The Burnt Orange Heresy è il thriller a tema artistico in uscita a settembre. Diretto da Giuseppe Capotondi, il film ha diverse particolarità, soprattutto nel cast. Tra i protagonisti infatti, oltre a Donald Sutherland, figura anche il leader dei Rolling Stones Mick Jagger.
Appena si è diffusa la voce che fosse in uscita un nuovo film a tema artistico, di produzione estera ma girato da un regista italiano, il pensiero degli appassionati non ha potuto fare a meno di tornare a La migliore offerta di Giuseppe Tornatore. Uscito nel 2013, la vicenda riusciva a mischiare il mistero del thriller – pur non essendo tale – e la tormentata esistenza di chi vive profondamente l’arte. Non sappiamo ancora se The Burnt Orange Heresy di Giuseppe Capotondi ricalcherà il successo della pellicola di Tornatore, ma alcune attinenze tra loro possono far ben sperare. In particolare si ripropone quell’inusuale binomio che aveva ben impressionato soprattutto in quel noir artistico sceneggiato dal regista e scrittore siciliano: regista italiano – Tornatore appunto – e cast e produzione anglosassoni. Nel caso dell’ultimo lavoro di Giuseppe Capotondi il film, oltre a solcare questa linea, si fregia anche della location nostrana ambientando la vicenda sulle rive del Lago di Como.
Come anticipato, l’opera cinematografica dovrebbe indirizzarsi sotto la categoria del thriller neo-noir, il tutto percorso da una sottile vena erotica rafforzata dalla poesia che il tema artistico diffonde per tutta la vicenda. The Burnt Orange Heresy, proiettato in anteprima mondiale il 7 settembre in chiusura, fuori concorso, della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (28 agosto – 7 settembre 2019), unisce il mondo dell’arte a quello della malavita sullo sfondo dell’Italia odierna. Il carismatico critico d’arte James Figueras (Claes Bang) seduce l’affascinante turista Berenice Hollis (Elizabeth Debicki). I due nuovi innamorati raggiungono la lussuosa proprietà sul Lago di Como del potente collezionista d’arte Cassidy (Mick Jagger). Questi rivela di essere il mecenate dello schivo Jerome Debney (Donald Sutherland), una sorta di J.D. Salinger del mondo dell’arte che ha rinunciato alla notorietà, e avanza ai due una strana richiesta: rubare a qualsiasi costo uno dei capolavori di Debney dallo studio dell’artista. Ma appena la coppia inizia a conoscere il leggendario Debney, comprende che nulla di quel personaggio e della loro missione è ciò che sembra.
A far notizia, oltre all’importante ruolo affidato a Donald Sutherland, è la partecipazione di Mick Jagger nel ruolo di attore. Il frontman dei Rolling Stones riappare sul grande schermo dopo l’ultima esperienza del 2008, La rapina perfetta, di Roger Donaldson, andando così ad arricchire una carriera artistica poliedrica e pressoché infinita. E rappresenta anche, se vogliamo, una sorta di ritorno alle origini. Con The Burnt Orange Heresy Mick Jagger torna a partecipare ad un lungometraggio legato all’arte visiva in senso stretto, da cui era partita la sua esperienza attoriale. Ci riferiamo a Umano, non umano, dove diretto da Mario Schifano il cantante britannico interpretò se stesso. Una produzione – forse non troppo conosciuta – tutta da approfondire.