La mostra, organizzata in collaborazione con il Louvre, espone le più importanti opere della Grecia Classica ed Ellenistica riesumate dalla Roma Imperiale.
“La Roma antica è intrisa di cultura greca, come la Francia del Grand Siècle lo è degli ideali dell’Impero Romano. La Grecia e Roma sono state dunque, rispettivamente, modelli da imitare, se non da superare” (Jean-Luc Martinez. Presidente-direttore del Museo del Louvre)
Storia di una mostra
Siamo all’indomani della conquista delle vestigia dell’impero di Alessandro. A Roma i ricchi patrizi romani fanno a gara per esibire i capolavori della scultura greca nelle proprie domus. La domanda però è decisamente superiore all’offerta e nasce una fiorente industria di repliche in marmo.
Passano i secoli e nel corso del XVI – XVII, durante l’imponente campagna edilizia a Roma, vengono riesumate le repliche romane in marmo di grandi opere greche ormai perdute. In questo periodo una delle principali preoccupazioni dei papi che si susseguono è quella di enfatizzare il primato storico e spirituale di Roma attraverso la magnificenza dei suoi monumenti. Allo stesso modo i nobili, al pari dei patrizi romani, desiderano ardentemente i marmi pregiati che nell’immaginario collettivo rimandano a una visione di una “antiquitè blanche” per sottolineare il proprio prestigio e la continuità culturale con la grandezza della Roma antica. Nascono le prime collezioni e molti dei nomi delle grandi famiglie che le hanno create sono ancora oggi legati ad esse. Proprio come i Medici.
Il concetto di copia nella storia dell’arte e del collezionismo infatti, ha sempre avuto un significato culturale diverso da quello che oggi intendiamo per ‘Copyright’. A partire dalle copie in marmo degli originali greci, fino alle serie di Warhol.
La Roma antica però non affascina solo la Roma del Rinascimento. E’ un sussulto che va oltre i confini della città eterna: il turismo religioso e culturale è una industria di primaria importanza per la Roma rinascimentale. In particolare, quella fascinazione del mondo romano verso i capolavori della statutaria greca, si ripete in Francia, nei confronti delle statue romane (repliche, a loro volta, di quelle greche) simbolo della Roma antica. L’Antichità classica romana si impone come modello assoluto in Francia fin dal XVI secolo. E non solo. Si estende anche alla scultura che in quegli anni si produceva in Italia, in particolare quella di Michelangelo e Bernini.
I nobili e i reali francesi però, non possono acquistare quei capolavori, nemmeno investendo tutte le proprie ingenti ricchezze: le leggi pontificie infatti vietavano di far uscire le glaciali statue dal territorio di Roma. Ecco dunque che, ancora una volta, avviene quello che si era verificato in passato con le copie in marmo degli originali (spesso di marmo dipinto o di bronzo ) dell’antica Grecia. Si susseguono una dietro l’altra delle imponenti campagne di riproduzione di modelli in gesso. Un materiale all’epoca non considerato in secondo piano rispetto al marmo. Un’operazione ardua, non priva di rischi e ovviamente effettuata dopo tutte le autorizzazioni del caso. A tal riguardo si assiste alla creazione di due nuove istituzioni che saranno da supporto a questa operazione culturale iniziata da Luigi XIV all’apice del suo potere: l’Acadèmie royale de peinture et de sculpture e l‘Accademia di Francia a Roma.
Da questi pochi cenni storici si può dunque capire il ruolo strategico e fondamentale dell’Accademia nei confronti di queste importanti operazioni di formatura che addirittura arriveranno, nel 1665, al calco integrale della Colonna Traiana. Un patrimonio che diventò ben presto una fonte preziosa di studio per tutti gli artisti.
L’Accademia di Francia a Roma conosce l’ultima grande campagna di prese di impronte nel XIX secolo. Nel secolo seguente, si assiste ad un progressivo disinteresse per questa attività e molti gessi vengono chiusi nei depositi.
Si può quindi comprendere l’importanza di questa esposizione che non poteva che nascere dalla collaborazione tra l’Accademia di Francia a Roma e il museo del Louvre. ‘ Un’antichità moderna’, questo il titolo della mostra visitabile fino al 1 marzo 2020 nella splendida cornice di Villa Medici, non solo ripropone la memoria di queste opere e permette ai visitatori di viverla attraverso le sezioni cronologiche che si susseguono nel percorso espositivo, ma in parte ne riscrive la storia che va dal XVII al XXI secolo. Un restauro infatti, ha permesso di ottenere informazioni prima di allora non conosciute. E’ sempre stato complicato datare i calchi in gesso frutto di un processo di duplicazione in quanto non sono mai firmati e solo raramente riportano una data. Durante gli importanti restauri condotti sugli oltre 5000 pezzi della gipsoteca del Louvre, sono stati rilevati diversi indici di datazione che hanno permesso di rivelare l’identità di queste opere del XVII secolo.
Il percorso espositivo
La mostra, come già anticipato, è stata organizzata in collaborazione con il Louvre, tanto che i curatori dell’esposizione a Villa Medici sono Jean-Luc Martinez – il Presidente d Direttore del Louvre – ed Elisabeth Le Breton – Conservatrice del Patrimonio. Il percorso espositivo si snoda in sezioni cronologiche, ampiamente documentate da un chiaro apparato didattico e presenta 87 opere provenienti per la maggior parte dalla collezione dell’Accademia di Francia a Roma e dal Museo del Louvre, ma anche da altri importanti prestiti internazionali. Al primo impatto, fortemente suggestivo, che vede al centro della composizione una copia del Galata Morente e i due corpi distesi del “fils gisant”, segue una sezione che letteralmente invade la paradisiaca scalinata interna del palazzo di busti, volti, corpi che si sfidano: una scelta non casuale e che riprende il modo di allestire le collezioni di un tempo. Il gruppo statuario dei Niobidi non solo è al centro del percorso espositivo ma anche lo stesso incipit della mostra: è stata infatti Elisabeth Le Breton a rinvenire la data di un gruppo di gessi rappresentanti il gruppo dei Niobidi collocato a Villa Medici, risalente al 1686.
Il catalogo bilingue (francese e italiano) viene pubblicato da Officina Libraria e oltre ai testi dei curatori, contiene contributi di altri studiosi. Molteplici attività didattiche sono state progettate in occasione della mostra per le famiglie. A partire dal 21 novembre sarà possibile effettuare una visita tattile nella nuova galleria di sculture destinate al pubblico con handicap visivo. Per tutte le informazioni del caso – anche per la prenotazione dei gruppi scolastici – è possibile scrivere all’indirizzo didattica@villamedici.it.
Informazioni:
Un’antichità moderna
mostra in collaborazione con il Museo del Louvre
visitabile fino al 1º marzo 2020
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Orari: da martedì alla domenica (chiuso il lunedì) dalle 12 alle 19 (ultimo ingresso 18,30)
Biglietti: biglietto doppio per la mostra e la visita guidata dei giardini e di Villa Medici 12 euro (6 euro il ridotto); biglietto solo per la mostra 6 euro. Accesso gratuito per i giovani sotto i 18 anni.
Info: www.villamedici.it