Due mostre celebrano il centenario della morte di Angelo Morbelli. A Milano alla GAM di via Palestro, in Piemonte al Museo Civico di Casale Monferrato
Fosse nato nel Novecento, magari in America, oggi avremmo le pareti tappezzate delle sue riproduzioni. Con quei silenzi, quelle solitudini. Con quel languore che declina nella penombra delle chiese o tra i legni dell’ospizio, e si fa morbido nell’en plein air quieto e trasparente della campagna. Certo, una cosa sono le ragazze in attesa sulle lenzuola o nei bar, un’altra i vecchioni del Pio Albergo Trivulzio. Ma gli eventi organizzati nel centenario della morte di Angelo Morbelli potrebbero incoraggiare rassegne più ampie su una figura e un milieu artistico meritevoli di maggiore attenzione scientifica, in quanto protagonisti – e non solo cronisti – del trapasso italiano verso la modernità. Una transizione che, per il pittore piemontese, s’incarna nei mille volti della sua città adottiva: Milano.
È il 1867 quando, con una borsa di studio del Comune di Alessandria, il quattordicenne e talentoso Angelo arriva a Brera, subito notato e premiato (nel decennio di permanenza in Accademia fioccheranno medaglie e menzioni onorevoli). Nessuno direbbe che per lui il disegno e il colore siano stati un “ripiego”: un’infezione contratta a sette anni – che lo avrebbe progressivamente condotto alla sordità – gli ha infatti strappato il sogno di coltivare la sua prima vocazione, quella musicale. Ma, se l’Italia è fatta da poco (e gli italiani ancor meno), il giovane “mandrogno” ci mette pochissimo a farsi meneghino, interprete di una milanesità orgogliosamente evidenziata nei suoi quadri: fiera, con le guglie del duomo a pungere il cielo; generosa, poiché sostiene i reietti, non lascia indietro gli ultimi e del sociale fa politica, denunciando lo sfruttamento di corpi bambini; progressista e futurista, mente sbuffa vapore sulle rotaie e passeggia in Galleria. Una dimensione europea e ricca di stimoli, dalla quale, tuttavia, il pittore ogni tanto ritiene salutare allontanarsi, tornando nel suo buen retiro alla Colma di Rosignano, in quel Monferrato che ancora oggi tra le dolci colline di Grignolino e Barbera custodisce un cuore aspro e un po’ selvaggio. Qui arrivano spesso e volentieri amici, colleghi e conterranei, come Giuseppe Pellizza da Volpedo, lo scultore Leonardo Bistolfi e Francesco Negri, pioniere della fotografia.
Insomma Morbelli, figlio di due mondi e due secoli, tra realismo, Divisionismo e Simbolismo cerca di rendere complementari – e non contrapposte – vita urbana e vita rurale, stemperando i tumulti della storia e gli affanni dell’anima in un lirismo che, anche quando denuncia, non manca mai di concentrarsi sulle persone con tocchi di sincero pathos . Le circa trenta opere esposte alla GAM di via Palestro, oltre ad esaltare la tecnica e le soluzioni compositive dell’artista, ne tracciano un’evoluzione che non banalizza i suoi crediti nei confronti dei contemporanei e dei posteri. E, giacché siamo in anno di Biennale, vale la pena di ricordare come due anni fa uno dei quadri della sezione dedicata al Trivulzio, “Giorni… ultimi”, avesse costituito il punto di partenza del progetto della Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina, “The Boat is Leaking. The Captain Lied”, con Thomas Demand, Alexander Kluge e Anna Viebrock ispirati dall’opera e dalla sua equivocata iconografia.
Se Milano ovviamente ha “giocato in casa”, altrettanto fa la mostra al Museo Civico di Casale Monferrato, che, inaugurata due mesi dopo, si protrarrà per tutta l’estate. Non una coda o un’appendice della GAM, ma un’esposizione più raccolta e focalizzata sul territorio, costituita soprattutto da depositi temporanei di privati alla pinacoteca. Entrambi i progetti si sono avvalsi della collaborazione degli eredi Morbelli, che ancora oggi rendono possibile la visita alla casa-studio dell’artista alla Colma, dove l’idillio contadino, se non proprio incontaminato, lascia ancora la possibilità di immedesimarsi in ciò che il pittore vedeva (e dipingeva) dal suo giardino. Una prospettiva “local” che, a cinque anni dalla promozione Unesco, insiste su una valorizzazione integrata fra patrimonio artistico e beni paesaggistici di questo ruvido e incantevole angolo del Piemonte.
http://www.comune.casale-monferrato.al.it/museo-morbelli
http://www.gam-milano.com/it/mostre-ed-eventi/mostre-in-corso/
Anita Pepe