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SitDown, è tempo di alzarsi! Intervista al regista Nicola di Francescantonio

Abbiamo avuto il piacere di incontrare il regista Nicola di Francescantonio (Genova 1951) che ci ha parlato del suo ultimo progetto: SitDown. Un film sulla diversità, sulla forza e sul coraggio di andare avanti. Di poche parole ma di grande umanità, il regista ci spalanca le porte verso un nuovo mondo, quello senza pregiudizi.

1) Partiamo dal principio: chi è Nicola Di Francescantonio?

Chi lo sa. Forse un folle che ha creduto da sempre in un sogno grande e ha cercato in tutti i modi di realizzarlo.

2) Come ti sei avvicinato a questo mondo?

Mi sono avvicinato soprattutto per timidezza. Mi piaceva osservare i grandi registi o girare. Era inevitabile, sono stato concepito in una cabina di proiezione, precisamente quella del cinema Grattacielo di Genova, nel lontano 1951. Probabilmente il mio destino era già segnato.

3) Dino Risi, Pupi Avati e altri ancora. Hai avuto modo di lavorare con grandi registi con personalità differenti. Cosa ti hanno dato?

Tutto! Pupi Avati, Dino Risi, Vanzina e tanti altri mi hanno dato davvero tutto. Se ho imparato qualcosa è sicuramente merito loro, della loro professionalità e della loro grande generosità nell’insegnare qualcosa agli altri.

4) So che ora stai cercando di terminare il tuo ultimo film: SitDown. Di cosa parla?

Di una ragazza Down che cerca la propria identità in un mondo di persone superficiali. Voglio raccontare la storia di Jessica, una ragazza con la sindrome di Down che dopo essere rimasta sola a causa della morte della madre, riesce, pur con mille difficoltà, a trovare una propria autonomia e una propria identità. La storia è basata su fatti inventati ma di grande attualità. Quello che voglio far comprendere agli altri è semplicemente che una volta messi da parte i pregiudizi nella vita si può cambiare solo in meglio.

5) Che visione hai della disabilità?

Certe diversità secondo me aumentano e sviluppano sensibilità e intelligenza se accettate.

6) Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato in questo progetto?

Le difficoltà sono state tante. Tante quanto i pregiudizi ancora presenti oggi. Ho poi riscontrato delle difficoltà economiche per la conclusione di quella che penso sia una storia interessante, attuale, in un certo senso magica. Manca poco ormai per la realizzazione del finale del film.

7) C’è un modo in cui ognuno di noi nel suo piccolo può cercare di aiutarti?

Certamente. Sul sito www.sitdown-siediti.it abbiamo lanciato una campagna di Crowdfunding per il film. Basta un piccolo gesto. Anche il minimo contributo (1 euro), per noi sarà prezioso e permetterà di arrivare in fondo ad una storia che merita di essere vissuta e vista con gli occhi di chi ancora crede di poter vivere in un mondo migliore. Come sosteneva Albert Einstein: “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare non in ciò che è capace di prendere”, e noi crediamo in questo valore.

8) Giovedì 28 Novembre c’è la possibilità di conoscerti meglio presso il Politeama di Seveso (MB). Verrai intervistato dal collezionista di film anni ’50 e cinefilo Fabio Rossi e avremo anche la possibilità di veder proiettato il tuo ultimo film: “Una canzone per il paradiso” con Gino Paoli…

Esattamente. Un bella occasione per passare del tempo in compagnia, parlare di cinema e sostenere il progetto. Con un piccolo contributo devoluto per la realizzazione dell’ultima parte del film ci renderete felici. In pratica sarà come andare al cinema ma con due chiacchiere in più, uno scambio di opinioni, un piccolo rinfresco e alla fine la visione dl mio ultimo film: “Una canzone per il paradiso”. Spero vivamente di vedervi in tanti, pieni di amore per il cinema ma soprattutto di amore per la vita.
Vi ringrazio di cuore.

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