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Il climate change e l’Antropo-apericena

Ci risiamo, insistono, il martellamento continua. Dovete sapere che qualsiasi cosa facciate c’entra il climate change (e fotti), l’antropocene, l’epoca dominata da quella chiavica dell’homo sapiens, un fascista prevaricatore di tutte le specie animate e non dell’intero globo terraqueo.
Di questo e d’altro si è dibattuto dal 1 al 5 luglio alla Bocconi di Milano che ospitava il Congresso Mondiale sulle sfide dell’Antropocene, di cui La Lettura, l’inserto domenicale del Corriere della Sera, ci ha ampiamente documentato e di cui caldamente, viste le temperature, vi consiglio la consultazione. Tutto il meglio dell’ecologismo mondiale si è riunito per stabilire a quando far risalire l’era geologica denominata Antropocene, caratterizzata dal forte condizionamento esercitato dall’attività dell’Uomo sull’ambiente, e su come comunicarne il disastroso effetto. Tutto ebbe forse inizio con il primate di 2001 Odissea nello Spazio che, brandendo l’osso a mo’ di clava, dava inizio all’utilizzo di strumenti esterni alla propria fisicità? O, piuttosto, con l’avvento del neolitico caratterizzato dalla scoperta dell’agricoltura (che già iniziava a causare danni all’ambiente, secondo alcuni ricercatori)? Oppure si deve individuare nell’era dell’industrializzazione, tra ‘700 e ‘800, l’inizio della catastrofe? Ah, saperlo! Chissà, forse si stava meglio quando si stava peggio, impauriti nelle caverne, ecologicamente alla mercé di qualche predatore dominante, fascista, desideroso di «magnarci».

Ad ogni buon conto, aldilà degli aspetti strettamente scientifici, il meglio di sé i ricercatori lo esprimono nelle interviste rilasciate a La Lettura. Scevri da numeri e proiezioni, rivelano il brodo di coltura nel quale fiorisce l’agente patogeno che ne determina le visioni. Si può spaziare dalle sparate circa le variazioni dai 3 ai 5 gradi (sic!) in più che la Terra potrebbe raggiungere da qui alla fine del secolo, ai rimedi per invertire la rotta appoggiandosi alle discipline sociali e umanistiche e sulla rivoluzione che il design (e te pareva) può rappresentare per lo sviluppo futuro delle città. Anche se Harini Nagendra, ecologa e docente di Sostenibilità alla Azim Premji University di Bangalore, drammaticamente si interroga, “prendiamo Milano: ha conquistato l’Olimpiade Invernale, che cosa costruirà? Quali edifici cresceranno? Ma soprattutto, cosa succederà alle persone più povere?” E ancora, “non tutti potranno contare sulle stesse condizioni di vita, sarà questo l’effetto più devastante dell’ Antropocene”.

Mah, confesso i miei limiti, non vedo il nesso, mi pare si scivoli verso l’Antro-apericena. O meglio, continuando a leggere l’intervista alla quale partecipa anche Erle Ellis, scienziato ambientale, professore all’Univesità di Baltimora, si chiarisce il vero scopo di convegni, dibattiti e interviste: rendere più sexy l’argomento clima, appoggiandosi più che ad argomentazioni scientifiche, peraltro controverse, a vere e proprie campagne pubblicitarie, a narrazioni cool di intellò, poeti e naviganti. Difatti il meglio di tutto l’ambaradam lo danno gli Ufficiali della Propaganda tipo il filosofo Timothy Morton, famoso per aver coniato la definizione OOO, Ontology Object-Oriented, l’unica vera filosofia occidentale in quanto anti-antropocentrica. “Un pensiero che rifiuta di considerare gli uomini come esseri speciali e superiori, secondo l’OOO pensiero siamo tutti uguali perché fatti di atomi, siamo tutti persone, che si tratti di scoiattoli o di esseri umani”. Non poteva ovviamente mancare un sermone anticapitalista, vero collante di tutto il mainstream ecosostenibile, auspicando “una qualche forma di socialismo che includesse in qualche modo altre forme di vita. Così si potrebbero finalmente progettare edifici e veicoli che non uccidono così facilmente.» Minchia, il socio-comunismo ritorna sotto alte vesti?

Timothy Morton
Timothy Morton

Vabbè, tiremm innanz, continuiamo la l(L)ettura e scopriamo un altro fondamentale contributo al rinnovamento dell’Uomo, il concetto di Fattoide. Affermazione presentata come un fatto la cui attendibilità non è stata verificata e che conduce direttamente a Obi-Wan Kenobi, sì, l’è pròpi lù, lo Jedi, e alla chiaroveggenza derivante dalla Forza. “Pensate -dice il Filosofo- a come vi farebbe sentire il solo fatto di crederci, se avessimo fiducia in qualcosa di simile alla Forza le nostre vite sarebbero diverse, diventeremmo più spensierati e smetteremmo di credere che ‘vero’ e ‘falso’ siano concetti davvero così differenti”. Finalmente “liberi” di berci tutte le minchiate che ci rifilano. Che la Forza sia con Voi, andate in pace… e a comprarvi la mantellina e la spada laser!
Pure ai tempi miei, lo so, è brutto da dire, qualche fattoide circolava, tipo Aldous Huxley e Timothy Leary, un po’ psichedelici è vero, pure un po’ borderline, ma non ci scassavano con moralette eticheggianti e soprattutto ci facevano divertire e ci regalavano le lenti che ognuno adattava ai propri occhi, non un visore 3D che mostra a tutti la stessa roba.
Per non farci mancare nulla e per rendere più «figa» la stramaledetta narrazione, non sono stati ignorati nemmeno i grandi protagonisti della musica pop-rock che con i loro pezzi ci avevano messi in guardia, managgia, su come sarebbe andata a finire. Pensate a quanto erano avanti Celentano con la sua Via Gluck, per dirne uno, e David Bowie con Five years, solo cinque anni ancora per la Terra. Cioè, avevano capito tutto! Ce lo avevano detto, e noi, come dei pirla, niente, tutt’al più qualche canna, qualche sorriso di ragazze innamorate. Stolti!
Vabbè, è andata così. Morale della favola, tutti in tavola e, come dice Lancillotto, qui va tutto a quarantotto!
Antropocenici saluti
L.d.R.

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