La pistola con cui si sarebbe suicidato Vincent Van Gogh viene messa all’asta il prossimo 19 giugno a Parigi, da Drouot, dalla casa d’aste AuctionArt-Rémy Le Fur
Chi abbia letto qualcosa sulla drammatica vicenda esistenziale di Vincent Van Gogh, o abbia visto uno dei tanti film che la ricostruiscono, conoscerà bene la vicenda. Il grande artista olandese si trasferì ad Auvers-sur-Oise, nel sud della Francia, nel 1890, nella stanza numero 5 della locanda di Arthur Ravoux. In quel periodo, Van Gogh era al top della sua arte, creava oltre un dipinto al giorno, ma era sempre mentalmente instabile. Domenica 27 luglio andò in un campo dietro la chiesa del villaggio e si sparò al petto: perse coscienza e si svegliò al crepuscolo, gravemente ferito. Tornò alla locanda dove morì 2 giorni dopo.
Come in ogni ricostruzione poliziesca che si rispetti, però, manca un elemento fondamentale: l’arma del “delitto”. Ovvero la pistola, che fu trovata in quel campo da un contadino intorno al 1960 e consegnata all’attuale proprietario. Ci sono stati molti dibattiti circa la pertinenza di questa pistola con il suicidio di van Gogh: ma il calibro (7mm) è quello del proiettile recuperato dal corpo dell’artista, come descritto dal medico in quel momento; inoltre studi scientifici hanno dimostrato che quella pistola poteva essere rimasta sepolta nel terreno dal 1890 e, infine, si tratta di una pistola a bassa potenza, il che spiegerebbe perché Van Gogh non morì all’istante dopo essersi sparato. Ora il cimelio viene messo all’asta il prossimo 19 giugno a Parigi, da Drouot, dalla casa d’aste AuctionArt-Rémy Le Fur: chi fosse interessato, la stima varia da 40 a 60mila euro…