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La mia vita con John F. Donovan, al cinema il nuovo film di Xavier Dolan

La mia vita con John F. Donovan

La mia vita con John F. Donovan

La mia vita con John F. Donovan, al cinema il nuovo film di Xavier Dolan, il regista canadese di MommyI Killed My Mother

Lo aspettavano tutti. Un film brutto di Xavier Dolan. Appena trentenne, il cineasta canadese ha già una filmografia che in questi anni l’ha reso tra gli autori preferiti della critica e di una fetta di affezionatissimi spettatori, nonché habitué a Cannes (dove anno dopo anno ha fatto incetta di premi). Giovane, geniale, di successo e introverso (antipatico dice qualcuno, scostante dice qualcun altro, solo timido e insicuro dice invece Thierry Frémaux, direttore del Festival Cannes), l’attesa per il passo falso era ormai alle stelle. Quasi che l’inciampo possa far tirar un sospiro di sollievo ai detrattori.

La mia vita con John F. Donovan arriva al cinema dopo una lunga lavorazione, cosa di per sé già insolita per Dolan – in genere molto rapido nel portare a termine i propri progetti – che nel frattempo ha già scritto, diretto, terminato e portato a Cannes il suo nuovo film: Matthias et Maxime (in Italia lo vedremo a ottobre con Lucky Red).

Prima produzione internazionale per Dolan, La mia vita con John F. Donovan vanta un cast all stars: Kit Harington (il Jon Snow del Trono di spade), Natalie Portman (Jackie, Planetarium, Black Swan, V per Vendetta), Kathy Bates (Misery non deve morire, American Horror Story) e Susan Sarandon (L’olio di Lorenzo, Dead Man Walking, Thelma & Louise), Thandie Newton (Westworld, Crash), Ben Schnetzer (Pride, The Riot Club) e il giovanissimo Jacob Tremblay (Room, Wonder). Tra le altre, era prevista anche la presenza di Jessica Chastain (durante le riprese si sono sprecati tweet e post Instagram di stima e d’affatto tra attrice e regista), ma alla fine – montaggio dopo montaggio – Dolan ha deciso di tagliare la parte prevista per l’attrice di Zero Dark Thirty e The Help.

La mia vita con John F. Donovan

Rupert Turner (Ben Schnetzer) è un giovane attore, ha da poco pubblicato un libro in cui racconta la storia di John F. Donovan (Kit Harington), star della televisione americana scomparsa tragicamente dieci anni prima. Quando Rupert era poco più di un bambino aveva scritto una lettera a John, il proprio idolo,  che inaspettatamente aveva risposto al suo piccolo grande fan. Tra i due ha preso così il via una corrispondenza segreta durata anni, prima del tragico epilogo.
Durante un’intervista con una giornalista scettica e scorbutica (la sempre stupenda Thandie Newton), Rupert ripercorre la propria vita e quella di John F. Donovan, tracciando la parabola dell’ascesa e del declino di una star schiacciata dal peso di un inconfessabile segreto.

La mia vita con John F. Donovan riprende tutte le ossessioni e i temi cari a Dolan, che continua così il suo discorso autoriale fatto di madri ingombranti e figli ribelli, omosessuali e alla ricerca del proprio posto nel mondo. La pellicola passa dal tema dello show business (il fascino e i meccanismi della fama) a una visione privata sulla vita quotidiana di un giovane uomo che lotta per diventare un attore rispettato. La storia descrive, in una forma intima e familiare, come la celebrità può cambiare e influenza la vita privata delle persone e di come si  sia possibile affrontare in maniera diversa questa “trappola” a livello personale. La mia vita con John F. Donovan
Il giovane Rupert è fan di un divo del cinema e da grande sogna di diventare anche lui un attore (proprio come Dolan che da bambino era ossessionato da Leonardo DiCaprio, a cui aveva scritto una lettera che, differenza di quanto avviene nel film, non ha avuto nessuna risposta); le loro esistenze si muovono come parallele con il gap di qualche anno. Le scelte che prenderanno rispetto a come vivere la propria omosessualità segneranno per loro due strade completamente diverse.

Rispetto ai film precedenti di Xavier Dolan ci troviamo di fronte a una pellicola meno coesa, qui e là più confusa, che brilla meno, ma non per questo – al contrario di quanto detto – da buttare. Gioca con le forme del cinema hollywodiano popolare (omaggia a suo modo la maniera di Spielberg e Zemeckis) facendolo convergere nella forma del film d’autore, rischia il pastiche, ma senza mai cascarci dentro. La mia vita con John F. Donovan è un film molto ambizioso, frammentario, talvolta incerto e casca – qui e là – in qualche banalità superflua (come il cameo di Michael Gambon che fa una fugace apparizione per snocciolare una lezione di vita in stile Baci Perugina). Dolan evidentemente si è trovato meno a suo agio con un film corale, ma… è un film pieno di vita e di slanci, a volte sbilenco certo, ma sempre palpitante.

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