Giullare di corte nel 1500, opera unica nel 2019: Il Nano Morgante occupa il dritto e il verso di una tela che torna in esposizione a Palazzo Pitti di Firenze.
“La maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo
Fino a dire che un nano è una carogna di sicuro
Perché ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo”Fabrizio de Andrè
Dev’essere stato un personaggio veramente interessante. Uno di quelli da osservare a tutto tondo, senza stancarsi mai del suo carattere buffo. Anche se, probabilmente, Cosimo I de’ Medici lo apprezzava maggiormente per la forma fisica: il Nano Morgante, soprannome di Braccio di Bartolo, era infatti l’anima della festa, bizzarra figura affetta da nanismo sempre al centro dei divertimenti della corte. Anche se non ritratto nel pieno di uno dei suoi celebri spettacoli esilaranti, oggi possiamo ancora apprezzare le sue fattezze grottesche nel ritratto che di lui fece il Bronzino.
Un ritratto veramente particolare, che da poco occupa il dritto e il verso di una tela che si colloca al centro della Sala di Apollo in Galleria Palatina a Palazzo Pitti, a Firenze. La nuova soluzione espositiva, adottata dopo la messa in sicurezza della teca che ora protegge l’opera, permette quindi di ruotare attorno al quadri e di apprezzarlo nella sua interezza. Davanti si vede Morgante, chiamato ironicamente come il gigante protagonista dell’omonimo poema di Luigi Pulci, lo si vede prima della caccia sul dritto, mentre tiene al laccio una civetta usata come esca per attirare una ghiandaia che vola nell’aria. Sul verso, invece, viene mostrato quando impugna con la destra il risultato della sua impresa, voltandosi verso lo spettatore.
Questa interessante soluzione stilistica non è solo un vezzo volto a raddoppiare la prospettiva, ma un mirato stratagemma che Bronzino ha studiato per rispondere alla diatriba pittura-scultura, molto discussa nel 1500. Il tentativo non si avvicina certo alla tridimensionalità di una statua, ma rende bene lo sforzo di moltiplicare le stravaganti vicende di uno dei più celebri dei buffoni di corte. Nella rappresentazione infatti, il Nano Morgante è immortalato a cacciare uccelli: è un uccellatore, è escluso dalla caccia di prede più grandi. Così anche il momento di esaltazione figurativa ritorna ad essere occasione di schernimento per il povero dannato.
Una sorte particolare quella dei nani, che ad un’indelebile sfortuna si vedono affiancare un’innata propensione ad attirare superstizioni e dicerie. Dopo un intervento nel 1800 che giustificò la nudità del soggetto trasformandolo nella più consona figura mitologica di Bacco, Il Nano Morgante ha ritrovato la sua forma originaria del 2010 e ora è pronto a prendersi gli sguardi d’ammirazione che a lunga ha sognato.