Dal 12 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020, la Fondazione Ragghianti presenta le vedute di un giovanissimo Bernardo Bellotto. Egli, mediante il rigore e realismo che lo contraddistinguono, raffigura le città Toscane di Firenze e Lucca di metà Settecento.
Seguendo il sottile filo di luce argentata, che si insinua silenziosamente tra le case, incastrato tra le nuvole e cullato dal riflesso dell’acqua, si raggiunge come un’altra dimensione: quella di Bernardo Bellotto. Nello specchio dell’Arno si riflette la malinconia di un artista appena ventenne, mosso dal profondo desiderio di riuscire a rendere alla perfezione la realtà delle cose. È il 1740 e il veneziano è nel pieno di un viaggio che lo porterà in prestigiose corti europee, alla ricerca perpetua della completezza del disegno.
Bozena Anna Kowalczyk, curatrice della mostra Bernardo Bellotto 1740. Viaggio in Toscana, ricostruisce una parte fondamentale della vita di Bellotto, ovvero il periodo che va dal 1740, anno in cui inizierà il suo viaggio europeo. Prime tappe del viaggio del veneziano sono proprio Firenze e Lucca ed è solo dopo il soggiorno lucchese che verrà realizzata la più importante opera mai dipinta della città di Lucca: Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca.
La Fondazione Ragghianti ospita questo viaggio nella storia della città toscana, ma anche nell’arte di un artista di eccezionale prestigio, Bernardo Bellotto (1722 – 1780). Sin dalla tenera età, Bellotto dimostra una precoce predilezione per il disegno e la pittura, grazie anche alle lezioni impartite dallo zio, Canaletto. È ai suoi modelli e tecniche compositive che inizialmente Bernardo Bellotto si accosta, per poi sviluppare uno stile totalmente personale, di cui elementi fondamentali sono il rigore prospettico e il realismo della rappresentazione. Elementi che sviluppa all’interno delle sue vedute, dove l’artista coglie un attimo, un momento in cui tutte le figure sono come sospese.
È mediante l’invito del marchese Andrea Gerini e dell’antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo, che Bellotto arriva in Toscana. Insieme danno vita al vedutismo toscano, declinato secondo la modernità illuministica di Bellotto.
La mostra raccoglie 5 opere di Bellotto, mai esposte insieme, che raccontano l’atmosfera fiorentina vista attraverso uno sguardo veneziano. E poi il capolavoro emblema della città di Lucca, che incornicia Piazza San Martino, attraversata dalle ombre dei palazzi e sormontata da un soffice cielo. La mostra inoltre ospita anche opere di Luca Carlevarijs (1663-1730) e Giuseppe Zocchi (1717-1767) ed espone una camera ottica veneziana, risalente al diciottesimo secolo.
I libri, le lettere, le ricevute di pagamento per la commissione di opere, tracciano il percorso di vita di Bellotto, ancora assillato da tanti punti interrogativi. Il più grande è quello che riguarda il misterioso collezionista Lucchese, non ancora pervenuto.