Un vecchio furgone merci anni settanta può diventare uno strumento per registrare la memoria cinematografica di un territorio. Il collettivo Masbedo (Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970) presenta Videomobile- realizzato in occasione di Manifesta 12 a Palermo- questa volta negli spazi milanesi di ICA, Istituto Contemporaneo per le Arti. Perché le frontiere cambiano è il titolo della mostra, a cura di Alberto Salvatori, che sarà visibile da sabato 12 ottobre a domenica 10 novembre 2019 sui due piani della Fondazione.
“Gli artisti sono quei viandanti, disertori, cercatori di verità nascoste, grazie ai quali possiamo e dobbiamo andare oltre la convenzione del limite che una frontiera impone”. Così le parole di Alberto Salvatori, citando Emanuele Trevi (1964, Roma), raccontano la propensione errante e investigatrice dei Masbedo, che nel 2018 iniziano un percorso itinerante per la Sicilia a bordo di un furgone merci OM restaurato e attrezzato di telecamere, schermi, luci e impianto audio. Il Videomobile è sia il mezzo con cui gli artisti hanno raccolto materiale cinematografico negli archivi dell’Isola, sia il display tramite cui è stato possibile esporre, in diverse piazze siciliane, video-installazioni e performance. Il primo filmato dell’installazione Videomobile che incontriamo nelle sale di Ica è, infatti, un documentario a doppio schermo in cui si susseguono vari interventi realizzati nell’estate del 2018 in occasione di Manifesta 12.
Tra questi la performance di Letizia Battaglia (1935, Palermo) nell’atto di fotografare una bambina appartenente alla comunità Tamil – a Palermo la più consistente d’Italia -, le letture di Maziar Firouzi e Giancarlo Parisi ispirate a Comizi d’amore di Pierpaolo Pasolini (1922-1975) e un tributo cinematografico a Vittorio de Seta (1923-2011) sonorizzato dal musicista elettronico Yuki O. L’installazione multicanale dei Masbedo è anche percorribile e salendo una piccola scala siamo letteralmente a bordo del furgone, davanti a tre piccoli schermi. Qui le storie dei cinemobili, il cineforum “cristiano” della comunità di San Paolo, che inizialmente bollava le pellicole sovversive con “Esclusa” ma poi ritratta la censura con il dibattito, e alcune interviste agli abitanti di Villafrati, che spesso esprimono ammirazione proprio su film politicamente scomodi come Squadra anti-mafia (2008), Il capo dei Capi (2007) e Il Padrino (1972). Se per Jaques Derrida (1930-2004) non esiste nessun potere politico che non si basi sul controllo dell’archivio, attraverso Videomobile i Masbedo riattivano e rendono accessibile la memoria cinematografica siciliana.
Per proseguire l’indagine sugli echi del cinema gli artisti ci accompagnano sulle scale principali con tre monitor a tubo catodico che mostrano in loop ciò che è rimasto della casa cinematografica Ferrania nell’omonima località ligure. Azione (2019) è il titolo dell’opera, che presenta le condizioni di abbandono e degrado in cui riversa attualmente l’ex stabilimento (fallito nel 2010) tra spazzatura, amianto e erba incolta, mentre vecchi ammassi di pellicole sfaldate suggeriscono la decadenza del cinema analogico.
Il piano superiore è dedicato principalmente a Panaria Film, di cui sono esposti quattro video d’archivio del dopoguerra. Fondata negli anni ’40 dal principe Francesco Alliata di Villafranca (1919-2015), la casa cinematografica si distinse per il carattere sperimentale della produzione visiva, filmando incontri di pugilato femminili o registrando a bordo di arerei e mongolfiere. A certificare maggiormente le ricerche all’avanguardia di Panaria Film è l’intervista-performance che i Masbedo realizzano alla principessa Vittoria Alliata (1950, Ginevra) a bordo del Videomobile. Tra bozzetti, studi e fotografie di scena Vittoria racconta alcuni aneddoti della casa cinematografica come l’invenzione delle telecamere subacquee, la registrazione visiva di quelle Isole bucoliche e quasi deserte che erano le Eolie negli anni cinquanta e la difficoltà di operare in un panorama culturale “cristiano” avallato dalla CIA.
Perché le frontiere cambiano si colora, infine, di memoria antropologica, dato che la Sicilia è da sempre terreno di scontri e incontri di popolazioni mediterranee, dove da millenni imperi e civiltà si susseguono riducendo le frontiere a vacue delimitazioni in continuo cambiamento. Per dirla alla Francoise Laplantine (1943), (p.57-il pensiero meticciato) per introdurre il concetto di métissage (meticciato), ovvero di ibridazione culturale. Per questo gli artisti decidono di sfidare la classicità del film Gattopardo (Luchino Visconti, 1963) rivisitandone la famosa scena del ballo al Palazzo Valguarniera Gangi. L’originario valzer dell’aristocrazia in declino viene sostituito dalle movenze sensuali della Bharatanatyam, un rituale diffuso nei templi a partire dal terzo secolo come strumento per affermare l’identità femminile in zone come il Tamil Nadu e lo Sri Lanka -danza di resistenza poiché nel 1910 sopravvisse alla censura del governo coloniale britannico. La video-installazione di circa due metri per uno ha il titolo di Blind Mirrors (specchi ciechi) (2019) e si ispira a un particolare che i registi del Gattopardo notarono dopo le riprese: i fasci di luce tungsteno che il direttore della fotografia fece posizionare sullo specchio per amplificare la diffusione della luce provocarono l’annerimento della pellicola. Un aneddoto che, ancora una volta, spiega la necessità da parte dei Masbedo di registrare e rendere accessibili quei materiali d’archivio, cinematografici e non, che rischiano di essere cancellati dal potere o logorati dal tempo.