Il Comune di Fabriano e Anci Marche presentano la mostra La luce e i silenzi: Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento. Dal 2 agosto all’8 dicembre Pinacoteca Civica Bruno Molajoli, Fabriano (AN).
Se Caravaggio non è presente nei musei marchigiani, la sua personalità si percepisce nelle opere degli artisti che a lui hanno guardato con ammirazione: riflettendo il suo stile nei loro lavori, spegnendo idealmente la luce al loro interno ed esaltando la teatralità delle composizioni. Così il suo lascito è stato accolto da pittori più o meno talentuosi, interpreti epigonali o originali di quella che oggi possiamo certo valutare come una rivoluzione nel mondo dell’arte. Uno di questi, particolarmente brillante, è Orazio Gentilischi. Delle sue opere, invece, le Marche si fregiano in abbondanza.
La luce e i silenzi: Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento, a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Alessandro Delpriori, raccoglie dal 2 agosto all’8 dicembre 2019, nella Pinacoteca Civica Bruno Molajoli, Fabriano (AN), diverse opere del pittore e di altri colleghi che come lui si sono inseriti nel tessuto artistico steso da Caravaggio. Scoperte, confronti e approfondimenti si alternano nell’esposizione che collega il museo cittadino al Duomo e alla Chiesa di San Benedetto.
La mostra riunisce infatti i capolavori realizzati tra Ancona (1606-1607) e Fabriano (1613-1619), tra cui la sublime Circoncisione, La Vergine del Rosario, oggi nella Pinacoteca Civica, la Visione di Santa Francesca romana oggi a Urbino (Galleria Nazionale delle Marche), l’intensa Maddalena, realizzata per l’Università dei Cartai, nucleo di una stanza tematica in cui Gentileschi viene messo a confronto con Guerrieri, il grande caravaggesco marchigiano cui è riservata una mostra nella mostra, Baglione, Turchi, Valentin, Vouet, Cagnacci e molti altri. Inoltre, le opere della Cattedrale di San Venanzio, tra cui la Crocefissione, e della Chiesa di San Benedetto, sono parte integrante del progetto e del percorso espositivo e riflettono, a gradazioni diverse, la conversione caravaggesca dell’artista.
Ma la sfumatura più originale si trova nelle pieghe del volto di una delle protagoniste assolute di questa mostra: nella Circoncisione un angelo è ritratto nelle vesti di Santa Cecilia ed è intento a suonare l’organo portativo. I tratti giovani del suo viso sono stati analizzati e studiati da Lucia Panetti, ricercatrice di Sassoferrato, che ne ha individuato un’incontestabile analogia con il volto di Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio e anch’essa pittrice. Una silenziosa citazione paterna all’allora quattordicenne figlia, che oggi suona quasi come un’insaputa premonizione circa la strada che Artemisia avrebbe intrapreso. Un’infanzia circondata dall’arte quella della giovane, che oltre al padre poté contare su una vasta schiera di inspiratori caravaggeschi, puntualmente, come anticipato, presenti in mostra.
La mostra vuole anche dimostrare come ci siano state presenze altrettanto preziose tra coloro che hanno fatto da contrappunto alla diffusione del linguaggio caravaggesco, mostrandone l’impatto ma con un’inflessione più classicista, tra Bologna e Roma, come in Giovanni Lanfranco, Simone Cantarini, Guido Cagnacci, Giuseppe Puglia, Girolamo Buratti o nel dibattersi di due anime e due epoche, come in
Pomarancio, Andrea Lilli e Filippo Bellini.
*Simon Vouet, Maddalena e due angeli, Collezione Privata