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Dorothea Tanning in 100 opere. Surrealismo al femminile in mostra alla Tate Modern

Scrittrice, poetessa, pittrice e scultrice. Cento opere riscoprono Dorothea Tanning in una grande antologica alla Tate Modern di Londra, fino al 9 giugno 2019.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid ed è curata  da Ann Coxon e Alyce Mahon. Il Novecento è stato il secolo delle donne, che hanno combattuto la loro causa anche nel campo dell’arte. Con fatica e colpevole ritardo, sono in fase di riscoperta tutte quelle artiste che hanno contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo dell’arte mondiale, ma soprattutto, con la loro dirompente personalità, hanno portato il loro energico contributo alla causa dell’emancipazione femminile.

Fra queste, Dorothea Tanning (1910-2012), nata nelle pianure del Midwest americano. Pittrice degli stati “sconosciuti ma conoscibili”, fu “profeta” di un pittura eclettica, che va dal Surrealismo degli esordi al realismo magico e tragico di Balthus; un mix di realtà e fantasia, con i quotidiani ambienti domestici che divengono “porte” per oltrepassare la barriera (Lewis Carroll direbbe lo specchio), che separa la ragione dall’inconscio. Uno stile che era la naturale conseguenza di una personalità caleidoscopica dalle molteplici passioni – la danza, la musica, la performance artistica -, che si ritrovano in molti suoi quadri dinamici e scenografici. Se a Vienna, fra gli anni Venti e Trenta, Helene Funke affrontava la femminilità tramite fauvismo ed espressionismo, Friedl Dicker e Mariette Lydis spingono all’estremo la drammaticità della Neue Sachlichkeit, mentre negli Stati Uniti Tamara de Lempicka utilizza un sensuale cubismo per affermare la figura di una donna mondana e intellettuale insieme. Tanning si inserì in questo vivace clima al di qua e al di là dell’Atlantico.

Dorothea Tanning, Children's games, 1942 Private collection
Dorothea Tanning, Children’s games, 1942 Private collection

Cruciale, per la sua carriera, l’incontro con il Surrealismo, avvenuto già negli anni Trenta, per tramite dei molti esponenti del movimento che, in fuga dal nazismo, si rifugiarono negli Stati Uniti. L’episodio cardine fu la visita, nel 1936, della mostra di Alfred Barr Fantastic Art, Dada, Surrealism, al MoMA. Ma il debutto ufficiale sulla scena artistica newyorkese fu a metà del decennio successivo, con due collettive: una presso la galleria di Peggy Guggenheim, l’altra presso la Julien Levy Gallery, dove si fece notare per la profonda impronta personale all’interno di una pittura che si ispirava, almeno nella forma, alla simbologia sessuale di Paul Delvaux e Max Ernst (che sposerà nel 1946). In realtà la questione assumeva contorni differenti, perché Tanning va oltre l’idea di immagine apotropaica che il Surrealismo ha assegnato alla figura femminile, va oltre i cliché della sessualità di genere, e indaga il potenziale della psicologia femminile, la sua capacità di abbattere le barriere di genere, di stravolgere modelli identitari ormai decadenti. Non casualmente, l’artista è un’estimatrice degli scritti di Virginia Woolf, con la quale condivideva l’analisi della propria biografia: tuttavia non desiderava fuggirne, ma ne traeva ispirazione per le sue pitture dalla forte simbologia. L’andare oltre sembra essere la sua missione, suggerita dalla quasi continua presenza di porte semiaperte che compaiono nei suoi quadri. Limiti da varcare verso un ignoto rappresentato dal proprio io interiore, oltre le strette pareti dei salotti borghesi, ai quali fu sempre insofferente. A destabilizzare questa morale, le sue figure umane spaziano dalle bambine in pomposi abiti vittoriani ai nudi barocchi e bucolici, così come i paesaggi spaziano dagli interni domestici ai deserti di roccia rossastra o le distese di fiori vellutati. Ambienti e figure dal fascino disturbante, lasciapassare per una libertà interiore non alla portata di tutti.

Dorothea Tanning, La Truite au Bleu, 1952 Michael Wilkinson Collection
Dorothea Tanning, La Truite au Bleu, 1952 Michael Wilkinson Collection

Gli anni Cinquanta furono per Tanning il momento di svolta. Nell’ambito del generale ripensamento dell’arte – come era accaduto trent’anni prima a seguito della Grande Guerra -, avvertì la necessità di un linguaggio radicale, in parte ispirandosi al realismo magico di Balthus, in parte alla leggerezza mistica di Chagall, introducendo soggetti naturali nelle sue opere – fiori in particolare -, e utilizzando sempre di più la contaminazione tra figura umana e figura animale. Negli anni Settanta il suo interesse si muove anche verso la pittura tardo rinascimentale e barocca italiana: nascono opere dal carattere monumentale, dove il nudo enigmatico è sempre costante protagonista. Al fondo della sua pittura, un disturbante senso di lotta, di cecoviana sofferenza domestica, che emerge soprattutto in quelle opere, come Maternity, che sembrano inveire appunto contro la maternità, vista come una fonte di dolore per le donne, anche se più in generale quella fase si presta anche a una riflessione su una crisi esistenziale più profonda.

Dorothea Tanning, Endgame, 1944 Coillectio Harold and Gertud Parker
Dorothea Tanning, Endgame, 1944 Coillectio Harold and Gertud Parker

Tanning fu anche scultrice, e le sue opere in tessuto anticipano il lavoro di Annmarie Trockel: partendo dal concetto surrealista di readymade, utilizza il tessuto per modellare corpi e realizzare oggetti di uso quotidiano la cui caratteristica è quella di essere fragili, destinati quindi a perire, proprio come il corpo umano con i suoi desideri. Erotismo e caducità caratterizzano quelli che sono forse, nonostante le apparenze, i suoi lavori dal taglio surrealista più marcato.

Artista enigmatica e moderna, Tanning ha sempre giocato con gli stereotipi della famiglia, della moda, delle relazioni coniugali, del rapporto di sudditanza donna-uomo, alla ricerca di quegli spazi interiori ma soprattutto sociali che permettessero la completa affermazione della propria personalità.

Dorothea Tanning, Birthday, 1942 Philadelphia Museum of Art
Dorothea Tanning, Birthday, 1942 Philadelphia Museum of Art

DOROTHEA TANNING

27 February – 9 June 2019

TATE MODERN
Bankside
London SE1 9TG
www.tate.org.uk

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