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Pelle senza corpo: la scultura violenta di Berlinde De Bruyckere, a Torino

Berlinde De Bruyckere, Hanne, 2003 Berlinde De Bruyckere, Hanne, 2003
Berlinde De Bruyckere, ALETHEIA
Berlinde De Bruyckere, ALETHEIA

Violente e suggestive, le sculture scuoiate di Berlinde De Bruyckere portano il visitatore a riflettere sulla sua condizione esitenziale e sul proprio ruolo nel mondo. Dall’1 novembre al 2019 al 15 marzo 2020 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.

La pelle nella sua declinazione aggettivale, come epidermico o superficiale, assume spesso il carattere di cosa di poca importanza, poco rilevabile. Eppure quando la pelle rimane l’unico elemento di un corpo svuotato, si riprende all’improvviso tutta la rilevanza che prima non aveva. La riprende con la violenza, la crudeltà e la crudezza che si accompagna allo scorticamento. Difficile fare i conti con un ribaltamento prospettico simile, ma Berlinde De Bruyckere ci ha provato.

Ci prova da quando visitò un laboratorio per la lavorazione delle pelli ad Anderlecht, in Belgio. Qui le pelli degli animali, appena strappate, vengono impilate su larghi bancali e ricoperte di sale, per preservarle in funzione di trattamenti successivi. L’estrema violenza non si attutisce neppure di fronte alle inutile premure post mortem, rimane negli occhi e nella memoria. Per esorcizzarla, l’artista ha creato un nucleo di opere appositamente pensato per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. ALETHEIA, a cura di Irene Calderoni, è la mostra che raccoglie le sculture emotivamente sconvolgenti della De Bruyckere.

Berlinde De Bruyckere, Hanne, 2003
Berlinde De Bruyckere, Hanne, 2003

Il suo lavoro scultoreo indaga temi universali quali il corpo sofferente, il dolore, la memoria, la necessità di superamento e trasformazione. Fortemente influenzata dalla storia dell’arte e dalla mitologia, così come dalla realtà quotidiana di strutture sociali in collasso, Berlinde De Bruyckere ha ideato per ALETHEIA una serie di opere monumentali, culminanti con una grande installazione ambientale, ideate su misura per gli spazi minimal della Sandretto. Il risultato è una narrazione organica e drammatica, in grado di scuotere il visitatore e di turbarlo profondamente.

“In questo momento storico, in cui proliferano estremismo e razzismo, in cui compassione e solidarietà sono inariditi, in cui vediamo troppe somiglianze con l’inquietudine degli anni trenta che ha preceduto le mostruosità innominabili dell’Olocausto e quella particolare diffamazione della civiltà è persino negata da persone con troppo potere politico, sento l’esigenza di proporre immagini audaci, forti. Voglio portare quella stanza al pubblico. Come una esperienza fisica, immersiva”

Berlinde De Bruyckere

La pelle allude così al corpo tramite la sua assenza, è un’immagine ambivalente che parla di ferite e di contatto, di torti e di conforto.

Berlinde De Bruyckere, ALETHEIA
Berlinde De Bruyckere, ALETHEIA

 

Berlinde De Bruyckere, Lost II, 2007
Berlinde De Bruyckere, Lost II, 2007

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