Al Musée de l’Orangerie un omaggio a una delle figure più importanti e meno conosciute, del mondo del collezionismo e della critica d’arte: Félix Fénéon, contribuì alla conoscenza di artisti come van Gogh, Seurat, Matisse, e molti altri, dimostrando sensibilità per un’arte al di fuori dell’accademia. Fino al 27 gennaio 2020.
Parigi. Il mondo dell’arte non è fatto soltanto di artisti; accade infatti che sia frequentato e “movimentato” da personaggi che solo per un caso non sono artisti essi stessi, e che tuttavia con passione, curiosità, audacia, e anche una filosofia di vita sopra le righe, riescono a portare una ventata d’entusiasmo nel mondo compassato del collezionismo e del mercato dell’arte. Gallerista, collezionista, critico d’arte, giornalista, di manifesta fede anarchica, Félix Fénéon (1861-1944), nato a Torino da una famiglia franco-svizzera, ha contribuito alla conoscenza e alla valorizzazione di artisti d’avanguardia, da Seurat a Man Ray, passando per Matisse, Bonnard e van Gogh.
La grande retrospettiva che lo omaggia al Musée de l’Orangerie racconta la sua personalità attraverso le opere di grafica, le vignette e gli scritti per i giornali, ma soprattutto attraverso le opere degli artisti che collezionò e promosse, dai Puntinisti ai Nabis, dai Fauves ai Futuristi italiani, che meglio spiegano una personalità aperta al confronto con il nuovo e all’indagine delle infinite possibilità che l’arte, come la vita, offre.
La Parigi di fine Ottocento è la capitale mondiale della cultura e del piacere, e gli anni della giovinezza di Fénéon coincidono con il massimo splendore della Belle Époque: l’ebbrezza nazionalista, unita alla fiducia nella scienza, fa sembrare formidabili quegli anni, e Parigi, capitale della cultura, era al centro di importanti fenomeni di progresso tecnico-artistico: qui nacque il cinema, si sviluppò la metropolitana, si costruì la Tour Eiffel, e nel 1889 si tenne l’Esposizione Universale che richiamò decine di migliaia di visitatori. Il progresso si accompagnava alla joie de vivre, che trovava sfogo nei café-chantant, nei tabarin, nei teatri, mentre nei suoi quartieri più poveri la città viveva infestata dall’alcolismo e dalla sifilide, e scrittori come Émile Zola e Honoré de Balzac ce ne hanno lasciate accurate testimonianze. In questo clima frizzante di tensioni e novità, Fénéon si gettò letteralmente alla scoperta dei fenomeni più interessanti dell’epoca, in campo artistico ma anche letterario; fu infatti estimatore di Verlaine, Rimbaud, Apollinaire, Mallarmé, che contribuì a far conoscere e comprendere nei sui scritti per i giornali.
Il suo amore per la libertà lo avvicinò all’anarchia già nel 1886, e poco dopo avviò collaborazioni con alcuni periodici di quell’area come L’Endehors e Le Père peinard, per i quali scriveva saggi di critica in argot, la lingua cifrata della malavita parigina. Anche le sue predilezioni artistiche andavano a quei pittori che mostravano convinzioni libertarie, fra cui Seurat, Signac, Luce, Van Rysselberghe, esponenti del Pointillisme che Fénéon farà poi conoscere con la dizione di Neo-Impressionismo, contribuendo in maniera sostanziale alla sua accettazione da parte del mondo dei musei e dei collezionisti, trattandoli lui per primo nelle sue gallerie.
Forte di una personalità fuori dagli schemi, la sua ricerca artistica era mossa dal fuoco dell’indipendenza, attratto com’era da quei pittori che fossero capaci di osare, di andare oltre, di proporre nuovi punti di vista: uno come Vincent van Gogh non poteva rimanergli indifferente, per quell’ostinazione che poneva nelle convinzioni artistiche e in uno stile di vita anarcoide, insofferente della mondanità e del ritmo frenetico della civiltà industriale. Stesso discorso per i Nabis e i Fauves, mentre nei Futuristi Fénéon ritrova lo slancio verso il nuovo e quell’insofferenza per la società borghese che lui stesso covava.
*Signac, Paul (1863-1935): Opus 217. Against the Enamel of a Background Rhytmic with Beats and Angles, Tones and Tints, Portrait of M. Felix Feneon in 1890 (1890). New York, Museum of Modern Art (MoMA) Oil on canvas, 29 x 36 1/2 (73.5 x 92.5 cm)