Il museo nazionale Maxxi di Roma affronta la stagione estiva con un’offerta espositiva decisamente sottotono. Ma simbolicamente ospita e pubblicizza in grande stile il concerto del cantante
Prendete uno dei tanti viaggiatori che nel programmare le proprie vacanze estive tengono in conto le mostre che troveranno da vedere nelle destinazioni ipotizzate. Probabilmente si andrà a vedere cosa offrono i musei nazionali delle diverse mete prese in considerazione: ed in giro per l’Europa la scelta sarà molto dura. Gli basterà aprire il sito web della Tate di Londra, ad esempio: un vero capogiro, con mostre o progetti vari di Vincent van Gogh, Jenny Holzer, Olafur Eliasson, Natalia Goncharova, Takis, una corposa mostra storica sul Realismo Magico. Ma volendo nella sede di Liverpool troverà una mostra di Keith Haring, in quella di St Ives una della stella nascente Otobong Nkanga. Ipotesi Parigi? Al Centre Pompidou troverebbe una grande personale di Cao Fei, ma se ritarderà le proprie ferie potrà incappare in mostre di grandi come Francis Bacon e Christian Boltanski. Olanda? C’è l’imbarazzo della scelta, solo lo Stedelijk di Amsterdam offrirà personali di Maria Lassnig e Walid Raad…
E in Italia? Non ci piace fare i disfattisti, ma la realtà è che il nostro museo nazionale, il Maxxi di Roma, non è decisamente su questa linea. Il succitato potenziale viaggiatore troverà nei programmi una mostra di un certo rilievo, Al norte de la tormenta, con una selezione di capolavori della collezione dell’IVAM di Valencia: il frutto di uno scambio – il prossimo anno il Maxxi sarà ospite a Valencia -, ma non certo un evento di richiamo, frutto di una ricerca, di un “investimento” culturale. Perché Keith Haring non arriva a Roma? Problemi di budget, sicuramente: ma non soltanto. In questo quadro, colpisce che il Maxxi sbandieri a quattro venti che fra i suoi programmi estivi ci sarà – lunedì 17 giugno – un concerto del vincitore del Festival di Sanremo Mahmood. Nulla in contrario al fatto che un museo si apra anche alle più diverse espressioni della creatività, lo fanno ampiamente anche quelli citati sopra: ma il fatto che a Roma van Gogh sia del tutto rimpiazzato da Mahmood, vorrà dire qualcosa?