Le Verità, al cinema il nuovo film di Kore’eda con Catherine Deneuve e Juliette Binoche
Dopo la Palma d’Oro con Un affare di famiglia Kore’eda torna al cinema con il suo primo film internazionale. Per Le verità difatti il regista di Ritratto di famiglia con tempesta e Father and Son è volato in Francia per girare con Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke.
Il regista ha scritto, diretto e montato un film dallo spirito perfettamente francese in cui prosegue, su terra straniera – con qualche titubanza, la sua indagine sulle forme e i meccanismi famigliari.
Catherine Deneuve interpreta una vecchia gloria del cinema francese che ha dato alle stampe un memoir in cui ripercorre la propria vita (a modo suo). Per l’occasione torna a trovarla, nella casa di famiglia, la figlia (Juliette Binoche) col marito (Ethan Hawke). La reunion è – ovviamente – l’occasione propizia per rinvangare il passato.
Catherine Deneuve fa quello che le riesce meglio, Catherine Deneuve: un’attrice indisponente, dall’aria un po’ annoiata, su cui aleggia la figura di una collega/amica/rivale morta in giovine età (che poi – nella realtà – sarebbe la sorella, Françoise Dorléac), che si lamenta del cinema moderno («tutto tremolante, costa così caro un cavalletto?», e non si può che pensare a Von Trier e Dancer in the dark) e gioca a inventare una vita adatta per il proprio pubblico: «Sono un’attrice, non posso dire la verità!». Il regista giapponese si muove così sul crinale pericolosissimo dell’autofiction (altrui).
Il nuovo film di Kore’eda sembra un film di Assayas, uno dei suoi migliori. Come film di Kore’eda invece appare un po’ fuori fuoco. Molti hanno già tacciato Le Verità come un Kore’eda minore, meno riuscito. Dopo il clamore della Palma d’Oro, con un film estremo come Un affare di famiglia (estremo nello spingere la sua poetica verso un grado ancora più alto di problematicità), questa avventura internazionale sembra più che altro una parentesi, una (meritata) vacanza. Un film più rilassato, non per questo meno riuscito, con meno mordente, non per questo più banale. La grandezza dei maestri sta nel saper girare anche “film piccoli”.
C’è un’ironia sottile e lieve che percorre tutta la pellicola. Deneuve e Binoche (mai così radiosa) sanno “punzecchiarsi” alla perfezione, senza mai scadere nello psicodramma di famiglia. Madre e figlia si affrontano in duelli in cui sentimenti – rimorsi e rimpianti – lasciano il campo a piccole prove attoriali quotidiane (un’attrice recita sempre, anche nel privato) in cui grazie alla fallibilità della memoria si può riscrivere la propria storia come più fa piacere.
Quello del ricordo è un tema non nuovo per Kore’eda, nel bellissimo After Life (1998) alcuni personaggi si svegliano in una vecchia scuola abbandonata, sono morti e si trovano in una sorta di limbo dove hanno tempo una settimana per scegliere e ricreare un loro ricordo da portare con sé per l’eternità. «Se il paradiso esiste, cosa vorrebbe le dicesse Dio al suo arrivo ai cancelli del Paradiso?», Le Verità si apre e si chiude con questa domanda. Il cineasta giapponese sembra volerci ricordare che l’indulgenza della memoria ha un che di consolatorio, di pacificatore.