“Sono felice di essere diverso. Sono orgoglioso di essere gay. Mi vergogno dei miei antenati, non sono come loro”. Le citazioni tratte dai diari originali che Keith Haring tenne tra il 1971 e il 1989 rivelano il lato più intimo del pittore e writer statunitense.
Le opere di Keith Haring sono note anche a chi poco o niente sa di lui: omini stilizzati e colorati, icona della cultura pop degli anni ’80. Nato a Reading (Pennsylvania) nel 1958, Keith Haring è sin da subito incoraggiato dal padre fumettista a seguire la carriera artistica. A 19 anni si trasferisce a New York per studiare alla School of Visual Arts e inizia ben presto a farsi notare in città con i suoi graffiti sparsi per le metropolitane, connotati da linee essenziali, spessi contorni neri e colori vividi in tinta unita.
Comincia a esporre i propri lavori presso il Club 57 nell’East Village, dove stringe amicizia Andy Warhol, riscuotendo un immediato successo anche a livello internazionale. Gay dichiarato, nel 1988 gli viene diagnosticato l’AIDS. L’anno seguente, Haring crea una fondazione per raccogliere denaro volto ad aiutare le persone affette dal virus. Nel 1989 dipinge il suo ultimo grande murales dedicato alla pace universale, dal titolo Tuttomondo.
Nel video della Tate, alcune citazioni tratte dai diari che l’artista tenne tra il 1971 e il 1989.