Bisogna soffermarsi con un po’ di pazienza in Arsenale per trovare la più bella sorpresa della Biennale Arte: ovvero l’installazione Dear, del duo cinese Sun Yuan e Peng Yu
Tornare a visitare la Biennale Arte di Venezia dopo l’orgia dell’opening, lo dicevamo nei giorni scorsi, non è utile: è indispensabile. La ridda incontrollabile di inaugurazioni, presentazioni, incontri, performance varie che si addensa nei quattro giorni della preview non consentirà mai di vedere mostra internazionale e padiglioni nazionali con la giusta attenzione e soprattutto con la mente sgombra necessaria a guardare con attenzione critica. Noi ci siamo quindi tornati, e ora proviamo a strutturare qualche osservazione sulla scorta di questo nuovo sguardo. E, ribadiamo, “i giochi”, nel bene e nel male, si compiono all’Arsenale: qui si trova il padiglione che a nostro parere avrebbe meritato il Leone, quello del Ghana; qui si trova un Padiglione Italia che la nostra nuova visita non riscatta dal tenore debole, smidollato, disorientato, che non ci piace associare all’arte italiana.
E qui si trova la più bella sorpresa che questa edizione ci abbia riservata, e che al primo sguardo in Arsenale ci era sfuggita: ovvero l’installazione Dear, del duo cinese Sun Yuan e Peng Yu. Per la verità, di questi artisti avevamo già segnalato fra le cose di maggior impatto il robot in gabbia presentato nella sala centrale del padiglione centrale ai Giardini: ma l’opera proposta in Arsenale rischia di passare inosservata, se non ci si imbatte nel suo momento clou. All’apparenza è infatti una poltrona bianca di silicone esposta dietro a una barriera di Plexiglas: con un tubicino nero che esce dal centro, e che potrebbe insospettire l’osservatore. Ma a noi ha catturato l’assordante fischio udito avvicinandoci: che ci ha spinti ad aspettare, per capire. È in questo la forza del meccanismo: leggiamo che quel tubo verrà percorso da aria altamente pressurizzata, sbattendo violentemente e rumorosamente contro tutto ciò che lo circonda. Ma per ora udiamo soltanto il rumore sordo e incalzante di un compressore che si carica: quando “esploderà”? Una routine che innesca sensazioni ormai rare davanti all’arte contemporanea, sensazioni forti, inconsce, viscerali, subliminali (guardate il video!): coinvolgimento, attesa, minaccia, paura…