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Originale-copia: andata e ritorno. Roy Lichtenstein al Mudec di Milano

Roy Lichtenstein, Reverie Roy Lichtenstein, Reverie
Roy Lichtenstein, Crying Girl
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Il Mudec propone un visione alternativa dell’opera Pop di Roy Lichtenstein. Roy Lichtenstein. Multiple Visions è composta da circa 100 opere che indagano i diversi influssi culturali e artistici che confluiscono nella pratica della serialità. Dal 1 maggio all’8 settembre 2019, a Milano.

Una personale grammatica visiva composta di spessi contorni neri, forme sintetiche e colori accessi. Possiamo sintetizzare così lo stile che lo ha reso uno dei maggiori esponenti della Pop Art americana. Una soluzione formale apparentemente semplice che però, sublimata dall’impiego del reticolo retinico al di sotto dell’immagine (estrapolato dal mondo della stampa), lo ha reso immediatamente e senza dubbio alcuno riconoscibile. Davanti a una o più figure senza contesto, dal fascino hollywoodiano, che magari sussurrano frasi bizzarre raccolte in vignette, rese con piatta ma brillante immediatezza, l’artista che ci balza è in mente è uno solo: Roy Lichtenstein.

Ma dietro a questa apparente semplicità si cela un’arte sofisticata. L’artista di New York è riuscito a convogliare nei suoi lavori gli influssi di diverse culture e correnti artistiche, sintetizzandole in una resa del tutto individuale. Non è impossibile rintracciare nelle sue opere risvolti surrealisti, indizio di un’attenzione alle avanguardie novecentesche, come gli inevitabili riferimenti classici e i moderni pattern optical che fanno da scenografia alle sue composizioni pop.

Roy Lichtenstein, Reflections on Crash
Roy Lichtenstein, Reflections on Crash

Il prelievo dal fumetto, forse, la sua pratica più diffusa. Un processo di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, attuata sulla cultura di massa che iniziava, negli anni ’60, a diffondersi capillarmente. Così Roy Lichtenstein partiva dal lato conosciuto, seriale, riprodotto, per trasportarlo nello spazio artistico che l’avrebbe reso unico, originale. Diversi i caratteri narrativi e metafisici, di cui abbiamo parlato in altre occasioni, che rendono questo lavoro molto più di un esperimento formale.

Roy Lichtenstein, The Couple
Roy Lichtenstein, The Couple

Il Museo delle Culture di Milano (Mudec) sceglie un taglio particolare per esporre l’artista. Innanzitutto si concentra, in linea con la sua identità, sugli aspetti che evidenziano la contaminazione culturale di Lichtenstein: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientale. Ma soprattutto decide di proporre, tra le 100 opere in mostra, un grande numero di stampe. Opera seriale per eccellenza che esplicita esattamente la tendenza inversa, ma non per questo meno rilevante, a quella pratica tipica dell’artista di cui prima abbiamo accennato. Se parlavamo della capacità di Lichtensteim di rendere una copia un originale, il Mudec racconta della pratica opposta: condurre un originale alla serialità.

Roy Lichtenstein, Reverie
Roy Lichtenstein, Reverie

La mostra si costruisce dunque come un percorso tematico attorno al concetto di riproduzione meccanica dell’opera d’arte e alle interpretazioni e soluzioni formali che di volta in volta l’artista è riuscito a dare. Roy Lichtenstein. Multiple Visions, curata da Gianni Mercurio, è proprio questo: visioni che procedono con costanti riferimenti trans-storici ai mutamenti dei linguaggi artistici.

*Roy Lichtenstein, Crying Girl

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