Dal 25 luglio al cinema The White Crow, il film dedicato a Nurayev diretto e interpretato da Ralph Fiennes
The White Crow, il film sulla vita di Nurayev, dopo esser stato presentato allo scorso Torino Film Festival, arriva al cinema. Eagle Pictures ha annunciato la data di uscita: 25 luglio. Il film, tratto dalla biografia Rudolf Nureyev: The Life scritta da Julie Kavanagh e ancora inedita in Italia, racconta la vita del leggendario ballerino Rudolf Nureyev, dall’infanzia nella gelida città sovietica di Ufa, fino agli anni trascorsi a Leningrado nella scuola di danza.
Testardo e arrogante, ‘Rudy’, a soli 22 anni, entra a far a parte della rinomata Kirov Ballet Company, con la quale va a Parigi nel 1961, per la sua prima tournée al di fuori dell’Unione Sovietica. Gli ufficiali del KGB però lo tengono d’occhio, diffidando del suo comportamento anticonformista e della sua amicizia con la giovane parigina Clara Saint (interpretata da Adèle Exarchopoulos, già protagonista in La vita di Adele). Per questo motivo al ballerino viene comunicato che non potrà andare a Londra con la compagnia e dovrà essere immediatamente rimpatriato per esibirsi al Cremlino. All’improvviso Nureyev comprende che sta pagando caro il prezzo della sua libertà e prende una decisione che cambierà per sempre la sua vita.A dare volto e corpo a Nureyev è Oleg Ivenko, mentre Ralph Fiennes (Schindler’s List, Il paziente inglese, Grand Budapest Hotel) si ritaglia il ruolo di Alexander Pushkin, famoso insegnante di danza.
Il film si concentra su tre segmenti della vita di Rudolf Nureyev che si incastrano tra loro come in un puzzle di flashback e flashforward: l’infanzia miserevole e senza prospettive, il tribolato ingresso nell’accademia di danza sotto la guida di Pushkin e la tournée a Parigi del 1961 dove le fila del discorso si incontrano. È quest’ultima la parte più riuscita della pellicola, quella in cui finalmente la tensione diventa palpabile e la regia non si limita alla mera rappresentazione da cartolina d’epoca ma mette in atto un gioco di cinematografico degno di una spy story.
Superfluo e a tratti fastidioso il girato sull’infanzia, digitalmente inverdito per restituire un effetto vintage triste e malinconico, letteralmente patetico. Ralph Fiennes, al suo terzo film da regista, dirige in maniera attenta ai caratteri dei personaggi un buon dramma in costume peccando però qui e là di leziosità, indulgendo talvolta su immagini che sembrano scappate dalla pubblicità per un profumo di marca, piccole smancerie che affievoliscono la tensione generale della narrazione, ma fortunatamente non quella – ottima – della parte finale.