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Villa d’Este a Tivoli: meraviglia di arte e giochi d’acqua

La cittadina di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, vanta ben due siti dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità: Villa Adriana e Villa d’Este. La prima è la sontuosa residenza voluta dall’imperatore Adriano nel II secolo; la seconda è un vero e proprio gioiello rinascimentale, la cui progettazione è legata alla potente famiglia degli Este.

La sua storia risale infatti al Cinquecento, quando il cardinale Ippolito d’Este – figlio di Lucrezia Borgia e di Alfonso I – ricevette in regalo da papa Giulio III, i territori di Tivoli. Il cardinale, ben felice di governare su un territorio così salutare e ricco di antichità, invece di abitare (come il suo predecessore) nel convento annesso alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, decise di dare il via alla costruzione di una residenza ben più sfarzosa nel sito detto Valle Gaudente, affidando i lavori all’architetto Pirro Ligorio. La costruzione della villa si protrasse per molti anni tanto che Ippolito poté godere della sua bellezza solo pochi mesi, morendo nel Dicembre del 1572! La residenza apparve fin da subito come un gioiello architettonico straordinario con stanze interne impreziosite da affreschi e stucchi realizzati da un gruppo di artisti diretti da Livio Agresti da Forlì. Ma attenzione forse ancora più grande fu data ai suoi giardini, progettati come un vero locus amenus, costellati da numerose fontane di ogni forma e dimensione che, con i loro giochi d’acqua, rendono davvero unico il grandissimo parco. La realizzazione di una quantità così grande e varia di fontane fu possibile solo grazie alla ricchezza d’acqua della zona, unita ovviamente all’eccezionale accuratezza di progettazione ingegneristica e all’amore per i giochi scenici.

Il percorso di visita darà la possibilità di passeggiare all’interno delle sale affrescate della residenza, scendendo poi nei giardini: visto il caldo estivo, consigliamo di andare a Villa d’Este in orario serale, in modo anche da godere di una suggestiva illuminazione appositamente concepita per esaltare l’intero splendore del luogo.


Esperienza unica sarà passeggiare lungo tutto il Viale Principale che attraversa il giardino per poter così meglio ammirare la Grande Loggia della villa: è questo infatti il punto in cui già il cardinale e la sua corte, sostavano nei giorni più caldi per godere della frescura, del panorama e per assistere agli spettacoli delle fontane. Tra queste, le più scenografiche e spettacolari sono sicuramente le Cento Fontane, così chiamata per i suoi cento zampilli che fiancheggiano un lungo viale; la Fontana dell’Ovato, così detta per la sua forma ad esedra ovale e definita per la sua bellezza, la “regina delle fontane” (forse per la sua scenografica delicatezza che anticipa il gusto barocco seicentesco); o ancora la Rometta, con al centro la raffigurazione della dea Roma in trono insieme ad altre sculture che sono un chiaro riferimento alla Capitale (una nave romana, la Lupa, Romolo e Remo).

Al centro del parco vi è poi la Fontana dei Draghi, che secondo la leggenda fu realizzata in una sola notte da Pirro Ligorio per onorare la visita di papa Gregorio XIII Boncompagni, il cui stemma di famiglia era proprio un drago. E’ conosciuta anche con il nome di Girandola, perché in passato un complesso meccanismo doveva riprodurre con l’acqua una velocissima serie di scoppi e spari, quasi fossero dei fuochi di artificio.

La fontana più imponente e scenografica della villa resta però quella di Nettuno anche se fu realizzata nel Novecento. Contornata dalla Fontana dell’Organo in alto e in basso dalle Peschiere (tre grandi bacini rettangolari in cui confluiscono le acque), la fontana si inserisce perfettamente e scenograficamente nel paesaggio, passando da impetuosi ed alti zampilli a delicati rivoli d’acqua, in un artificio che non rimarrà indifferente al visitatore. Dopo la morte del cardinale, i suoi discendenti non abbandonarono la residenza, anzi, si dedicarono ad importanti lavori e sistemazioni, tra cui per esempio l’aggiunta nel Seicento della Fontana del Bicchierone – così chiamata perché costituita da due calici dentellati sovrapposti e sorretti da una conchiglia – realizzata da Gian Lorenzo Bernini o ancora la cascata della Fontana dell’Organo, che custodisce al suo interno un portentoso meccanismo ad acqua in grado di far udire il suono di un organo, ancora oggi funzionante. I giardini inoltre erano ulteriormente abbelliti con sculture e statue preziose posizionate a coronamento dei viali e degli slarghi, andate purtroppo perdute nei lunghi anni di abbandono che visse la villa quando dagli Este passò di proprietà agli Asburgo. Nel Novecento, infine, quando Villa d’Este divenne proprietà statale, si iniziarono significativi interventi di restauro per riportare all’antico splendore l’intera residenza, rendendola di fatto uno dei musei più visitati di tutta Italia.

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale  che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

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