Rembrandt: thinking on paper è in esposizione fino al 4 agosto al British Museum di Londra. La produzione su carta del maestro olandese è utile a svelarne meccanismi e virtuosismi tecnici.
Il British Museum di Londra, nell’occasione del 350° anniversario della morte di Rembrandt (1606-1669), offre all’interesse del pubblico una selezione di più di sessanta opere grafiche del maestro olandese. Si tratta di abbozzi, disegni e incisioni che intendono mostrare soprattutto il processo creativo dell’artista, ovvero il passaggio dall’ideazione all’esecuzione, il formarsi dell’opera per la sicura, e a volte ‘sprezzante’, traduzione del concetto nel segno grafico rembrandtiano. Ne è emblema la Giovane donna dormiente (1654), scelta come simbolo della mostra, un acquerello bruno dove i pochi tratti del pennello, ora più fini e precisi, ora più marcati ed allusivi, restituiscono appieno l’abbandono al sonno della figura femminile, probabilmente la governante e seconda compagna di Rembrandt ormai vedovo, Hendrickje Stoffels.
Questo dunque il senso della mostra londinese, l’analisi del pensiero artistico di Rembrandt – anche nelle correzioni apportate talvolta alle prove di qualche allievo – quale risulta dalla sua attività grafica: un mezzo, la carta, che ci preserva dalla sontuosità emotiva del dipinto e della commissione maggiore, e ci costringe a concentrare l’attenzione sul dettaglio tecnico.
Rembrandt è, da vari punti di vista, ampiamente celebrato quest’anno, soprattutto nei Paesi Bassi: al Rijksmuseum di Amsterdam con un percorso di largo respiro, Alle Rembrandts [Tutti i Rembrandt], entro il quale, parlando di grafica, la Donna nuda che riposa su un cuscino (c. 1658) appare un buon pendent alla Giovane donna dormiente di Londra; alla Rembrandthuis, la casa-museo, nella stessa città, con un’esposizione centrata sul contesto sociale del pittore, Rembrandt’s Social Network. Familie, vrienden en relaties [Famiglia, amici e relazioni]; alla Mauritshuis dell’Aja, con una mostra, Rembrandt en het Mauritshuis, legata alla presenza di opere sia autografe, sia attribuite al maestro e poi espunte, entro la nota collezione (una tra tutte, la celeberrima Lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp, 1632); e in altri luoghi ancora, come il Fries Museum di Leeuwarden e il Museum De Lakenhal di Leida.
Tutta olandese del resto, va ricordato, è la biografia di Rembrandt, che non intraprese mai il viaggio di studio in Italia comune a molti suoi colleghi. Le scene della vita quotidiana, che tanto impegnavano da quelle parti gli artisti del Seicento nella ricerca del dettaglio pittoresco, coinvolgono anche un certo lato di Rembrandt, che pur troneggia sulla pittura di genere a lui contemporanea per vastità di interessi figurativi ed elevatezza di soggetti (fino a quelli sacri e mitologici). In mostra risaltano, nell’ambito del colore popolare, la ridda dei personaggi intorno alla donna dei pankakes (1635) – un’acquaforte mostrata in tre stadi distinti di realizzazione, l’ultimo dei quali una stampa postuma – e il grosso Maiale sdraiato, ignaro dei suoi prossimi macellai, con eco allegorica (1643).
Il processo della creazione e della correzione è accuratamente riscontrabile nell’acquaforte con L’artista che disegna la modella (c. 1639), un non-finito dove ben si osserva l’azione della puntasecca anche nei ripensamenti. Non mancano in mostra saggi d’autoritratto, genere sempre congeniale a Rembrandt, quale che ne sia l’espressione o il costume (compreso quello ‘rinascimentale’ di cui riveste anche l’esattore Jan Uytenbogaert nell’acquaforte del 1639); né ritratti, tra i quali salta all’occhio l’incisione dedicata al suo storico patrono, Jan Six, su carta giapponese, dall’atmosfera fitta e ombrosa, entro la quale è collocato il mecenate, in atto di leggere in piedi appoggiato alla finestra.
Spesso Rembrandt si serviva dei coinquilini del ghetto ebraico entro il quale viveva come modelli dei personaggi veterotestamentari. E la stessa Saskia, moglie del pittore, appare nella mostra in figura di Ester biblica (La sposa ebrea, 1635), coi capelli sciolti e fluenti, anziché raccolti sotto i finissimi veli dei suoi ritratti più celebri, o gli altri copricapi delle sue varie rappresentazioni. Per Rembrandt Saskia fu Flora, fu Minerva, interpretazioni teatrali, che contrastano con la dimessa semplicità della Donna che giace sveglia nel letto (ancora Saskia), appoggiata al braccio, quale si vede in mostra in un disegno realizzato intorno al 1635-40. E forse proprio questo è il tratto più manifesto della personalità di Rembrandt, la capacità di passare dai più alti temi della fede e del mito alla semplicità popolare e a volte domestica mantenendo sempre lo stesso livello evocativo, oltre che tecnico; tra le incisioni recanti soggetti sacri, intense e magniloquenti appaiono per esempio la Resurrezione di Lazzaro (1631) e la Morte della Vergine (1639), così come l’Annunciazione ai Pastori (1634) nel vasto scenario dello spazio naturale; sontuosa e pervasa dalla luce divina la puntasecca su pergamena della Crocifissione (Le tre croci, 1653). Alle origini dell’umanità, invece, l’Adamo ed Eva (1638) provati dal nemico in forma di drago, appaiono con un che di ferino nel loro aspetto al momento della tentazione. Quanto ai soggetti mitologici, vale la pena menzionare l’incisione di Giove e Antiope (1659), che ancora una volta conferma Rembrandt quale uno fra i maggiori interpreti del tema del sonno nell’intera storia delle arti figurative.
Ricordiamo infine che la mostra londinese – sotto la responsabilità scientifica della curatrice della sezione “Stampe e disegni olandesi, fiamminghi e tedeschi” del British Museum, Olenka Horbatsch – sarà accompagnata da una giornata di studi (Rembrandt: Thinking on Paper Study Day) il 24 giugno al Warburg Institute di Londra, occasione per un approfondimento specialistico dell’attività grafica del maestro.
*Rembrandt, Giove e Antiope