L’impronta tricolore sulla fiera più prestigiosa al mondo non è trascurabile e sventola anzi fiera sull’edizione 2019 di Art Basel. Le gallerie italiane rappresentano in proporzione una buona fetta dei 291 stand totali, distribuendosi su entrambi i piani e rappresentando uno dei pochi rivali al blocco anglosassone che oggigiorno timona gusti e mercato. Se nella hall principale trovano posto meno gallerie ma di livello, salendo le scale si incontrano un numero maggiore di stand del belpaese; gallerie meno blasonate che provano a colmare il gap stupendo e avanzando ottime proposte di ricerca contemporanea. Aldilà dei giudizi di qualità che oscillano tra gusti personali e dinamiche di mercato, una presenza così copiosa rappresenta indubbiamente un segnale positivo per la dimensione italiana, troppo spesso bistrattata e relegata ai margini.
21 in totale le gallerie, tra cui Artiaco da Napoli, Continua da San Gimignano, Massimo De Carlo, Invernizzi, Kaufmann Repetto, Giò Marconi, Christian Stein, Tega e Zero…, tutte da Milano, lo Scudo da Verona, Magazzino da Roma, Massimo Minini da Brescia, Franco Noero da Torino, Tornabuoni da Firenze, Tucci Russo da Torre Pellice. Il 7% di partecipazione italiana diviene un dato interessante, soprattutto quando al suo interno ci sono almeno 5 elementi che si sono distinti anche nel confronto con le gallerie internazionali.
Galleria Tornabuoni
Immensi arazzi occupano interamente lo stand di Tornabuoni, che opta per presentare una selezione monografica attorno ad Alighiero Boetti. Le sue imponenti mappe avvolgono il visitatore all’interno di uno stand dall’efficacia assicurata. Grandezza, varietà sul tema, libertà di movimento all’interno dello spazio dello stand: siamo certi che tutto questo influirà positivamente sulle vendite. E sui prezzi…
Galleria dello Scudo
L’informale si materializza alla Galleria dello Scudo e si scompone in nelle sue declinazioni nelle due stanze in cui è diviso lo stand. Da una parte l’informale materico e corposo delle sculture di Leoncillo e nei sacchi di Burri, perfettamente integrati nelle tonalità allineate. Un piccolo corridoio che funge da separatore porta con sé un ovale di Severini e una composizione di Morandi. Passaggio di leggerezza che si infrange nelle lotte di colore di Emilio Vedova, come sempre grande protagonista della galleria. Così presente che Oltre si spinge addirittura fuori dai confini dello stand, affacciandosi sul corridoio.
Galleria Tega
Eccellenza italiana in esposizione da Tega, che propone, tra le altre opere, una tripletta di livello assoluto. Uno scuro e pesante Cretto di Burri assorbe la scena con il suo nero intenso in rapida screpolatura, mentre Fontana apre la mente e libera il respiro con un Concetto Spaziale di un verde calma, arricchito di gemme verde smeraldo e rosso rubino. Lo spirito si perde infine nel leggero Sogno di Fausto Melotti, brillante e poetico anche se costretto a guardare con discrezione lo stand dall’angolo.
Galleria Christian Stein
Arte concettuale ma anche teatrale da Christian Stein, che allestisce il suo spazio puntando su uno stand apprezzabile solo camminandoci attraverso. Si è infatti costretti ad entrare e svelare il risvolto interno della parte esterna, che volge al corridoio, per scoprire la scultura di Mimmo Paladino. Un Untitled che occupa tutta la parete con una textura di limoni in ottone: al centro un misteriosa icona raffigura una nuca umana da cui delle corna, simili a rami, si staccano dall’opera avvicinandosi al visitatore. Il contributo attivo del visitatore si estende fino al passaggio nel mezzo dell’Intervallo di Paolini: una statua classica seziona a metà, si posiziona cripticamente con gli occhi che guardano le spalle; o, se si vuole, con le spalle che precedono il busto nel cammino.
Galleria Tucci Russo
Giovanni Anselmo Indica un, a dire il vero onnipresente, Tony Cragg. Da Tucci Russo però, al contrario delle comparse in altri stand, la scultura si alza vorticosa ben più in alto delle sorelle perdute, oltre che a recuperare la più efficace colorazione metallica. Mentre gli occhi dei visitatori seguono l’indicazione di Il panorama con mano che lo indica, dietro si intravedono le Fake Flag di Thomas Schutte, veritiero baluardo della natura concettuale della galleria.