Gerhard Richter ha denunciato un disoccupato, tale Michael W., per aver recuperato dalla spazzatura del suo giardino, a Colonia, quattro schizzi da lui gettati. Risultato? Un’ammenda di 3150 euro
Del fenomeno opposto, ovvero di opere d’arte finite – spesso con contorni anche comici – fra la spazzatura, si ha una ricca casistica. Dalla vasca di Joseph Beuys ripulita dagli addetti alle pulizie per poi essere usata come secchiello del ghiaccio per la birra, all’imbianchino che alla Biennale di Venezia del 1978 ridipinse quella che pensava fosse una semplice porta e che, invece, era un capolavoro di Marcel Duchamp. Fino all’ottobre 2015, quando il personale delle pulizie del Museion di Bolzano pensò che le bottiglie, i bicchieri, i coriandoli e i mozziconi sparsi sul pavimento fossero solo i postumi di un party e ripulì tutto, mentre invece si trattava dell’opera Dove andiamo a ballare questa sera? delle artiste Goldschmied&Chiari.
Meno frequente è il processo opposto, ovvero quello di oggetti che da spazzatura tornano ad essere opere d’arte. È quello che accade in Germania, dove il grande artista Gerhard Richter ha denunciato un disoccupato, tale Michael W., per aver recuperato dalla spazzatura del suo giardino, a Colonia, quattro schizzi da lui gettati, e per aver cercato di venderli a una casa d’aste di Monaco di Baviera, che li aveva valutati circa 60mila euro. L’inghippo è venuto a galla quando la stessa casa d’aste ha chiesto l’autentica alla Fondazione Richter, la quale ha risposto che sì, erano autentici, ma che l’artista non avrebbe mai permesso che lasciassero il suo atelier senza firma né cornice. Il malcapitato “netturbino” è stato condannato a pagare un’ammenda di 3150 euro, ma inevitabilmente si è aperto il dibattito: è furto prendersi la spazzatura di qualcun altro? A chi appartiene la spazzatura di un artista? Disfarsi di qualcosa, anche di un’opera d’arte, fa cessare la proprietà, materiale o intellettuale?