Pensieri e suggestioni dalla mostra Canova. Eterna Bellezza, a Roma dal 9 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.
Chiunque approdasse, per mille motivi, nella Roma multicaotica e multietnica dei nostri giorni, potrebbe, anacronisticamente e con sorpresa, fare esperienza di quel lambiccato gusto neoclassico che fu così caro e familiare all’anglista Mario Praz, illustre cultore di bellezze desuete, e che possiede tuttora la virtù proustiana di rammemorare l’atmosfera di storie inattuali, di riesumare la fascinazione dell’antico, di destare il sapore umbratile di cose lontane.
Varcando la soglia imponente del centralissimo Palazzo Braschi – progettato in stile neocinquecentesco, nello scorcio del XVIII secolo, dal prolifico architetto pontificio Cosimo Morelli – è possibile immergersi nel mondo candido e iperuranico di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia 1822) fabbrile protagonista di quel ritorno estetico al classico che fu teorizzato e promosso dal Winckelmann e dal Mengs e che ebbe nella Città Eterna la propria incomparabile culla.
Circa 200 pezzi tra marmi, gessi, bozzetti, disegni e dipinti documentano, in una grande e didascalica mostra, l’attività indefessa dello scultore veneto volta alla costante ricerca di un ideale di bellezza apollinea- addolcita da una nativa sensualità a tratti affiorante – che immaginò incarnato nella statuaria greca e romana e che tentò di attualizzare vivificandolo nel marmo bianco di Carrara. Canova giunse a Roma nel 1799, ne fu ammaliato e vi rimase, a parte brevi interruzioni, per tutta la vita; ebbe lo studio dapprima nel Palazzo di Venezia allora sede dell’ambasciata della Repubblica omonima e poi, definitivamente, in Via San Giacomo degli Incurabili (l’attuale Via Canova) a pochi passi da Piazza del Popolo, che divenne, in virtù della fama e del prestigio smisurati raggiunti dall’artista (grazie anche alle sue eccelse qualità imprenditoriali), una tappa romana obbligata per i numerosi viaggiatori del Gran Tour.
Il curatore della mostra, Giuseppe Pavanello, ha pensato bene di collocare alcuni marmi su una base rotante (come, ad esempio, la danzatrice proveniente dall’Hermitage di Pietroburgo): un accorgimento “ipnotico” che costringe il riguardante a sostare alcuni minuti per vedere e rivedere le sculture nella loro mobile spazialità e che fu impiegato dallo stesso Canova come sussidio, ipotizziamo, alla contemplazione ed al godimento del bello. Al termine del nostro piccolo Gran Tour ci attende il traffico attiguo e consueto di Corso Vittorio Emanuele. Lo straniamento è prevedibile ma la mostra di Palazzo Braschi ha saputo inverare a nostro beneficio, per alcuni istanti, un antico sogno di bellezza.
Scheda tecnica
Dal 9 ottobre 2019 al 15 marzo 2020
Canova. Eterna Bellezza
a cura di Giuseppe Pavanello
promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Arthemisia
organizzata con Zètema Progetto Cultura
Realizzata in collaborazione con Accademia Nazionale di San Luca e Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno
Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10, Roma