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Grecia alla Biennale di Venezia. Uno sguardo (finalmente) periferico dalla culla della cultura Occidentale

Il Padiglione Grecia alla Biennale Arte di Venezia 2019 Il Padiglione Grecia alla Biennale Arte di Venezia 2019
Il Padiglione Grecia alla Biennale Arte di Venezia 2019
Il Padiglione Grecia alla Biennale Arte di Venezia 2019

Riflessioni storico-sociali sul Padiglione Grecia con l’ambiente creato dai tre artisti Panos Charalambous, Eva Stefani e Zafos Xagoraris

L’immenso filosofo italiano Emanuele Severino, nel lontano 1989, scrisse un fondamentale volume, “Il Giogo”, dove affrontava Eschilo come filosofo, e, in particolare, quell’Eschilo che fa dire al Prometeo incatenato: “sono in grado di sopportare tutto perché ho previsto tutto, e siccome ho previsto tutto posso sopportare tutto”. La verità dunque, come dispositivo che prevede, che anticipa il futuro, la verità che salva. Dunque Prometeo incatenato sopporta il suo destino perché egli è Pro-methéus, ossia egli possiede il sapere del pre-vidente (pro-mathés); egli possiede il sapere e la stabilità della visione di chi è sopra tutte le cose e non si lascia sorprendere dai singoli accidenti della vita.
Il filosofo diceva testualmente: “Pro-meteo è, appunto, Pro-mētheús, il pre-vidente (pro-mathes). Così i Greci almeno sentono questo nome non greco. A partire dalla pena a cui è legato, egli possiede il «sapere»- máthos -, (le forme metheus e mathes sono legate a mathánō, «so») – che prevede il Tutto e gli consente di «sopportare» (phérein Prom; v. 105) la sorte. Di máthos parla la seconda strofe dell’Inno (v.167). Stando su (epi) tutte le cose. Stando su (epí), tutte le cose, l’epi-stathmomenos, non si lascia imprigionare dai singoli casi della vita e dalle singole parti del Tutto, ma sporge al di sopra di ognuno di essi e guardando stabilmente il Tutto li prevede tutti. L’epi-stathmomenos, è Pro- mētheús : epi ═ pro. E viceversa, il vero prevedere richiede la stabilità della visione”.
Ma adesso a trenta anni da quel volume e a venticinque secoli dalle parole di Eschilo, finalmente noi europei, che siamo figli di quella Grecia, iniziamo a interrogarci sopra una parte oscura, rimossa, della storia dell’Occidente, una domanda che si affaccia sempre più prepotente e quotidiana, una sete di giustizia, un desiderio di emancipazione dal potere, un disprezzo per ogni forma di sfruttamento e schiavitù. Oggigiorno, dopo anni interminabili di crisi economica e compressione di diritti e libertà possiamo forse dirci finalmente greci e finalmente anticolonialisti?
Allora lo sguardo sopra tutte le cose di Prometeo incatenato è oggi lo sguardo periferico, è lo sguardo Lumpen, che non è più quindi, lo sguardo di un eroe o semidio, che ha rubato il fuoco agli Dei, per donarlo agli uomini, ma è lo sguardo di uomini sfruttati oggi stesso, da altri uomini che – loro si che si credono Dei – e sono questo branco di lupi che hanno derubato, saccheggiato, umiliato, colonizzato, depredato, l’umanità intera e il futuro di tutti.
Ma come l’eroe antico sopporta tutto nel suo porsi Epi-Sopra tutte le cose, lo sguardo di questi artisti, racconta di come essi e la società greca e i Paesi PIGS e, in fondo, l’umanità composta da chi sta sotto, socialmente parlando, sopporti le angherie del capitalismo, perché ha visto, ha compreso, e dunque da questa parte che è quella degli oppressi e degli ultimi si incontra una verità. Una risata che vi seppellirà. Il signor Stigl è una metafora, e come poteva non esserlo? Presta il suo nome al titolo della mostra del Padiglione Greco alla Biennale Arte di Venezia, è un paradosso storico, un’iperbole, un equivoco, un (anti)eroe fantastico di una storia misconosciuta la cui narrazione ci porta alla periferia della storia ufficiale, ma anche ai confini della realtà. Tutto con leggerezza, ironia, capace di strappare un sorriso sardonico, rituale a chi visita la mostra.
Che troviamo nell’ambiente creato dai tre artisti greci Panos Charalambous, Eva Stefani e Zafos Xagoraris? Nel padiglione si verifica una miscellanea paradossale che investe la Storia, le grandi narrazioni e micro storie personali, individuali. Due delle molte voci raccolte da decenni da Panos Charalambous costruiscono il punto di partenza per l’installazione in vetro A Wild Eagle Was Standing Proud, un tappeto di vasetti da coppettazione ippocratica rovesciati cui viene eseguita una danza, mentre Eva Stefani attraversa generi di cinema sperimentale. Anaglifi, percorre storie a prima vista marginali ma che svelano significanti e paradossi tra realtà e finzione. Zafos Xagoraris, con l’installazione The Concession, compie un anacronismo e ci mostra oggi qualcosa che ci riporta nel 1948, collegando il passato triste degli anni tremendi della Guerra Civile e dei campi di concentramento con il movimento del Moderno e con la figura di Peggy Guggenheim concessionaria giusto quell’anno, del padiglione Greco che le fu offerto per mostrare la sua importante collezione d’arte.

Panos Charalambous ha partecipato a mostre in Grecia e internazionali, tra gli altri, documenta 14, Atene e Kassel (2017); Vive e lavora ad Atene, dove è Rettore della Scuola di Belle Arti. www.panoscharalambous.com

Eva Stefani è un documentarista, artista visivo e poeta. La ricordiamo in vari festival internazionali come Oberhausen, Osnabrück, International Documentary Film Festival di Amsterdam (IDFA), Cinéma du réel e Lisboa Docs. Ha anche partecipato a mostre internazionali, più recentemente documentaa 14 ad Atene e Kassel. Insegna Cinema Studies presso l’Università di Atene. www.evastefani.gr

Zafos Xagoraris ha partecipato a mostre internazionali, tra cui documenta 14 ad Atene e Kassel, Biennale di San Paolo, Manifesta, Biennale di Atene, Biennale di Salonicco. È stato anche visiting researcher presso l’Università del Michigan, l’Università di Sassari e la Columbia University. Vive e lavora ad Atene, dove insegna alla School of Fine Arts. www.zafosxagoraris.net

Katerina Tselou è stata assistente del direttore artistico e consulente curatoriale del documenta 14 (2014-17). È stata co-curatrice per la 4a Biennale di Atene nel 2013. Dal 2009 al 2013 è stata curatrice del programma di arti visive al National Theatre of Greece, e dal 2007 al 2008 ha lavorato come coordinatrice di mostre presso Argos, Centre for Art. e media a Bruxelles.Vive e lavora ad Atene.

Massimo Mazzone

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