The Society: la serie Netflix ispirata a Il Signore delle Mosche
The Society è il nuovo teen drama di Netflix (no, non come te lo aspetti, potresti davvero sorprenderti) creato da Christopher Keyser (Party of Five) e diretto da Tara Nicole Weyr e Marc Webb. La prima stagione è stata distribuita su Netflix dal 10 maggio e si compone di 10 episodi che corrono veloci come se avessero passato a pieni voti un esame di binge watching.
La serie è liberamente ispirata a Il Signore delle Mosche di William Golding, romanzo che racconta di un gruppo di ragazzi britannici rimasti bloccati su un’isola disabitata e del loro disastroso tentativo di autogovernarsi. Ecco, questa – senza spoiler – potrebbe sembrare la trama di The Society in due righe, fatta eccezione per l’isola.
La serie narra infatti la storia di un gruppo di adolescenti americani che, appena tornati da un breve viaggio scolastico, scoprono di essere improvvisamente soli, bloccati per ragioni ignote nella propria cittadina americana perbene. Adulti, fratelli, sorelle e genitori sono spariti, tutti. I liceali devono capire fin da subito come fare a dividere equamente le risorse ancora presenti sul lembo di terra dove si trovano. Su quale pianeta siano però è ancora un mistero.
Supermercati, case e auto sono accessibili, così come gli smartphone trasformati però in sorte di walkie talkie senza internet. Tutto offline e disponibile fino a esaurimento scorte.
Al di là dei riferimenti letterari già descritti, diversi autori hanno affrontato il tema “individui e comunità che in poco tempo devono imparare ad auto-amministrarsi”. In questo caso però si tratta di ragazzi, obbligati a crescere velocemente cercando di mettere in pratica ciò di cui finora non si sono mai preoccupati. Non ci vuole molta immaginazione per ipotizzare le conseguenze che può portare l’incompetenza e l’inesperienza di chi è messo a capo di una comunità, o in alcuni casi alla testa di governi. Figuriamoci se i responsabili di ordine e politica sociale sono degli adolescenti.
Doppia difficoltà quindi data anche dai limiti imposti dall’età: incapacità di affrontare emergenze mediche, dal non poter far affidamento sull’esperienza preziosa di nessuno e dalla continua sensazione di mancanza e solitudine data dall’assenza dei genitori.
Non è una serie perfetta, ma bisogna riconoscerle alcuni importanti meriti. Primo tra tutti l’effetto ansia da click in basso a destra per correre veloci alla puntata successiva, che per Netflix è tutto. La serie – a parte essere etichettata come teen drama – ha al suo interno ben di più: c’è mistero, c’è amore, ci sono momenti di dolcezza tipici da serie adolescenziale – ma non stucchevoli. Siamo ben lontani dall’operazione Baby, dove – seppur la storia da raccontare fosse davvero interessante – quel che più emerge sono storielle d’amore e scazzi adolescenziali.
La scelta di mantenere molto alta la narrazione senza entrare troppo nello specifico del singolo protagonista crea un certo distacco con lo spettatore. Per quanto criticata e criticabile è una scelta valida, che permette di concentrarsi sull’esperimento messo in scena più che sugli umori o le caratteristiche del singolo personaggio.
Volti e ruoli dei personaggi sono viceversa immediatamente riconoscibili: c’è lo psicopatico, l’amico servile e intelligente, la vittima, il disabile, la religiosa, i bulli senza cervello e così via. Proprio come se fossero maschere teatrali.
Qual è la pena giusta per un reato? Come gestire le riserve di cibo e acqua prima ancora che inizino a scarseggiare? Chi è il leader di una comunità appena nata sull’onda di un’emergenza? A chi tocca l’uso legittimo della forza? Sono solo alcune delle domande che emergono, la cui risposta per i ragazzi più brillanti sembra essere una sola: ripercorrere i passi dell’evoluzione umana e sociale ,da sempre studiati sui libri, e applicarli a questa distopica realtà.
Per tutti gli altri invece vige solo una pura e cruda spinta alla sopravvivenza, che il più delle volte comporta un uso smodato di violenza. È interessante riconoscersi nelle maschere presentate e immaginare cosa potrebbe significare essere i primi e unici abitanti di un mondo che non per forza deve essere influenzato da conseguenze storiche.
Il risultato è quindi più di un semplice teen drama: è una serie che fa riflettere su alcuni concetti molto importanti della nostra realtà politica e sociale come, per esempio, una rappresentanza di potere che seppur apparentemente democratica può arrivare a una svolta autoritaria.