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L’eterno conflitto tra uomo e natura: Julian Charrière in mostra al MAMbo

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

Il MAMbo inaugura la prima esposizione italiana di Julian Charrière, dal 9 giugno fino all’8 settembre 2019.

Il MAMbo dà riprova delle coerenti scelte espositive che caratterizzano fin dal principio il mandato di Lorenzo Balbi, alla guida del rinnovato museo bolognese dall’aprile 2017. Anche stavolta – com’era già avvenuto con That’s IT! – il direttore sceglie di puntare su un giovanissimo artista capace di portare in mostra contenuti strutturati, generatori di spunti di riflessione.

All’interno della prima esposizione italiana di Julian Charrière, inaugurata il 9 giugno e visitabile fino all’8 settembre 2019, le immagini immobilizzano il visitatore, lo invitano a pensare, a capire, a cercare risposte. Il giovanissimo artista svizzero – formatosi sotto la guida di Olafur Eliasson e avvezzo ad una ricerca stratificata che ruota costantemente intorno ai temi dell’effimero, della caducità e dei conflitti che intercorrono tra genere umano e natura – scava in profondità, arrivando nei luoghi più remoti della terra. Lì, ai confini del mondo, studia il passato e rivela panorami a metà tra ciò che è stato e ciò che sarà, focalizzando i suoi studi sulle inestricabili relazioni tra uomo, tecnologia e ambiente naturale.

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere accompagna il visitatore tra i relitti e le rovine dell’atollo di Bikini, nei meandri di quel paradiso naturale che, nell’estate del 1946, venne sventrato dai test nucleari dell’operazione Crossroads. La mostra, a cura di Lorenzo Balbi, occupa la Sala delle Ciminiere dell’Ex Forno del Pane con una serie di 14 opere tra video, installazioni e fotografie che documentano e raccontano brutalmente gli scenari di questi esperimenti a più di settant’anni dalle esplosioni.

Ogni cosa, all’interno del percorso espositivo, è studiata affinché lo spettatore si possa muovere liberamente e possa concedersi le naturali pause di meditazione visiva che il progetto richiede. Il buio della prima sala introduce il visitatore in un mondo sottosopra e i rumori in sottofondo appaiono ovattati, come sarebbero nel profondo degli abissi. Di fronte a Iroojrilik (la prima, grande videoinstallazione in cui ci si imbatte dopo aver varcato la soglia della Sala delle Ciminiere) la sensazione di straniamento che si avverte è incontrollabile: sullo schermo scorrono le immagini di relitti verdeggianti, pesantemente adagiati sul fondale marino e ricoperti di alghe e concrezioni organiche; una sorta di “Atlantide del nucleare” documentata personalmente dall’artista che, servendosi di riprese aeree e subacquee, gioca sul visibile e sul non visibile, su ciò che vediamo in superficie e su ciò che il mare cela silenziosamente nel profondo delle sue acque.

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

I medium utilizzati da Charrière sono molteplici: costruisce memorie architettoniche utilizzando materiali organici che si decompongono giorno dopo giorno, ricoprendosi di muffe e funghi simili alle incrostazioni con cui l’ambiente subacqueo ha fagocitato i relitti; con magistrale illusione, spinge il visitatore a perdersi nelle ambigue e oscure profondità dell’oceano, invitandolo a volgere lo sguardo verso la superficie e a riconoscere il riflesso del sole, prendendo coscienza delle disastrose conseguenze dell’inquinamento globale.

L’opera che dà il nome alla mostra domina gli spazi della Sala delle Ciminiere: si tratta di una grande struttura metallica che, grazie al contrappeso di sacchi di plastica trasparente pieni d’acqua di mare, sorregge un’enorme campana da immersione, dalla quale si sente fuoriuscire il respiro di un sommozzatore. Alle sue spalle si ripete, in loop, un video girato a 65 m di profondità e riprodotto su uno schermo di grandi dimensioni, in cui il cimitero delle navi affondate nell’atollo di Bikini viene mostrato ancor più da vicino. Il dolore degli abitanti delle isole Marshall, costretti a lasciare le proprie terre a causa del piano nucleare, è tangibile e aleggia nell’atmosfera. Sono le noci di cocco ingabbiate nel piombo fuso, disposte casualmente su tutta la superficie pavimentale, a ricordare lo strazio e la soffocante pressione subìta dagli sfollati.

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

Non solo Charrière: la Project Room e le mostre dedicate a Bologna e al territorio

Il MAMbo stupisce per qualità e varietà dell’offerta espositiva: oltre alla mostra temporanea dedicata a Julian Charrière e alla collezione permanente, l’istituzione museale ha di recente inaugurato Pensatevi Liberi. Bologna Rock 1979, una mostra a cura di Oderso Rubini e Anna Persiani che ripercorre i momenti salienti della scena culturale del capoluogo emiliano nel decennio 1975-85 assurgendo a pietra miliare il Bologna Rock «evento capace di radunare più di 6000 persone al Palasport per l’esibizione di 10 gruppi, sconosciuti o quasi, (…) considerato il simbolo di una stagione».

L’esposizione, visitabile fino al 29 settembre 2019 all’interno della Project Room, si sviluppa seguendo una timeline che corre lungo il perimetro della stanza e comprende disegni (tra cui alcuni di Andrea Pazienza), foto e materiali grafici come locandine e manifesti, quaderni e fumetti, evidenziando gli avvenimenti e le date più significative del brulicante ambiente artistico e culturale di quegli anni.

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

 

Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere
Julian Charrière, All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere

Ph. Credits: Fabio Ezio Solinas

Informazioni utili:

Dove: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Via Don G. Minzoni 14 (BO)

Quando: All We Ever Wanted Was Everything And Everywhere dal 9 giugno all’8 settembre 2019 I Pensatevi Liberi. Bologna Rock 1979 dal 17 maggio al 29 settembre 2019

Orari di apertura: martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica e festivi h 10.00 – 18.30 | giovedì ore 10.00 – 22.00 | chiuso il lunedì

Biglietti:

Collezioni permanenti (include la Project Room): Intero 6 € | Ridotto 4 €

Ingresso mostra Julian Charrìere: Intero 6 € | Ridotto 4 €

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