I veri colori dell’autunno in mostra a Parigi, Galleria Perrotin. Dal 12 ottobre al 21 dicembre 2019 Park Seo-Bo presenta la nuova serie di Late Ecriture.
Come possiamo definire i colori dell’autunno? Verde, rosso, giallo, marrone, arancione: tonalità ecumeniche che raccolgono le sfumature ma non restituiscono le imprecise variazioni che la natura assume in questa stagione di passaggio, affascinante anche perchè decadente. Il sentimento cromatico che ci coglie attraversando un bosco in ottobre è probabilmente indescrivibile, ma il coreano Park Seo-Bo ha provato a restituirlo pittoricamente.
Giunto alla sua seconda mostra alla Galleria Perrotin di Parigi (dal 12 ottobre al 21 dicembre 2019), l’artista simbolo dell’Espressionismo astratto occidentale in oriente, prosegue la sua ricerca sul colore proponendo la serie realizzata ispirandosi all’elemento naturale. La sua poetica ruota intorno alla potenza evocativa dei colori e del loro accostamento suggestivo: al giallo si unisce il rosa di un tramonto carnoso, mentre sul verde volteggiano i riflessi ombrosi di un uccello in volo sopra il bosco.
Anche la tecnica utilizzata da Park Seo-Bo contribuisce al fascino delle sue opere. L’artista è infatti solito sovrapporre tre strati di carta tradizionale coreana ampiamente bagnata con acqua, sulla tela; quando è abbastanza umida, solca linee e superfici usando una matita spessa, proprio come un contadino che ara la sua terra. Una volta che la trama è completa e l’umidità completamente sparita, Park aggiunge i colori (acquerelli) che incarnano il paesaggio naturale. Nel processo, Park ritorna più colte a raschiare, intagliare, rimuovere i colori. L’obiettivo dell’arte, secondo lui, è quello di creare vuoto, non di saturarlo: alla sovraesposizione sensoriale predilige una più calibrata creazione di spazi liberi e accoglienti.
Park Seo-Bo nomina le sue tele Late Ecriture, oppure Color Ecriture, facendo riferimento allo scrittore Roland Barthes. Egli definiva Ecriture una stile narrativo non autorevole, individuale e creativo, come un grado zero di scrittura, una scrittura neutra o un scrittura di colore bianco. Il legame tra Park e Barthes risiede proprio in questa analogia: entrambi preferiscono trasmettere sensazioni e conoscenza sottraendo informazioni, piuttosto che sovraccaricare gli stimoli confondendo il lettore/osservatore.