celebrazione del corto circuito e degli interstizi del reale, che nella consapevolezza attivano la dimensione di possibilità capace di rivelarsi unicamente nella pratica artistica.
Artisti in mostra: Salvatore Astore (Italia), Isaac Brest (Usa), Simon Callery (Regno Unito), Angelo Candiano (Italia), Luigi Carboni (Italia), David Casini (Italia), Cosimo Casoni (Italia), Mateusz Choróbski (Polonia), Francesco Del Conte (Italia), Jiri George Dokoupil (Repubblica Ceca), Matteo Fato (Italia), Daniele Galliano (Italia), David Jablonowski (Germania), Sophie Ko (Georgia), Roberto Kusterle (Italia), Thomas Lange (Germania), Marcovinicio (Italia), Ryan Mendoza (Usa), Peter Mohall (Svezia), Johan Muyle (Belgio), Nika Neelova (Russia), Nicola Pecoraro (Italia), Federico Piccari (Italia), Antoine Puisais (Francia), Sergio Ragalzi (Italia), Piotr Skiba (Polonia), Roman Stanczak (Polonia), Luigi Stoisa (Italia), Georgy Tryakin-Bukharov (Kazakistan), Beat Zoderer (Svizzera)
HORTUS CONCLUSUS. 30 artisti per il decennale
A cura di | Curated by Federico Piccari
Fondazione 107