“Devi essere un fotografo molto veloce, non devi farti notare troppo”. Parola di Robert Frank, il fotografo di The Americans, morto lunedì all’età di 94 anni.
Nato a Zurigo nel 1924 da una famiglia di origine ebraica, nel 1947 il giovane Robert Frank si trasferì negli Stati Uniti, dove fu ingaggiato come fotografo di moda per Harper’s Bazaar. Contemporaneamente, si dedicava alla sua grande passione, il reportage, viaggiano tra Sud America ed Europa e realizzando le sue prime pubblicazioni. Una volta fattosi un nome abbandonò la moda e, grazie a una borsa di studio ricevuta dalla Fondazione Guggenheim di New York, attraversò 48 paesi degli Stati Uniti per un anno intero, ricavandone 24 mila fotografie. Di queste, 83 furono pubblicate in un libro: prima a Parigi, con il titolo Les Américains, poi negli Stati Uniti con il titolo The Americans e l’introduzione di Jack Kerouac, all’epoca grande amico di Frank. Fu un successo clamoroso. Robert Frank impose uno stile che cambiò il modo di vedere il reportage, immortalando scene di vita quotidiana che contrastavano con l’immagine positiva che gli Stati Uniti volevano dare di sé in quegli anni.
Nel ’59, Frank si diede al cinema dirigendo il suo primo film, Pull My Daisy, considerato il padre del New American Cinema, e negli anni seguenti si dedicò completamente alla settima arte, realizzando tra l’altro il celebre documentario Cocksucker Blues, incentrato sul tour in Nord America dei Rolling Stones. Dopo la tragica perdita della figlia ventenne tornò alla fotografia, ma in modo completamente diverso: impiegava collages, polaroid e incisioni direttamente sulla pellicola. Nel 1994, Frank donò gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington, che ha creato la Robert Frank Collection.
Nel video del San Francisco Museum of Modern Art, una rara intervista rilasciata da Robert Frank nel 2015.