La marchesa Giovanna Sacchetti riceve il premio la Rosa di Brera, assegnato ogni anno a chi si è distinto particolarmente nel sostegno alle attività della Pinacoteca. Fondamentale il suo supporto nel riportare il ‘900 nelle sale del museo, anche se in un allestimento provvisorio.
I capolavori che riposano nascosti nei magazzini di Brera, Milano, da oggi non sono più in cantina. Anche se a dire il vero in cantina non lo sono mai stati, dal momento che i depositi a vista risiedono nella sala XXIII. Ma ora non sono nemmeno più nascosti: al centro delle sale IX e XV, tra Tintoretto e Mantegna, dei contenitori con vetrate trasparenti e griglie metalliche sono stati installati al fine di esporre i dipinti delle Collezioni Jesi e Vitali.
Non una mostra, non un allestimento e soprattutto non una soluzione definitiva: ma un esperimento temporaneo volto a conservare, come finora è stato fatto, e ad esporre, come invece non si era ancora riusciti a fare, le opere del ‘900 che finalmente guadagnano il loro spazio a Brera. In attesa che venga finalmente ultimato il progetto di Palazzo Citterio, casa da decenni designata ad ospitare le collezione, le opere radunate dallo storico direttore di Brera Franco Russoli si manifestano al pubblico seguendo il binario del “museo visibile”.
Il riallestimento segue la struttura del sistema di appendimento utilizzato nei depositi a rastrelliere e non si pone in alcun modo un intento curatoriale, ma segue esclusivamente l’urgenza di restituire vita a delle opere per troppo tempo rimaste al buio. E che opere: Morandi, de Pisis, Licini, de Chirico, Sironi, Carrà, Modigliani e altri ancora. Lavori che al tempo dell’annessione alla Pinacoteca erano contemporanee, che invece si ritrovano ora a testimoniare in modo eccezionale momenti salienti della storia dell’arte.
Fermento e violenza nella Rissa in galleria di Boccioni, manifesto iconico del Futurismo quasi quanto La città che sale. Silenzio e sottile angoscia avvolgono la Musa metafisica di Carrà e le varie e innumerevoli Nature morte di De Pisis. Tante, tantissime composizioni dalle cromie tenui e dall’armonia solida di Morandi; Mario Mafai, Medarno Rosso, Marino Marini, Gino Severini costellano una collezione che continua a sgomitare per avere sempre più visibilità. Qualcosa è stato fatto, altro è ancora da fare.